L'insieme ordinato delle pause che componevano un silenzio era una cosa meno facile di quanto non potesse apparire a prima vista.
Lui al silenzio aveva sempre riconosciuto una quantità di privilegi.
Era la casella dove posava la Regina prima che sulla scacchiera si scatenasse la battaglia all'ultimo sangue; non il porto franco, ma la cala segreta dove, sotto la luna, contrabbandieri nascondevano i forzieri e assassini riempivano di sassi le tasche delle loro vittime.
Requiescant in pace e guardavano affondare le prove.
La confessione era esclusa.
Non si depone contro se stessi: è la regola.
Per questo affermare tacendo era la negazione di ogni regola del dialogo, di ogni legge verbale, di ogni clausola di quel contratto che era il reciproco scambio di opinioni non richieste; il mutuo insulto, la compravendita di frecciate, la spontanea elargizione di inutilità sotto forma di consigli.
Era rimasto in silenzio, la sera prima, quando lei gli aveva chiesto perché la guardava in quel modo, perché l'aveva toccata in quel modo.
Sapeva solo di aver pensato, come spesso era successo negli ultimi giorni, che quella domanda non richiedeva una risposta.
E adesso che si era scottato le labbra e le dita preparando il piatto freddo della vendetta, contemplava pensoso il banchetto che aveva imbandito, domandandosi in quale luogo di quella lunga giornata, si fosse dimenticato lo zucchero.
Infine scrollò le spalle e mise mano alla boccetta di medicina.
Un cucchiaio intero di miele e uno di pozione.
Niente, anche perso nella dolcezza pastosa, dorata e profumata di sole e fiori, restava sempre quel retrogusto amaro.
Che non ne voleva sapere di andarsene via.*
I cannot fight against myself
No more
Self destruction that I predicted
Not a long time ago
Draco Malfoy sapeva perfettamente che latte e aringhe annaffiate di caffé, a colazione, potevano essere una pessima soluzione dietetica, capace di compromettere, per il resto della giornata, le condizioni del suo stomaco già duramente provato.
Tra le altre cose a lui le aringhe non piacevano nemmeno, così, sedendosi a tavola, rivolse uno sguardo di imparziale disgusto al vassoio occupato dai cadaveri di quelle belve immonde, affogati nel burro, e, sollevando di un millimetro appena gli occhi, al tavolo dei Gryffindor, occupato da un paio di persone che si sarebbe augurato di vedere nelle medesime condizioni al più presto.
- Malfoy, caffè? -
Dato che caffè non ne voleva, non si degnò nemmeno di rispondere, meno che mai di ringraziare, cosa che sarebbe risultata fortemente lesiva della sua reputazione di persona a cui è dovuto tutto e volendo anche qualcosa di più. Inoltre Tiger doveva avere un buon motivo (oltre al fatto di essere un leccapiedi certificato) per essere gentile con lui. Infatti, mentre gli versava il caffè, metà nella tazza, metà sulla tovaglia, disse a voce bassa – Malfoy, non sono ancora riuscito a prendere a Paciock quella maledetta fotografia, dammi ancora un po' di tempo –
Come volevasi dimostrare.
Malfoy non proferì verbo, mentre si portava la tazza alle labbra e sorbiva un sorso.
Al tavolo di Gryffindor, Weasley si stava stravaccando accanto alla sorella, sistemando sotto il tavolo le gambe da trampoliere e sul tavolo i polsi ossuti che spuntavano dai polsini consumati di una camicia troppo corta per lui.
La Mezzosangue Granger allungò una mano e la posò su uno di quei polsi, con un gesto in apparenza dettato solo dalla foga con cui stava arringando il loro proprietario, il quale sussultò e si dimenò sulla panca, a disagio, tuttavia non spostò il braccio di un millimetro.
Vincent Tiger, vedendo la smorfia di Malfoy e interpretandola come disappunto per le sue scarse virtù da elfo domestico, si affrettò a mettere mano alla lattiera, dividendone democraticamente il contenuto tra la sua tazza di caffè e un vassoio di muffin ai mirtilli che stava lì accanto.
- Che ne dici allora? Posso avere un ... -
Tiger incespicò e sollevò un paio di volte le sopraciglia formato scopa, in maniera che, evidentemente, riteneva abbastanza eloquente da rendere del tutto superfluo il completamento della frase.
Del resto, pensò Malfoy, annoiato, non sarebbe certo rimasto col fiato sospeso attendendo di conoscere il Verbo Prescelto tra le innumerevoli opzioni offerte dallo sconfinato repertorio di Tiger. Su cosa sarebbe caduta la scelta, di grazia? Aggiornamento? Rinvio? Differimento? Protrazione? Posticipazione? Dilazione?
Malfoy ti prego di volermi accordare una proroga, causa improcrastinabili impegni da cui sono oberato.
Come no.
Tiger non avrebbe avuto la capacità di pronunciare la parola "improcrastinabile" senza inciampare almeno tre volte nemmeno se da questo fosse dipesa la sua vita.
- Allora siamo d'accordo – Tiger, sollevato si affrettò a defilarsi prima che lui cambiasse idea.
Malfoy sorbì un altro sorso dalla propria tazza e si limitò a rivolgere uno sguardo gelido all'espressione ribelle che qualcosa aveva acceso sul volto della Granger.
Con ogni probabilità Potter, che si era appena aggiunto a completare il quadro idilliaco, aveva proferito una delle sue Perle di Idiozia, che elargiva con commovente generosità sulle folle adoranti e ansiose di bere dalla purissima fonte della sua (mancanza di) eloquenza.
Bastava, poniamo caso, che Potter si immobilizzasse davanti a una finestra e mormorasse "Dovrei farlo" perché sguardi angosciati corressero tra la gente per poi puntarsi, in un compassionevole unisono, sul Ragazzo (Dio-Solo-Sapeva-Perché) Sopravvissuto, congiunti dal comune strazio nel riflettere su quali pericoli stesse per affrontare per salvare il Mondo Magico.
E magari quello stava solo pensando che era anche il momento di dare una pulita al suo lercissimo manico di scopa. O di supplicare qualcuno di mettere fine ai suoi giorni di castità in modo che, se il Signore Oscuro aveva davvero le intenzioni che andava con discrezione sbandierando ai quattro venti, non dovesse essere ricordato alle folle come San Potter Vergine oltre che Martire – sempre non facendo menzione della sua virtù di arrangiarsi da sé.
In ogni modo fosse andata, morto o meno, santo o peccatore, Potter doveva aver detto qualcosa di una stupidità così esemplare che la Granger aveva chiuso gli occhi nel classico atteggiamento di chi cerca di ricordare a se stesso che le clave, le caverne, i taglioni, gli occhi per occhi e i denti per denti, erano cosa passata e superata e che in quei tempi illuminati occorreva ragionare col proprio prossimo e non piazzargli un'Avada in fronte e chi s'è visto s'è visto.
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Purify
ФанфикAttratto dalla dolcezza dello zucchero bruciato, era affondato in quel fango senza trovare nulla a cui aggrapparsi. Non aveva detto nulla, così lei aveva ascoltato solo il suo silenzio, disorientata. One-Shot !!!Questa storia non è mia ma appartiene...