Capitolo 1

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 « Ti ho detto di no!  »

Urlò così forte che la sua voce rimbombò in tutta la stanza.

 Io che mi feci così piccola dentro di me che mi sembrava di scomparire. Non l'avevo mai sentita così arrabbiata...eppure non era rivolta a me.

La mia migliore amica non è mai riuscita ad andare d'accordo con le persone: ci litigava, a volte anche senza un apparente motivo. Addirittura, una volta ha picchiato un ragazzo che ha insistito sul farla uscire per un appuntamento. Non dimenticherò mai ciò che è successo...ogni tanto mi viene in mente quando la guardo negli occhi. Lei che rifiutava il suo invito e lui che glielo continuava a chiedere. Lei è una persona poco paziente: gli diede un pugno così forte che lui barcollò all'indietro e andò a sbattere la testa contro il muro. Non si mosse per almeno 2 minuti e rimase sdraiato con il collo piegato sul petto e la testa al muro. Gli studenti che erano presenti al momento si dividevano in due gruppi: una parte che urlava, soprattutto le ragazze che si volevano far notare, e l'altra parte passava come se nulla fosse successo. Un ragazzo chiamò l'ambulanza, mentre alcuni professori passarono e non notarono nulla perché il ragazzo era coperto da altre persone. 

Un'altra volta è successo che buttò un libro molto caro di un nostro compagno di corso fuori la finestra e lui era dovuto scendere apposta per prenderlo. Litigarono per un motivo che non ricordo, ma la questione era molto grave. 

Questa volta, invece, lei era al telefono. Forse era con la madre o con il fratello. Ebbene sì, litigava molto anche con i suoi familiari. Non andavano d'accordo su niente. La mamma era debole e non aveva la forza sufficiente di affrontarla e il fratello era un tipo solitario. Stava sempre per conto suo e a casa non tornava se non la sera. Eppure quelle poche volte che si parlavano c'era sempre qualcosa per litigare.

Astrid era così...irascibile e poco paziente e forse ero l'unica ad esserle amica. Avevamo una lunga e brutta storia alle spalle che ci segnò per tutta la vita. Ci siamo promesse di sostenerci a vicenda ed è così che è stato dal primo giorno che abbiamo stretto il legame. Non è stato facile per nessuna delle due, ma col tempo siamo riuscite a superare i nostri pregiudizi di una e dell'altra. 

Sin da quando ho incontrato Astrid per la prima volta ho pensato "questa è pazza!". Non volevo avere niente a che fare con lei. Avevo quasi paura. Poi conoscendola ho visto un'altra persona: riservata, vulnerabile e, strano ammetterlo, gentile e amichevole. La sua ira era causata da un passato e da un presente irrecuperabile. 

Adesso la vidi camminare verso di me. Aveva uno sguardo che le riconoscevo anche a migliaia di chilometri da me: era arrabbiata. Succedeva sempre. Intuii subito che mi voleva parlare. Chissà cosa sarà stato stavolta...

«Ehi.» Feci io sperando che mi avrebbe risposto. Molte volte succedeva che non mi salutava ma cominciava subito con il discorso.

«Io odio mia madre.» Ed eccoci qua che eravamo alle solite.

«Cosa è successo?» Le chiesi, non sapendo quale altra domanda rivolgerle.

«Mi ha detto che ci dobbiamo trasferire e non posso rifiutare perché sennò mi prende con forza. Quindi non ho molta scelta. Dice che è urgente.»

Cosa?! Doveva partire? Ma dove? E come avrei fatto io senza di lei? Ero una persona abbastanza asociale, cioè non ero brava a socializzare e le volte che capitava che conoscevo qualcuno finiva sempre con una figura di merda.

Le rivolsi uno sguardo interrogatorio.

«Vuole tornare a Oslo perché sua cugina sta in gravi condizioni di salute e non può lasciarla sola. Ci tiene molto a lei e obbliga anche me di venire perché non vuole lasciarmi da sola.»

Oslo!? Ma stavamo scherzando? Era a milioni e miliardi di chilometri da qui!

Rimasi a guardarla senza dire nulla. Mi veniva solo da piangere. Questo significava che sarei tornata alla mia solitudine di prima. Era vero che ci stavo benissimo, solo con me, ma Astrid alleggeriva il peso della vita perché molte volte mi era difficile farlo. A volte basta una sola persona per vivere, per vedere tutte le cose con un'ottica diversa dalla propria. Quella sola persona poteva dare significato a ogni cosa. Quella sola persona ti dà gioia di respirare l'aria danneggiata dal tuo sguardo, dai tuoi pensieri...dalla tua presenza. Poteva fare tante cose...

Tutto questo non avrei più provato...

Era vero che non tutte le volte andavamo d'accordo...ma comunque io mi sentivo bene con lei. Almeno ero lontana da me...

Lei era la mia migliore amica.

«Quando dovresti partire?»

«Il prima possibile, molto probabilmente domani. Se non ce la faremo con i tempi allora partiremo dopodomani.»

Avrei voluto dirle "resta con me perché da sola non ce la faccio", ma mi limitai a guardarla. Solo guardarla. Non parlavo molto, anzi parlavo poco. È come se avessi paura di parlare. La mia insicurezza mi mordeva così tanto dentro che molte volte finivo per chiedermi "ho detto una cosa giusta?" o "mi ha capito?". Spesso avevo paura di non farmi capire. Ormai non capivo stesso me stessa...

Le lanciai un altro sguardo e mi avviai verso l'uscita della scuola. Desiderai andare solo a casa. Così sarei ritornata a prendere confidenza con la mia solitudine, di nuovo.

 #spazioautrice

eiii questo è l'inizio del primo capitolo della storia...lo vorrei continuare, ma ho pensato "perchè non farvi leggere subito l'inizio?". Quindi l'ho pubblicato sebbene lo devo ancora continuare...

 Che ne pensate?

kissone  <3



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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 07, 2023 ⏰

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