Capitolo 1: Tramonti e promesse

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"sai, ho sempre adorato questa canzone." disse Mia togliendo la cuffia che aveva all'orecchio e sciogliendo l'abbraccio con Noah. 

"allora perché non la vuoi più ascoltare?" chiese Noah guardandola alzarsi e camminare lungo lo spazio circostante.
"in realtà non c'è un motivo, semplicemente non mi va più di ascoltare musica." Arrotolò i lunghi e lisci capelli castano scuro intorno all'indice. Noah amava quando la sua amica giocava con i capelli, la guardava come se non ci fosse immagine più bella da vedere in tutto quanto il mondo. I due ragazzi si conoscevano da quando erano piccoli. I loro genitori erano amici di vecchia data che non avevano perso i rapporti e avevano fatto diventare amici anche i propri figli. Oltre loro due vi erano Alessio e Isabel. Alessio era il fratello maggiore di Mia, avevano quattro anni di differenze ma questo non ha mai ostacolato la loro complicità. Isabel era la figlia della terza coppia che componeva quel gruppo legato da un'amicizia così forte che era stata capace di resistere anche al tempo.
"l'ho sempre detto che sei strana."
"un giorno mi hai anche confidato che la normalità ti annoia parecchio."
"sì, infatti il mio tono non era dispregiativo."
"non ho mai detto questo."
"a volte mi mette davvero in difficoltà parlare insieme a te."
"se lo dici tu."
"è così."
"non posso farci niente."
"lo so." Noah sospirò continuando a guardarla. Non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.
"in questo momento mi andrebbe di vedere il tramonto." Mia sbirciò fuori dalla finestra per vedere se era ora, e con sua sorpresa, il sole stava per tramontare.
"hai visto? già è ora, come passa il tempo quando siamo insieme." c'era un puntino di delusione nella sua affermazione ma venne nascosto dall'entusiasmo a causa di quello che stava per vedere, così Noah che si accorgeva sempre di tutto non se ne rese conto. Le lanciò il giubotto, si mise il suo ed uscirono da quella piccola casetta abbandonata. L'avevano trovata qualche mese prima, mentre facevamo la solita passeggiata e dopo essersi assicurati che non ci abitasse più nessuno ne avevano costruito un rifugio per le giornate fredde. Fuori, dietro la casetta, vi era una panchina che affacciava ad un ormai abbandonato giardino ed oltre quello vi erano delle case, e per finire il mare. Era un'altra delle tappe delle loro passeggiate, ma a causa del tempo invernale stare in spiaggia non era possibile.
"Ma come fai a sopportarmi?" chiese Mia, che ogni volta si sentiva sempre meno adeguata. Lei e Noah avevano un rapporto unico che era certo non avrebbero perso facilmente, ma allo stesso tempo il suo carattere era così difficile che metteva in difficoltà anche la persona che forse le volevano più bene, al di fuori della famiglia. Non conosceva il motivo per il quale alzasse dei muri così grandi e difficili da scavalcare, o semplicemente non voleva ammetterlo a se stessa. Forse per il divorzio dei genitori che dentro di lei aveva lasciato un vuoto difficile da colmare. I genitori si erano separati da circa cinque anni dicendo che non si amavano abbastanza. Invece secondo lei si amavano, lo poteva ancora vedere, ma come aveva letto nel suo libro preferito, l'ultima canzone di Sparks, a volte l'amore non basta. Vedere i tuoi genitori lontani ti fa crescere in modo diverso, con un pensiero differente, a metà, come se mancasse una parte fondamentale che non riesci più a trovare. Pensi che l'amore non duri per sempre, che è solamente passione provvisoria che col passare del tempo si trasforma in abitudine e sopportazione, e solamente pochi hanno il coraggio di scappare da una prigione che rende infelici. Sua madre era una di quei pochi. Era vero, ancora amava il marito, ma quando le cose non funzionano hanno bisogno di un punto. Ci aveva messo così tanto a prendere quella decisione, ma voleva dare ai suoi figli l'esempio giusto, perché desiderava per loro la felicità vera,la stessa che aveva provato tempo prima con il proprio marito ma che a volte sfuma così tanto che alla fine si disperde. Le relazioni con gli altri le facevano paura, soprattutto se la portavano a provare delle forti emozioni. E Noah era capace di farle provare i sentimenti più forti mai provati nella sua vita. La maggior parte delle volte abbatteva i suoi muri come nessuno era capace di fare, lo faceva così silenziosamente che lei nemmeno se ne rendeva conto, e in quei momenti si permetteva di essere felice, completamente. Quando se ne accorgeva era molto spesso tardi, e si lasciava andare alle emozioni che travolgevano il suo cuore.
"mh, domanda complicata. Forse non ti sopporto proprio."
"ah no? Nemmeno io, se vuoi che sia sincera."
 "e allora perché sei qui?."
"rigiro la domanda a te."
 "perché sono qui? Perché mi hai detto di voler vedere il tramonto."
"non fare lo stupido. Intendo perché sei qui insieme a me, dato che non mi sopporti?"
 "perché ti voglio bene e perché voglio starti accanto nonostante tutti i tuoi difetti. Ecco, io non ti sopporto ma il bene che ti voglio è più grande di ogni tuo tentativo di respingere le persone. Ora tocca a te."
 "beh, io sono qui perché anche se a volte mi fai davvero impazzire, sei l'unico che riesce a farmi stare bene. È un po' contraddittorio no? Ma solo tu sai come farmi saltare i nervi e subito dopo farti perdonare senza troppi perché."
"oh, ma ti ringrazio."
 "ti prenderei a schiaffi."
"shh, adesso guarda il tuo tramonto." L'abbracciò e insieme volsero lo sguardo verso il sole che piano piano scendeva colorando il cielo di rosa, arancione e tutte le loro sfumature. Ma, tutti sappiamo che un tramonto e le emozioni che ci suscita, non possono essere descritte. Poco prima che il sole scomparisse completamente sotto le montagne dell'isola che si trovava di fronte al loro paese, Mia si girò verso di lui e rimase in silenzio per qualche secondo.
"guarda come il sole riesce a colorare il mare di ogni colore: oro, arancione, rosa. E guarda come la sfumatura continua per poi ritornare all'azzurro cristallino dell'oceano. L'acqua è così limpida e pulita che si sposa perfettamente con il colore degli scogli. Quel riflesso d'oro che i raggi del sole colorano sul mare è così.. non trovo la parola giusta per descriverlo. Posso rimanere qui per sempre?"
"potresti, ma il cielo cambierà in una manciata di minuti."
"purtroppo. Li vedi i raggi del sole?"
 "sì, li vedo."
"guarda come scolpiscono la loro forma nel cielo, come si prendono il loro spazio. Si inseriscono un po' di prepotenza fra l'azzurro del cielo e rimangono finché possono. Come se il sole volesse dimostrare che non è ancora andato via, come se dicesse <<io continuo a brillare anche quando sono tramontato, non smetto mai di farlo>> manda i raggi perché lui non può rimanere, per quanto lo voglia deve rispettare le regole del tempo, e adesso sta arrivando l'ora della luna e delle stelle. Però ci sono i suoi raggi che possono colorare ancora un po', e utilizzano tutto il tempo a disposizione per creare delle sfumature mozzafiato. Hanno un ruolo molto importante anche loro ma non sempre vengono ammirati perché non tutti guardano attentamente, non tutti si soffermano nei particolari, a volte la gente è così superficiale, mi chiedo come faccia a bastargli quello che vedono. Tutti dovrebbero guardarlo bene un tramonto, soprattutto un tramonto sul mare, non c'è niente di più bello e appagante."
"lo hai descritto in modo magnifico." Mia gli sorrise e appoggiò la testa sulla sua spalla. Chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi per potersi godere l'aria fresca mischiata al forte profumo di Noah, aveva sempre amato quella fragranza, perché rimaneva anche sulla sua pelle dopo un semplice abbraccio. Rimaneva nelle maglie che Noah prestava a Mia al mare, quando andavano a prendere il gelato o nelle felpe che le prestava quando aveva troppo freddo. Lui possedeva sempre i mezzi per farla stare bene, e se non li aveva improvvisava e ogni volta riusciva a trovare la soluzione giusta. Mia si girò verso di lui e ruppe il silenzio.
"mi prometti che anche se un giorno dovessimo litigare, ogni volta che guardi il tramonto pensi a me? a noi, alla nostra amicizia?"
"te lo prometto." Rispose lui con un sorriso. Apprezzava molto le sue parole ma sapeva che in quelle parole non vi era un secondo significato, altrimenti Mia, schietta per com'era, lo avrebbe detto subito.
"però devi prometterlo anche tu."
"te lo prometto." Rispose lei senza pensarci.
"in questo modo nessuno dei due potrà mai liberarsi dell'altro, e anche se durante tutto il giorno non ci penseremo, avremo la certezza, che, ad una certa ora, ci troveremo di nuovo insieme, tutti i giorni, fino alla fine. Non si può scappare da una promessa, giusto?" continuò lei tutto d'un fiato.
"giusto, anche se sono certo che noi due un modo per ritrovarci riusciremo sempre a trovarlo, da qualche parte."
 "sì, ma preferisco avere una garanzia, sai le cose a volte non vanno come vogliamo noi, le persone cambiano idea, le circostanze cambiano, tutto è in continua evoluzione, e a volte non possiamo proprio fermarla questa evoluzione, a volte è più forte di tutto." Fece un mezzo sorriso, si alzò dalla panchina e iniziò ad incamminarsi verso casa, seguita da Noah. Lei era una ragazza che aveva bisogno di continue rassicurazioni, ci aveva messo così tanto tempo a convincerla che le voleva bene e che poteva fidarsi di lui. Durante il tragitto verso casa, presero la strada che passava dalla spiaggia. C'era molto vento, così Mia si legò i capelli, ma il vento faceva svolazzare tutti i ciuffetti che uscivano dalla coda un po' disordinata. I suoi capelli erano troppo corti per poter stare tutti quanti dentro la coda senza muoversi.
