I.

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La neve cadeva delicatamente sopra le numerose figure, che affollavano le strade di quel 24 dicembre. Il dolce punzecchio che abbracciava il mio volto era quasi gradevole, il freddo si divertiva a salutare le persone in quel modo e chi ero io per non accoglierlo con un sorriso.

"L'inverno è finalmente arrivato" pensai alzando lo sguardo al cielo mentre svariati fiocchi si posavano sulla mia intera persona.

"Luffy, perché ti sei fermato? muoviti o beccheremo la coda al centro commerciale" urlò un giovane moro poco più distante da dove mi trovavo. Trafalgar Law, un ragazzo leggermente più alto di me, con lo sguardo glaciale e molteplici tatuaggi, era lo sciagurato costretto ad accompagnarmi per le vie della città in cerca delle provviste per i prossimi giorni. Era ormai consuetudine che io e i miei amici affittassimo una piccola villetta in periferia, in cui trascorrere le vacanza natalizie in compagnia; certe volte anche il capodanno, se fossimo riusciti a sopportarci più di tre giorni tutti nella stessa dimora.

Mi affrettai a raggiungerlo, mi strinsi al mio cappotto e sistemai per bene la mia sciarpa. Diressi il mio sguardo verso di lui e gli dedicai un piccolo sorriso mentre mi accingevo a stringergli il braccio, per poi trascinarlo via con me lungo quelle strade ormai tinte di un bel bianco.

Correvo bruciando tutta l'aria presente nei miei polmoni, sentivo di sfuggita qualche rimprovero da parte del maggiore ma non ci facevo particolare caso, anzi la mia attenzione era solamente sul tragitto pieno di neve.

"la neve" era fredda come lui, delicata come i suoi tocchi, portava una sensazione di quiete e solitudine come il suo animo e se fuori controllo risultava letale come le sue parole. Sospirai pesantemente, lasciando che il tepore uscisse come vapore dalle mie labbra. Il freddo mi salutava punzecchiandomi le guance proprio come lui faceva, ma solo Zoro mi concedeva la salvezza del saluto.

Mi fermai di scatto davanti alla grande e sfarzosa entrata del centro commerciale, mi guardai attorno attonito dalla miriade di luci e soffermai i miei occhi sulle dozzine di decorazioni che invadevano l'intero atrio. Ero certo che gli occhi mi brillassero dallo stupore e la gioia, amavo con tutto me stesso l'atmosfera che si creava in vicinanza a queste date: i regali, la compagnia, il buon cibo, il calore del camino e degli abbracci sotto le coperte, i film in tema, le risate fino a notte fonda, il petto che esplodeva di emozioni, le stelle e la luna che accompagnavano i baci sotto al vischio, l'odore acre e particolare dei vini, e perché no, anche le discussioni a tavola che finivano sempre in liti accese. Tutto questo valeva sempre l'attesa di un anno intero.

Venni scortato da Law verso i moltissimi negozi e vetrine presenti, non riuscivo a fare a meno che mantenere un bambinesco sorriso sulle labbra. Mi sentivo la testa leggermente girare per colpa delle moltitudini e i rumori contrastanti tra di loro, ma tutto questo di sicuro non sarebbe stato in grado di sormontare il mio animo a mille. Il motivo principe per cui mi trovavo in quel luogo era per trovare un dono speciale per una persona particolare; un problema però mi si poneva davanti: non sapevo minimamente da dove iniziare.

"Negozio di articoli sportivi? troppo banale. Un album di foto nostre? mi sento stupido anche solo a pensarci. Cosa potrei regalare ad uno stoico a cui non serve nulla se non l'ossigeno e dell'alcool per vivere..." sbuffai sedendomi su uno dei mobiletti addebiti in uno dei tanti negozi in cui Law mi aveva trascinato. Portai le mani sul viso mentre con la mente cercavo di visualizzare quella chioma verdognola che lo contraddistingueva. "Andiamo Zoro, cosa potrei regalarti quest'anno?" i pensieri iniziavano ad annebbiarmi la mente e l'immagine di un mio bacio come regalo iniziava a farsi sempre più spazio fra di essi, scaturendomi così un fragoroso rossore acceso sulle gote.

Mi alzai di scatto e mi morsi nervosamente il labbro, non potevo di certo riflettere bene se tutto quel rumore mi stordiva i sensi. Perciò, ovviamente dopo aver avvisato il mio amico, mi diressi a passo svelto fuori da tutta quella confusione. La mia camminata era svelta, poteva pure sembrare una corsa ma quello che più mi importava era uscire al più presto da tutto quel chiasso e riuscire finalmente a chiarire le idee. Appena misi piede fuori, venni travolto dalla una folata gelida che mi fece riprendere le redini del mio volere. Affondai il viso sulla sciarpa e mi abbandonai a quel temporaneo calore, mi inebriai di quel profumo, il suo. Scrollai il capo, volgendo lo sguardo verso la prima panchina libera; feci l'ultimo sforzo e andai a cedere la stanchezza su di essa, le gambe dolevano un pochino ma ciò non avrebbe fermato la mia assidua ricerca. Portai le cuffiette alle orecchie e mi abbandonai alle ormai note melodie che spesso cullavano le mie notti insonni. Chiusi gli occhi e tornai a visualizzare il giovane, nonché ospite usuale dei mie pensieri.

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