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Trailer:

Dovete imparare a comportavi come una degna sovrana"

Le parole di mio padre rimbombavano nella mia testa quasi da stordirmi.
Correvo velocemente tra i corridoi in penomba del castello, illuminati dalle fiaccole appese ai muri.
Presi in mano il tessuto del mio lungo vestito roseo, in modo che non mi rallentasse il passo. Sospiravo velocemente e con una mano mi asciugai il volto bagnato dalle lacrime.
Il lungo corridoio mi fece giungere sotto il grande portico, esso era sorretto da otto colonne bianche, mi guardai attorno e poi rivolsi uno sguardo al cortile. Una grande carrozza nera illuminata dalla luna, trainata da sei cavalli del medesimo colore si era fermata proprio lì, all'ingresso del palazzo reale.

Sentii delle voci provenire dalla grande sala, mi girai e vidi che la grande porta in legno massiccio era semichiusa, uno spiraglio di luce usciva dalla porta e tagliava il buio della notte. Silenziosamente mi avvicinai e cercai di ascoltarne i dialoghi.

Decisi di entrare con passo svelto e diretto, mi guardai attorno, la sala era enorme e il soffilo alto una decina di metri, non mi era mai stato permesso di entrare in quella sala, poiché era l'ala est proibita.
Al centro era situato un grosso tavolo in quercia massiccia, su di essa erano posizionate alcune mappe e tante candele attorno che ne illuminavano la superficie. Accanto ad esso sedevano su due imponenti sedie mio padre il re e la mia matrigna al suo fianco, intenti a parlare.

<Voi non potete farmi questo padre> urlai cercando di trattenere le lacrime
Mi avvicinai al tavolo al centro della sala e ignorai gli altri sguardi perplessi dei suoi consiglieri seduti ai lati della stanza
<Su Eloise, non fare la drammatica> disse la matrigna accanto a mio padre, si alzò lentamente e fece qualche passo che poi appoggiare le mani sul tavolo.

Si chiamava Diana Lancaster, era una giovane donna la quale si era sposata con mio padre. Aveva preso il posto di mia madre, morta qualche anno prima per un grave tumore. Di certo un re, non avrebbe mai potuto governare da solo, eppure in lei c'era qualcosa che non mi aveva mai convinto.
<Voi non siete nemmeno mia madre> dissi avvicinandomi al suo volto, cercai in tutti i modi di non far trapelare nessuna emozione

<Non sono vostra madre certo, ma sono la vostra regina e come tale, dovete fare quello che vi dico> disse avvicinandosi ancora di più, il suo sguardo fisso nei miei occhi e il silenzio della stanza durò qualche istante che sembrò un'eternità
<Mi scuso per questa situazione signor Timothée Chalamet> disse mio padre rivolto ad un'uomo in penombra, seduto su una poltrona accanto al focolare acceso che ergeva imponente infondo alla sala.

Rivolsi lo sguardo verso quest'ultimo, aveva lo sguardo divertito dalla situazione e mi scrutò con i suoi occhi di ghiaccio, da testa a piedi.
Aveva i capelli bruni spettinati, alcune ciocche gli cadevano sul volto e gli sfioravano le guancie rosate.
Addosso indossava una camicia bianca attillata che lasciava intravedere il suo fisico e le sue gambe erano leggermente aperte, avvolte da un tessuto blu.
Aveva la mano appoggiata sul manico della spada, la punta affilata era rivolta verso il pavimento in marmo.

Si alzò lentamente e si mise sulle spalle la pelliccia di qualche animale, probabilmente un'orso.

Lo guardai avvicinarsi al grande tavolo, maneggiando la lunga spada
<Avremo modo di ripresentarci come si deve un'altro giorno> si mise davanti a me con fare superiore, appoggiò la spada sul tavolo, sopra le mappe che ne ricoprivano la superficie
<Allora farò in modo che non mi possiate vedere> dissi incrociando le braccia al petto
<Io vi giuro che vi farò passare l'inferno, non ho intenzione di sposarmi> sbottai rivolgendo uno sguardo veloce a mio padre, il quale aveva le mani incrociate appoggiate alla bocca

<Come volete, ma sappiate che non perdo mai una guerra> disse avvicinandosi ancora di più, prese la spada e me la mise sotto al mento, alzandomi il viso in modo da guardarmi dritta negli occhi. Il ferro freddo della spada mi fece rabbrividire
<E guerra sia allora> pronunciai quelle parole e poi mi girai con passo svelto e uscii dalla grande sala nel silenzio più assoluto.

Non era mia intenzione sposarmi, non volevo diventare regina adesso, non ero pronta ad affrontare tutte le questioni politiche e tantomeno dover rimanere rinchiusa fino alla mia morte tra queste mura del castello.
Avevo due fratelli, Sebastian il più grande, aveva trovato sistemamento in Svezia, con una donna aristocratica. Jasper, il mio fratellino più piccolo, si stava allenando a combattere un giorno in guerra.
Dunque avrei dovuto portare avanti la nostra dinastia e assicurare all'Inghilterra una nuova alleanza.

Sospirai e mi accasciai nel letto della mia camera. Non gliela lascerò vinta, pur di essere ghigliottinata.

Spazio autrice
Hey, ecco la mia nuova storia! Guardate il trailer e fatemi sapere cosa ne pensate

Principessa Ribelle | Timothèe ChalametDove le storie prendono vita. Scoprilo ora