Capitolo tre

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Sotto i cieli oscuri

Non riesco a vedere nulla

Ho il coraggio di scappare ovunque

Stendi la tua mano verso me

Che ero pieno solo di ferite

Mi hai ridato il respiro quando stavo morendo

Tu che mi hai regalato di nuovo il mondo

Find You – MONSTA X


24 dicembre 2022, sera

Darrell non era mai stato a Tower Hamlets.

Seduto dentro il black cab privato, scrutava quella zona fatiscente del quartiere dal finestrino. I palazzi, grigi e tutti uguali, spuntavano dal terreno e si ammassavano gli uni sugli altri. Il latrato di un cane sovrastava il silenzio di quell'inusuale Vigilia di Natale. Le luminarie sulle facciate e le decorazioni natalizie erano una pennellata di colore in tutto quel grigio desolante, eppure non bastavano a rallegrare l'atmosfera, tutt'altro: era incredibilmente triste, nostalgica. Soffocante.

In effetti, Darrell si sentiva un po' soffocare in quel taxi. La sua unica compagnia era l'autista, che tamburellava il dito sul volante.

Sospirò, allentandosi il colletto del maglione, poi si sbottonò il cappotto. Il riscaldamento era alto, quasi insopportabile; pensò di uscire dall'auto e imbattersi nel freddo di dicembre.

Spostò gli occhi verso il cielo nero, dal quale fioccava una neve leggera che si scioglieva a contatto con la strada. In breve tempo, la neve si mischiò alla pioggia diventando nevischio.

«Dovrai aspettarmi in macchina. Non posso farti entrare, mi dispiace tanto.»

Erano state quelle le parole di Sean, quando, in tutta fretta, avevano chiamato il black cab per dirigersi a casa dei genitori del bassista.

Darrell aggrottò la fronte, sospirando di nuovo per l'ansia e la frustrazione.

Avrebbe voluto essere con lui.

Avrebbe voluto essergli accanto, tenergli la mano, sostenerlo.

E invece non poteva, perché per alcune persone – per i genitori di Sean – il loro amore era un problema. Stavano insieme da tre anni, ma non bastava a cancellare secoli di pregiudizi.

Sean aveva rapporti costanti con la madre. Si sentivano al telefono almeno una volta al mese. Non importava con quanta freddezza lo trattasse la donna, lui non aveva mai smesso di sperare di ricucire il loro rapporto, almeno in parte. Insisteva per mandare dei soldi a lei e al marito, ma sua madre, ovviamente, rifiutava con durezza. Nonostante ciò, Sean le inviava denaro tramite bonifici frequenti, soprattutto ora che suo padre aveva la sla.

Era troppo buono e caritatevole nei confronti di un mondo che lo aveva masticato e rigurgitato come spazzatura. Lui non sarebbe stato altrettanto comprensivo.

Stavano preparando la cena per quella sera, dal momento che i Poison Dust avrebbero festeggiato il Natale nella villa a Soho, quando Sean aveva ricevuto la chiamata da parte della madre: suo padre aveva le ore contate. Costretto a letto da tempo, non respirava autonomamente e le cure gli venivano somministrate a domicilio. Non poteva più parlare. Nell'ultimo periodo, poi, era stato quasi solo incosciente.

Sean non ci aveva neppure riflettuto. Aveva lasciato perdere i preparativi, gli aveva spiegato la situazione con una calma davvero invidiabile, e aveva prenotato un taxi privato.

Darrell posò la nuca sul poggiatesta e chiuse gli occhi. Un misto di rabbia e di impotenza gli scavava lo stomaco. Si sentiva in collera perché quella bigotta di sua suocera non lo voleva in casa, non voleva che stesse accanto al ragazzo che amava. Era un suo diritto, cazzo, se lo era guadagnato giorno dopo giorno.

Poison Dust Series - novella nataliziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora