Prologo

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Caddi in ginocchio piangendo disperatamente. Com'era possibile? Come è potuto succedere? La mia mente era un via vai di pensieri che non riuscivo a fermare. Le lacrime mi bagnavano le guance facendo dei sentieri in cui mille volte mi sono rifugiata e questa era l'ennesima.

Tante volte piansi per ciò che era successo. Tante volte il mio cervello non reggeva tutto questo fino a buttarmi per terra come se fossi un foglio di carta accartocciato. La mia anima è diventata un qualcosa di indefinibile: era un miscuglio di dolore, disperazione, tristezza, ma anche felicità, amore e gentilezza. Non sapevo più chi ero...

La mia testa cominciò a martellarmi e i miei occhi bruciarono più di prima. Non riuscivo a realizzare che lei non c'era più. La volevo abbracciare un giorno che l'avrei rivista. Ho sempre immaginato come avrebbe potuto essere il nostro primo incontro dopo tutti questi anni. Non avevo mai progettato un discorso da fare perché sarebbe stato inutile: le emozioni avrebbero preso il sopravvento e avrei dimenticato tutto, come sempre.

Avevo tante domande da farle, tantissime, come per esempio "come stai?" o "cosa hai fatto tutto questo tempo che non ci siamo visti?" e tante altre molto più intime. Lei mi avrebbe risposto con tranquillità come sempre ha fatto. Non so se avrebbe risposto con sincerità perché era una cosa che le mancava. La sincerità non era il suo forte infatti è uno degli elementi principali per cui mi sono allontanata da lei.

Mi ha raccontato tante bugie e spesso se le inventava per non trascorrere del tempo con me. In realtà non ne conosco veramente il motivo, ma cercavo di non darci troppo peso e andare avanti.

Non ho mai pianto così come quella volta...mai. Mi ero ridotta in condizioni davvero pessime: mascara sciolto, occhi gonfi e rossi, mal di testa; avevo l'aria di qualcuno che si è trascurato da giorni. Tenevo le mani sul viso cercando di coprirlo e aver immaginato tutto ciò che ho letto. Volevo che fosse soltanto una visione o allucinazione. Volevo che non fosse stato vero quel cartello...volevo, ma la realtà era diversa.

Da quel giorno ero sprofondata in me stessa e non cercavo via d'uscita perché ci stavo bene dentro quel dolore che mi mangiava ogni organo del mio corpo. Il dolore mi aveva preso, ma non solo in quel momento. Soffrivo da anni in realtà, ma tutto si è fatto più intenso alla vista di quell'immagine.

Senza dolore non si impara a vivere. È l'unica cosa che ho imparato finora e sicuramente ne imparerò altre. Sarebbe tutto noioso e monotono senza sofferenza, no? Sarebbe tutto brutto, senza senso, senza obiettivo. Sarebbe tutto così buio...

#spazio autrice

Eiii, ciao

Ho da tanto tempo in mente il sogno di scrivere una storia...e questo è il prologo. 

Cosa ne pensate? 

un kissone <3



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