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Lo trovo disgustoso, grezzo, avvilente, e difettosa questa prigione le cui pareti di carne e pelle mi tengono ancorato al suolo, mi tengono schiavo di costrizioni e catene sociali di cui non posso curarmi di meno.

Come fanno le persone intorno a me a non vedere? A non accorgersi della farsa che si manifesta sotto i loro occhi, della finzione dalla trama fitta e spessa in cui sono immersi?

È abominevole.

È così ingiusto trovarsi a pensare di essere l'unico ad avere reminescenze di un tempo antecedente a tutta questa casualità, a tutta questa ipocrisia che si riflette nelle vetrine dei negozi e nei bassifondi dei centri urbani.

Chi ha deciso le regole di questo mondo? I passi che sono consentiti e le direzioni percorribili su questa gigantesca scacchiera?

Me lo chiedo ogni volta che il mio sguardo mi tradisce e mi spinge a cercare tra la folla una coscienza sveglia, consapevole, che ribolla come la mia anima.

Questo ricordo in modo vivido.

E poi cos'è un ricordo? È conoscenza di ciò che è alla base della materia stessa? Dell'universo? Del tempo e dello spazio?

Quanto indietro può spingersi un ricordo per essere considerato quello primordiale? Quello che ci ha generato?

Non ho risposte a queste domande.

Ho solo sprazzi di luce e colore che come flash mi accecano nelle notti insonni e nei giorni più grigi.

È chiaro ormai al mio corpo stanco che la mia mente è forse sola in questo errare illogico tra la vita e la morte.

È poi la morte quella che mi ricondurrà a quei luoghi evanescenti?







Sono nella corsia 9 di un supermercato qualsiasi in un giorno qualsiasi.




Spingo il carrello con svogliata pigrizia e pesante monotonia.

Pan carrè, caffè macinato, confettura di albicocche, no, di visciole è più buona... Che poi che mi importa, che piacere puerile è assaporare piccole cose così temporanee e di poco conto.


Il numeretto al bancone dei salumi è un'ulteriore prova del sentirmi solo l'ultimo arrivato in un cosmo in cui ciò che siamo e facciamo conta quanto siamo disposti a spendere e a perpetrare un sistema corrotto e che viaggia sul dio denaro.


Lo continuo a percepire quando sono alla cassa e mi viene chiesto con che metodo intendo saldare.


E allora mi rendo conto della carta di credito nel mio portafoglio.

Leggerissima ma carica di un'infinità di modi per essere comprato.

La passo sopra il sensore e la richiesta di un pin che compare sullo schermo sotto la mia mano è quanto di più avvilente possa esistere.

Vogliono ridurmi a questo ad un numero simbolico, a cinque cifre con cui identificarmi e darmi valore.

L'alienazione non è nella mia testa è tutta intorno a me.


E mi blocco e mi fisso su questo imbroglio.

Tanto che tu sei costretto a intervenire.

A prendere la mia vita tra le mani e dargli una parvenza di significato, di direzione.


Sento il fruscio della busta di plastica che si apre appositamente perché tu possa far scivolare all'interno la merce che così passivamente ho appena acquistato e mi rendi il tutto con una sicurezza che non mi appartiene.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 23, 2022 ⏰

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