Montagne Russe

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Eccoci qui di nuovo io e quelle maledette montagne tanto temute. Non capirò mai perché continui imperterrito a sbagliare, ad agire come se avessi costante timore di cadere nelle tue fauci. Mi tormenta, mi attanaglia questa continua di sensazione di oppressione, siete così alte e io così immensamente fragile. Dove finirò questa volta? Tra le braci di un inferno più lieve del tuo abbandono oppure nel disastro epidemico che travolge ogni giorno il mondo? Salgo, è iniziata una nuova partita. Non fermerete mai la mia voglia di ricominciare e di lottare contro la tempesta delle mie emozioni, così intrise di malata sensibilità. Mi avevate quasi convinto che l'amore fosse puro e sincero, ho dovuto sbattere contro l'onda dei miei stessi desideri per capire quanto fosse solo una distrazione passeggera. Sembrate sempre più piccole, mentre rapida la macchina del terrore supera tra una curva e l'altra macabri ostacoli. Chiudo gli occhi, sento il vortice sollevarmi, ancora una volta sta prendendo il sopravvento su di me. Non posso oppormi, il dolore mi tiene fermo. Ossessivi pensieri mi ricordano le dure parole di una vita che non lascia spazio alla voglia di sapere, dove solo chi vuole prevalere può dominare e accedere. E per l'altro quale sorte? Sono una maschera di me stesso, che cerca di confondersi nel buio della mediocrità per timore di fallire o di perdersi nelle futilità di una società così piena di sé. Tenero bimbo mi raggomitolo sicuro nel familiare e quotidiano tepore di una coperta, chiamandomi fuori dai miei problemi figlio e schiavo della solitudine. Adesso basta però maledetta macchina, lasciami respirare sto soffocando nella tua fretta. Non vedi che ancora una volta mi stai travolgendo, non vedi come perdo la direzione? Vorrei aver avuto la libertà di non salire sulla tua schiena, ma voi avete continuato a drogarmi di speranze fugaci. Cosa succede?Non sento più il timone, intorno a me solo oscurità prepotente. Non odo più i viaggiatori felici urlare e ridere, come se non stesse accadendo nulla. Nuvole bianche spostate a fatica dall'inerzia. E ora guardatemi morire nella vostra stretta morsa, maledette montagne ridenti. E' strano come durante la fine un uomo non veda la sua famiglia o i suoi vecchi amori, ma solo un orologio che batte. Come se non avesse niente per cui vivere se non il tempo che avrebbe ancora potuto trascorrere. La lancetta mi chiama, stridulo suono eterno eppure così infantile "Dario la smetti con quel videogioco? La pasta è pronta!" 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 16, 2022 ⏰

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