"dai resisti, ci siamo quasi." Disse Noah divertito, guardandola innervosirsi mentre cercava di aggiustare i capelli.
"mi prendi in giro Noah?" disse irritata dalle risate sotto i baffi. Quando capì che non aveva intenzione di smettere gli tirò un pugno nel braccio. Noah lo sentì a malapena, perché rispetto a lei era più alto e massiccio. Ogni volta che la stringeva a se sentiva come se avesse fra le braccia un piccolo fiore che poteva essere stropicciato, infatti cercava di stare sempre attento, non voleva rovinarla per nessuna ragione. La chiamava la sua piccola perché era così piccola rispetto a lui, la prendeva in braccio ogni volta che gli andava e alle lotte vinceva sempre lui, usando il minimo della propria forza.
 "mi rimangio quello che ho detto prima. Mi fai salire i nervi quando fai così, lo sai?" disse ancora più nervosa.
" e dai, è divertente." Continuò a ridere sotto i baffi.
 "io non ci trovo niente da ridere." "ah sì?" in uno scatto le mise le mani nei fianchi ed iniziò a farle il solletico, ma si fermò subito alla vista di una macchina che sembrava familiare. Quando si abbassò il finestrino, ne uscirono i bellissimi lineamenti di Alessio illuminati da un paio di occhi color ghiaccio, al contrario della sorella che invece aveva degli occhi marroni, che al sole diventavano color nocciola.
"avete bisogno di un passaggio?" disse sorridendo. Alessio e Mia erano uniti da qualcosa che andava oltre il legame fratello-sorella. Avevano una complicità che faceva paura a tutti. Dopo il divorzio dei genitori Alessio avvertiva la malinconia che abitava la sorella e aveva cercato in tutti i modi di mandarla via: la portava spesso in spiaggia, le regalava libri, organizzava giornate con i suoi amici, le portava la pizza ogni volta che la vedeva più sciupata del solito e non smetteva mai di abbracciarla. Era durante questo periodo che i due fratelli avevano legato tanto: lui dormiva sempre insieme a lei, o almeno rimaneva finché non era certo che la sorella si fosse addormentata senza piangere. Le parlava per ore intere prima di andare a dormire, le raccontava la sua vita e faceva parlare molto anche lei. A volte parlare aiuta a non pensare, soprattutto quando ti immergi pienamente dentro il discorso. Così avevano iniziato a raccontarsi tutto quanto, e i segreti che prima abitavano lo spazio tra i due ora non esistevano più, e insieme a loro era sparito anche il piccolo spazio che li divideva. Mia sapeva che anche Alessio stava molto male per la faccenda e nel suo piccolo cercava di rendersi utile per tirargli su il morale. Lui non voleva che lo sapesse, non voleva si facesse carico di altri problemi ma una sorella lo capisce subito come stai, e in qualche modo il tuo umore riesce a migliorarlo. Erano stati uno necessario per l'altra, avevano quel legame che ti fa pensare che senza uno l'altra non potrebbe esistere. Lui era molto protettivo nei confronti di Mia, ma se c'era una persona con cui non lo era, quello era Noah. Non c'era motivo di preoccuparsi di Noah, lui era buono e non avrebbe mai fatto del male alla piccola Mia, non gli sarebbe nemmeno passato per la testa.
Salirono in macchina e alla radio c'era la canzone che stavano ascoltando prima, canzone della quale il testo non aveva abbandonato la mente di nessuno dei due.

Well let me tell you a story
About a girl and a boy
He fell in love for his best friend
When she's around, he feels nothing but joy
But she was already broken, and it made her blind
But she could never believe that love would ever treat her right
But did you know that I love you? or were you not aware?
You're the smile on my face
And I ain't going nowhere
I'm here to make you happy, i'm here to see you smile
I've been wanting to tell you this for a long while
Who's gonna make you fall in love
I know you got your wall wrapped on all the way around your heart
Don't have to be scared at all, oh my love
But you can't fly unless it lets ya,
You can't fly unless it lets ya, so fall
Well I can tell you're afraid of what this might do
Cause we got such an amazing friendship and that you don't wanna lose
Well I don't wanna lose it eitherI don't think I can stay sitting around while you're hurting babe
Come take my hand
Well did you know you're an angel? who forgot how to fly
Did you know that it breaks my heart everytime to see you cry....
                                                                                                           


                                                                                                                                                     -Fall, Justin Bieber

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 31, 2022 ⏰

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