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"Oh, Louis…" gemette Harry, con gli occhi chiusi e le mani incastrate una tra i capelli del liscio, messo in ginocchio sulle fredde e dure mattonelle della cucina, e una tra i propri capelli ricci e indomabili, ancora più gonfi e spettinati. "Ti prego. Non staccarti. Ingoia!" lo supplicò, mentre toglieva la mano dai capelli di seta e li portava entrambi ai propri arruffati mentre tratteneva i lamenti con grossi e lunghi grugniti tirando in fuori il petto; esponeva il bacino in avanti per ricevere la massima disponibilità della cavità calda e agonizzante. 

Louis si afferrava alla vita di Harry come un'ancora di salvataggio, non ne dettava il movimento ma ne teneva l'equilibrio. Sentiva i polpacci formicolare, la gola bruciare e seccarsi sotto lo sfregamento della vena sulla sua lingua, le ginocchia bloccate dal suo peso come se fosse su delle piccole biglie - quelle che nelle vecchie scuole ti facevano avere come punizione. Lagnava sulla lunghezza penetrante, Harry picchiettava la gamba in segno di corsa in arrivo, nel tentativo di arrivare ultimo in questo caso, la pancia indurita e la schiena incarnata davano segno di un orgasmo imminente. 

Louis gemette sul fallo. "Mh"

"Dio, lo succhi così bene! Ingoia Louis. Per favore" esclamò piagnucolante prima di aggrapparsi al bancone del ripiano e spingere il bacino più vicino al viso del liscio, che stava strizzando gli occhi dalla fatica e dal fastidio. 

Quando quest'ultimo sentì la prima goccia di liquido invadergli il fondo della gola tirò indietro la testa, facendo uscire velocemente il membro, che schizzava fiotti lunghi e densi di colore bianco sporco; essi macchiarono il viso chiaro di Louis, colpendo il mento, poco sopra la bocca e della maggior parte le clavicole esposte dalla maglia, anch'essi bianca. 

"Fanculo!" parlò Harry una volta ripresosi. Puntò gli occhi verde chiaro su quelli del ragazzo, ancora in ginocchio. "Io ingoio il tuo sperma che sa di... sale!"

Questo strabuzzò gli occhi e con fatica si alzò in piedi trovando le ginocchia doloranti, segnate dalle mattonelle, scricchiolare assieme alle gambe che lo reggevano con poca forza.

"Il mio sperma sa di sale? Harry, sicuro non siano le tue papille che si sono distrutte a causa dei tuoi frullati strani alle erbe?" 

Harry, con volto offeso replicò seduta stante.

"Lou, dai! Non è una cosa grave ingoiare, non ti rende meno virile. Vorrei farti notare che succhi comunque un cazzo!" lo provocò. 

La complicità che li accomunava durante il sesso era fuori dal comunque: Louis sapeva quando e come prendere Harry quando era stanco ma desideroso; quando la fantasia prendeva mente e corpo del ragazzo rendendolo debole e sottomesso; conosceva lo sguardo, dagli occhi verde erba invernale, quando chiedeva l'amore più dolce e calmo, tanto da goderne ad ogni spinta e brivido. E Harry conosceva cosa facesse andare il maggiore fuori controllo: i capelli tirati, le gambe dietro la schiena che stringevano asfissianti sul bordo del sedere, il contatto costante delle iridi intrecciate, le parole sussurrate, e sapeva perfettamente anche cosa odiava. 

Harry amava prendere in bocca la lunghezza del ragazzo, a volte più del sesso in sé; lo rendeva soddisfatto, appagato dalla sensazione di un Louis godente, e lo rendeva più che orgoglioso ingoiare la viscosità bianca che scendeva calda lungo la gola, alzare lo sguardo e ritrovarsi le pupille azzurre che già lo Osservavano. E per quanto lo amasse anche Louis questo odiava lasciarsi andare al sapore.

Louis quasi infastidito dall'accusa del compagno replicò in fretta, aderendo i due corpi vicini. La lunghezza ormai sbiadita di Harry toccava il pube del più basso, intrappolato assieme al piccolo fastidio di durezza nei pantaloni. 

"Non è di certo quello, so bene che ti succhio il cazzo! Solo che non ci riesco, mi fa strano" distolse lo sguardo in imbarazzo, quasi vergognandosi di quello che aveva appena detto. "Lo sperma è: viscido, e molle, e semplicemente mi fa venire i brividi" scosse le spalle come esempio e riportò poi lo sguardo a quello del ragazzo riccio, che adesso lo osservava pressoché confuso. Ma saggio.

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