GHOSTS - Clintasha one shot

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Dalla cima del grattacielo riusciva a vedere gran parte di Manhattan. Il vento gli sferzava intorno, ma lui non dava segno di accorgersene. Tutto ciò che succedeva al di sotto di lui, nella città, i suoi rumori, colori, avvenimenti, sembravano tutti lontani anni luce.


Avrebbe dovuto accorgersene subito. Avrebbe dovuto accorgersene quando si era offerta volontaria per la missione. Di sicuro si era resa conto che quella era una missione di sola andata e l'aveva accettata prima che qualcun altro lo facesse. Tipico di Natasha. Come aveva fatto ad essere così stupido? Ecco spiegato il perché lei l'avesse invitato a cena a casa sua. Ecco spiegato il perché di quel bacio. Ecco spiegato il perché di quella notte. Ecco spiegato il perché di ogni cosa che avesse fatto quel giorno. Anche un bambino l'avrebbe capito. Ora lei aveva salvato il mondo ancora una volta, e ancora una volta il mondo se ne fregava e ne era all'oscuro, a nessuno importava niente della sua morte, come a nessuno importava di lei quando era in vita. La gente ignorava di essere ancora lì grazie a lei. D'altra parte, a chi sarebbe importato? Era solo una ragazza normale. Non indossava tute scintillanti, non aveva poteri sovrannaturali, non andava in televisione, non era stata trovata fuori dalla casa di Stark senza vestiti. Era solo un'assassina russa che lavorava per un'organizzazione segreta americana. Non sarebbe nemmeno stata una grande notizia per i giornali affamati di supereroi vistosi.


Lui all'inizio non ci aveva nemmeno creduto. Non poteva essere vero. Quando Fury lo aveva convocato in ufficio, certo, aveva notato May uscire con gli occhi lucidi, avvenimento più unico che raro. Aveva notato la faccia sbigottita di Coulson e Hill mentre andavano da Melinda. Aveva notato i loro sguardi di compassione quando lui era passato loro accanto. Ma aveva fatto finta di non accorgersene, ostinato come non mai. Era entrato nell'ufficio di Fury, e ne era venuto fuori quasi subito dopo, di corsa, diretto verso l'uscita dell'edificio. Non gli interessava la compassione di Fury o di chiunque altro. Non piangeva, non si disperava. Non pensava a niente. Camminava, senza sapere dove andava, senza badare al mondo intorno. In mezz'ora si ritrovò davanti a una porta. Gli ci vollero dieci minuti buoni per accorgersi che non era casa sua, ma quella di Natasha. Entrambi avevano una copia della chiave di casa dell'altro, in caso di emergenza, quindi entrò. La casa era esattamente come la mattina in cui lui si era risvegliato quando lei era già partita. Probabilmente al momento lei era ancora viva... Chissà a cosa pensava, chissà se aveva paura di morire o se era tranquilla sapendo che almeno sarebbe morta lei e non Clint. Lui non l'avrebbe mai saputo. Girò per la casa come se fosse la prima volta che la vedesse. Prese molti dei suoi libri, anche se molti erano in lingue straniere che lui non sapeva parlare o sapeva poco. Lesse le quarte di copertina, lesse le annotazioni che lei aveva fatto, poi rimise uno a uno i libri al rispettivo posto, come se lei fosse potuta arrivare da un momento all'altro a rimproverarlo. Lesse gli appunti appesi al frigorifero, esaminò tutti i CD e i film che aveva. Aprì i suoi cassetti, il suo armadio. Tutto gli ricordava i momenti passati insieme, tutto gli ricordava lei. Posò lo sguardo sul letto, e solo allora notò un angolo di carta che spuntava da sotto il cuscino dove lui era stato quella notte. Lo tirò fuori con cautela, come se fosse un oggetto fragilissimo. Era la busta di una lettera. La aprì. Sul foglio all'interno c'era scritto, in una grafia che lui avrebbe riconosciuto ovunque:


"Caro Clint,


sono brava con le parole, ma a quanto pare non con gli addii. So che non tornerò da questa missione, l'ho saputo fin dall'inizio. Ti prego, perdonami se non ti sveglio per salutarti, ma non ce la faccio. Non riesco nemmeno a guardarti ora, mentre dormi, senza pensare che è l'ultima volta che ti vedo. Se ripenso a tutto ciò che abbiamo passato insieme... A quante volte mi hai salvata, molte più di quelle in cui è successo il contrario. È arrivato il momento di saldare i miei debiti. Addio, Occhio di Falco.

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