spazio infinito

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Del me bambino le stelle erano l'unico ricordo che mi rimaneva in testa.
Passavo i giorni in bilico tra la vita forzata che diventava solo esistenza;
mi rimangono le operazioni, i morti, i litigi dei miei, la fine di quelle cose che pensavo fossero eterne e insormontabili ma crollavano al solo tocco.
Comunque, tornando alle nostre stelle, ogni notte, che fosse primavera, inverno, che ci fossero le nuvole o la pioggia, ammiravo la luce emanata da quelle magiche lucine sorprese nel vuoto, nell'immensitá dello spazio. Aprivo la finestra della mia piccola camera, tiravo su le zanzariere, aprivo le ante di legno che servivano per non far arrivare la luce o il freddo e mi sedevo tranquillo sul sottile bordo della finestra, tra le mura della mia solida casa.
Passavo persino ore ad osservare la bellezza della luna, il bagliore di quelli che da piccolo credevo essere fuochi e pianeti splendenti.
Guardavo il cielo con occhi pieni di quello che si può definire come amore, con una sensazione di pura felicità che cresceva in me, la sicurezza che mi cullava tra i suoni della natura selvatica dei campi oltre il piccolo giardinetto che si spargeva sotto alla mia finestra.
Quando i bambini in classe mi chiedevano del mio migliore amico stantavo a rispondere, dicevo nomi casuali di bambini inventati dalla fantasia, era troppo bizzarro dire agli altri ciò che veramente credevo, ovvero che la mia migliore amica da sempre era la luna, che mi accompagnava e mi consolava ogni volta che il mio umore era a terra.
Passarono gli anni e ogni giorno che passava non aspettavo altro che la notte; ogni giorno, ogni secondo, aspettavo di stare bene con me stesso, lontano dagli occhi di tutti, solo nei miei pensieri.
Cominciai ad aggiungere la musica nel sottofondo della notte, canzoni d'amore che mi facevano ripensare ai giorni passati, alle insicurezze e ai dubbi che svanivano con il calar del sole.
I miei problemi non diminuirono, anzi, aumentarono a dismisura: compiuti i miei 10 anni subì un intervento al cuore che mi portò ad aumentare in poco tempo di una ventina di chili, impossibili da far svanire, seguì l'abbandono dello sport che mi aveva manatenuto occupato da quando avevo 4 anni, l'atletica, poi il primo amore,che mi fece perdere il senso della felicità, le amicizie che svanivano, la separazione dei miei genitori, l'ansia, la tristezza abissale che mi soffocava, dolori fisici causati persino da me stesso.
Non passò comunque il mio amore per la luce lunare, tanto da passare notti intere osservando quel giallino flebile che però faceva illuminare i miei occhi e risplendere la mia anima.
Più passavano i mesi più i soli sorrisi veri che riuscivo a fare erano quelli diretti allo spazio, alla notte.
Poi, un semplice giorno di ottobre, tutto cambiò.

la mia lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora