~

1.1K 127 106
                                    

Non l'ho ricontrollata, se ci sono errori
mi scuso, nei prossimi giorni la correggo ok
baci

"Simo' passo a prende' 'na bottiglia de qualcosa, una mezz'oretta e ce so', fatte trova' pronto"

Simone ascolta per la terza volta la nota vocale che Manuel gli ha inviato, disteso sul letto e già pronto per uscire da almeno due ore.

Preme il tasto play sullo schermo e posiziona il dispositivo sul petto, con la cassa rivolta verso il suo viso: se chiude gli occhi può immaginare che le vibrazioni che percepisce provengano direttamente dal ragazzo placidamente disteso sul suo corpo.

Simone tenta di resistere, ma un sorriso si apre inevitabilmente sul suo volto, un sorriso lucente, felice ed emozionato: sono passate tre settimane da quando ha visto l'ultima volta Manuel, le tre settimane di luglio che il corvino ha passato a Glasgow da sua madre, e ora che sta per rivederlo si sente come un ragazzino, dal modo in cui non sta nella pelle per posare di nuovo i suoi occhi sul ragazzo.

Manuel è tutto ciò che Simone non è, e, soprattutto, è tutto ciò che Simone ama.

Un metro e ottanta di violenta bellezza, ricci indomabili, occhi di ambra che sembrano captare ogni minimo movimento dell'universo e una personalità fastidiosamente ammaliante: testardo, irascibile alle volte, ma anche estremamente sensibile, intelligente, simpatico, coraggioso, e milioni di altri aggettivi positivi a cui Simone non riesce a trovare una fine.
Mani a cui è sempre imposto di combinare qualcosa: che sia tra gli ingranaggi di un motore, tra le corde di una chitarra o con una penna in mano nel buttare giù parole che compongano le tanto amate poesie.

Manuel è libero, estremamente libero.
Libero nel pensiero, nelle azioni e nel cuore.

È il migliore amico di Simone, Manuel.
È anche la persona di cui è follemente innamorato Simone, Manuel.

Il corvino abbuia lo schermo del telefono, e tenta di ingannare il tempo di attesa controllando di avere tutto nelle tasche dei pantaloni e dandosi un'ultima sistemata ai capelli.

Quando è tornato da Glasgow ha subito accettato a uscire con i pochi compagni di classe che sono rimasti a Roma nella poco piacevole calura agostana, e non tanto perché sentisse la mancanza di Matteo, Chicca, Luna o Giulio, ma perché Manuel si è premurato di avvisarlo che sarebbe passato lui a prenderlo a casa, così da poter salutarsi e rivedersi, almeno per cinque minuti, prima degli altri.

Simone ne ha letto una richiesta di primato, una sorta di rivendicazione di importanza, e non ha dubitato prima di acconsentire, ché per lui, anche solo cinque minuti in solitudine con Manuel, sarebbero valsi l'intera serata con gli altri.

Controlla l'orario sul telefono: il tempo passa estremamente lento, ogni minuto sembra contenerne altri sessanta, e gli occhi stanno impazzendo nel rimbalzare dall'orario sullo schermo, alla finestra della camera che dà sul giardino della villa, in cui sperano di riconoscere la figura dell'amico in sella alla sua moto.

Il sorriso, come tatuato, non abbandona minimamente il viso di Simone, il quale inizia a sbattere spasmodicamente il piede a terra in attesa, e mentre passa da un social all'altro, senza porre attenzione realmente a niente, nel tentativo di vedere quella clessidra mentale finalmente esaurire ma sabbia dell'attesa.

Non lo ha mai provato prima, Simone, un sentimento del genere.
Una tale voglia di vedere qualcuno, di osservarlo nei gesti, nei movimenti, nelle espressioni.
Una voglia che gli fa fremere le membra, che quasi gli fa vibrare pure gli occhi, portando le palpebre a sfarfallare, e gli fa indolenzire gli zigomi per i sorrisi scomposti e permanenti che gli porta.

Canzone Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora