C'era una volta una bambina, di nome Nekros. Aveva i capelli rossi come il sangue e degli occhi grandi e neri, come dei carboni, quasi sempre velati da lacrime. La pelle bianchissima, come il latte, metteva in risalto la bocca piccola e rossa, come una fragola matura. Nessuno avrebbe mai potuto pensare che una bambina dolce e un po' malinconica come Nekros avrebbe avuto un futuro così tremendo.
Il suo primo incontro con le Parche risale a quando aveva due anni.
Tre vecchie donne andarono a casa sua chiedendo di vederla.
La prima a parlare fu quella che si presentò come Lachesi. Parlò con voce chiara e potente:
-Noi siamo Lachesi, Cloto e Atropo, le tre Parche.-, disse.
Nekros non sapeva chi fossero le Parche, ma si sentiva intimorita da quelle tre vecchie donne. Lachesi sembrò leggere nel suo pensiero, e continuò.
-Mia sorella Cloto fila il filo della vita, io assegno a ogni uomo un destino e stabilisco la durata, e in fine Atropo, la nostra sorella minore, taglia il filo, ponendo fine alla vita. Ho scelto per te un destino particolare, piccola Nekros.-
Nekros provò paura, tantissima.
La parca continuò.
-Ci aiuterai nel nostro compito. Falcerai via le vite, porterai con te negli inferi le anime dei defunti, sarai temuta da tutti gli uomini, che ti venereranno con rispetto e timore. Ma ora sei troppo piccola. Aspetteremo: verremo a prenderti quando compirai dodici anni.-
-Non mancheremo all'appuntamento, e ogni tentativo di salvare la ragazza sarà vano. Il suo destino è già deciso.- aggiunse Atropo prima di svanire nel nulla in una nube di polvere con le sorelle.
-Chi erano quelle donne?-, chiese un po' intimorita e con aria innocente la piccola.
-Nessuno!-, la liquidò la madre.
-E chi sono le Parche?-
-Ti ho detto nessuno! E ora non parlarne più! Torna a giocare con le altre bambine!-
Ma Nekros non era stupida, e benché piccola, riusciva a capire tutto.
Gli ultimi suoi dieci anni a casa sua furono quindi tristi e corti.
La madre, Kahir, la notte, quando nessuno poteva vederla o sentirla, piangeva, e presto i suoi capelli biondi divennero bianchi. Pensava a quando le Parche sarebbero andate a prendere la figlia e piangeva. Sapeva che dopo questo patto con le Parche non sarebbe mai morta, ma si colpevolizzava per la sua ambizione nella gioventù, quando aveva promesso alle Parche la sua prima figlia in cambio della vita eterna, che sarebbe stata concessa a lei e alla dolce Nekros.
L'ormai cresciuta bambina, invece, si faceva sempre più triste e malinconica, non giocava più con nessuno e tendeva a passare con la madre la maggior parte del tempo.
Venne il giorno del suo dodicesimo compleanno e la ragazza aspettava ansiosa, abbracciata alla madre, avvolta in una veste candida come la sua pelle, la venuta delle tre crudeli donne. L'angoscia si faceva sempre più forte, ed era il sentimento comune di tutte e due. Le lacrime ogni tanto le bagnavano e si fondevano in un pianto silenzioso e lento.
Giunto il pomeriggio le tre vecchie e orribili donne si presentarono, i volti coperti da cappucci, a reclamare ciò che volevano.
Nekros, con il cuore in rassegnazione, salutò la madre e andò in contro a ciò che per dieci anni aveva popolato i suoi incubi peggiori. Non disse nulla; semplicemente andò. Aveva in cuore la tristezza e l'angoscia come non l'aveva mai avuta, ma un'altra morsa, diversa da quella che l'aveva stretta per dieci lunghi anni, la opprimeva adesso. Nonostante le forze delle due oppressioni fossero simili, io so che una lunga attesa uccide, specialmente quando è mista alla rassegnazione; crea ansia, dolore, amarezza, e il tutto è terribile.
Un ultimo sguardo alla madre scivolò via come una goccia su un vetro durante una tempesta; sinuosa, leggera, così come la lacrima che le solcò il viso.
Cloto, Lachesi e Atropo combatterono i loro bastoni per terra e una nube di polvere, provocata da una potenza incredibile, risucchiò l'aria intorno a Nekros, che si sentì tirare la pelle, i capelli, tutto. Quella misteriosa forza, potentissima, sembrò attirarla a se. Si sentì polverizzare anche lei, rendere polvere, rendere di un'altra materia. Attraversò un tunnel buio. Tutto ciò durò qualche frazione di secondo, ma a Nekros sembrò durare molto di più; quasi un'infinità. Non provò mai una sensazione così tremenda. In quel tunnel oscuro rivisse tutti i momenti più brutti della sua vita, dal suo primo incontro con le Parche, alle tremende prese in giro delle ragazze della sua età a causa dei suoi modi di fare malinconici... fino a quel momento, all'abbandono della madre, a quel tunnel. Quando tutto finì e riacquistò la sua forma normale, si trovava in un grande antro. Era molto confusa. La testa le girava molto e i grandi occhi avevano difficoltà a mettere a fuoco tutto.
STAI LEGGENDO
Nekros
RandomLa storia di una semplice ragazzina destinata a diventare ciò che ancora oggi temiamo: la Morte. Una fiaba avvincente, meravigliosa, d'amore e malinconica, che mette in risalto i lati più nascosti, oscuri, dolci, crudeli e sensibili dell'animo umano...