Simone aveva gli occhi grandi. E lui lo amava.
Sognava di carezzare la superficie della sua pelle con le labbra, di inglobare i suoi gemiti nei baci, di sentire ancora la sua lingua con la propria.
Di entrare dentro la sua carne.Ma era troppo tardi.
È troppo tardi, si ripeteva Manuel, con la musica della discoteca che gli faceva sentire poco i suoi pensieri.
Eppure, quel È troppo tardi riecheggiava nei meandri della sua mente come se intorno a lui ci fosse silenzio.
E così, se lo ripeteva, ancora e ancora, scrutando Simone, che, come tutte le volte in cui uscivano in gruppo, si gettava tra le braccia di tante persone.Ed il suo cuore aveva una crepa in più. Perché c'era Simone, l'amore della sua vita (È troppo tardi), che lo guardava, sorridendo leggermente, mentre gli diceva che aveva un appuntamento.
Simone era così diverso.
Più sicuro, meno timido, più affabile, lascivo, provocante.
Eppure era sempre lo stesso. Con i suoi occhi grandi.
Con quegli occhi che gli facevano tremare le ginocchia e parevano scavargli dentro l'anima.E lo vedeva ballare. Libero, sorridente, bellissimo. Con una luce che pareva illuminare di candido la penombra del locale.
Libero, bellissimo e senza di me.Senza di lui, ma con le mani di uno sconosciuto che gli carezzavano i fianchi, che li stringevano possessivamente, con la camicia - in origine dentro i pantaloni - tirata su per permettere a quella pelle bollente di essere accarezzata.
E Manuel era lì, inerme, seduto al tavolo che avevano prenotato, che pensava a quanto avrebbe voluto essere al posto di quello sconosciuto.
Ma non poteva fare niente.È troppo tardi.
🌽🌽🌽🌽🌽🌽
Scusate l'obbrobrio, ma ho appena scoperto di aver passato un esame che non ho mai digerito e dovevo sfogare lo stress accumulato.
Biscottini a tuttə,
Gaia