Nausea

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Scrive così il filosofo Ludwig Feuerbach al paragrafo sessanta della sua opera Princìpi della filosofia dell'avvenire: "La solitudine è finitezza e limitazione; la comunità è libertà e infinità. L'uomo per sé è un uomo (nel senso comune); l'uomo con l'uomo-l'unità di io e tu- è Dio". Ci sono stati giorni in cui ha condiviso pienamente questo principio, altri in cui non l'ho condiviso affatto, e altri ancora in cui ho oscillato tra il condividerlo e il non condividerlo.

Sono le quattro e mezza del mattino, e non riesco a chiudere occhio. Ormai sono mesi che non riesco più ad addormentarmi. Alcune volte attribuisco la causa di ciò all'eccessivo caos che infesta la metropoli in cui vivo, altre volte allo stress quotidiano che oramai sembra essersi impossessato della vita di tutti quanti, come un demone si impossessa del corpo di una persona, sostituendone l'anima; ma, in verità, non riesco a dormire perché non so più cosa sia vero e cosa sia falso, se esista ciò che è vero e ciò che è falso e se sia possibile per noi esseri umani distinguerli. Oltre ad aver perso irrimediabilmente qualsiasi tipo di certezza, ho anche perso la speranza di trovarne anche solo una in futuro. Ma perché tutto ciò? È stata la filosofia. Nel corso degli anni mi sono aggirato tra i più disparati scritti filosofici. Avessi trovato un solo principio stabile su cui poter fondare una scienza vera e soprattutto certa. Tutto ciò che ho acquisito è stata la cultura, ma non la verità. A questo punto qualcuno, sentendomi parlare in tal modo, potrebbe dire: "È naturale che tu ti senta così confuso. Del resto, è noto a tutti che la filosofia è solo una vuota chiacchiera. Dedicati piuttosto alla fisica e alla matematica, e vedrai quante belle e chiare verità troverai". Ma la verità è che la questione non è affatto così semplice. Innanzitutto, non esistono teorie scientifiche vere, ma solo teorie scientifiche valide, in quanto matematicamente corrette e supportate dagli esperimenti. Tuttavia, anche se venissero effettuati migliaia di esperimenti per verificare una teoria e questa venisse confermata ogni singola volta da quegli esperimenti, non potrebbe ancora essere definita "vera" e "certa", poiché sarebbe sufficiente un singolo esperimento in grado di contraddirla per rendere la teoria falsa definitivamente. Pertanto, nessun esperimento scientifico sarà mai in grado di rendere vera una teoria.

Passiamo ora alla matematica. Anche se ogni teorema ha la sua propria dimostrazione, come si può affermare con assoluta certezza che quella è effettivamente la dimostrazione del teorema in esame? Faccio un esempio per chiarire il concetto:

Principio di induzione. Per ogni n ∈ ℕ, consideriamo un'asserzione A(n) e supponiamo che

(a) A(0) sia vera;

(b) per ogni m>0, se A(k) è vera per ogni 0≤k<m, allora anche A(m) è vera.

Allora, l'asserzione A(n) è vera per ogni n ∈ ℕ.

Dimostrazione. Sia S l'insieme degli n ∈ ℕ per i quali A(n) non è vera. Supponiamo per assurdo che S non sia vuoto, allora per il principio del buon ordinamento esiste un elemento minimo m di S. Poiché per ipotesi 0 ∉ S, possiamo supporre m>0. Inoltre, per ogni 0≤k<m, A(k) è vera per la minimalità di m. Per ipotesi, questo implica A(m) vera, contraddicendo m ∈ S.

Per quanto la dimostrazione riportata qui sopra possa sembrare limpida e certa, come facciamo ad essere sicuri che è giusta? E se ci fosse sfuggito qualcosa? Come possiamo dimostrare con assoluta certezza che non ci è sfuggito effettivamente nulla?

Ormai si sono fatte le sei del mattino, Mi sforzo di alzarmi dal letto. Ci riesco, anche se mi è ogni volta più difficile, date che le mie giornate si fanno sempre più grigie. Esco di casa ed entro nel bar qua vicino a fare colazione. Mi siedo. Ordino, come al solito, un pezzo di torta di mele e un'abbondante tazza di latte. Nel frattempo, osservo le persone di fuori. In un certo senso non posso fare a meno di invidiarle. Sono individui ignari di tutto, che non sono mai entrati in se stessi né tantomeno hanno mai pensato di farlo per conoscersi veramente, che non hanno mai vissuto nemmeno per errore una forte crisi esistenziale dalla quale rinascere per essere proiettati verso una nuova forma di esistenza, che non hanno mai fatto i conti con i grandi problemi della vita e del pensiero umano, e che di conseguenza hanno vissuto in un'ignorante tranquillità senza nessuno di questi enormi drammi, alle prese soltanto di tanto in tanto con i loro banali problemi pratici della loro patetica e insignificante quotidianità. Come disprezzo tutto ciò! Persino il cameriere che mi sta portando la mia colazione è oggetto del mio incontenibile disprezzo.

Finisco la colazione ed esco a fare una passeggiata. Intorno a me ci sono solo locali e grattacieli. Come per il principio di Feuerbach, ci sono state volte in cui li ho considerati belli e maestosi, altre volte in cui li ho considerati a dir poco disgustosi ed esagerati, in quanto fin troppo distanti dalla primigenia purezza e semplicità della natura. Ora, il problema che mi pongo è il seguente: questi grattacieli sono belli o sono brutti? Dato che non possono essere entrambe le cose allo stesso tempo, come ci dice la logica di Aristotele, devono essere necessariamente o belli o brutti. Ma per quale ragione non riesco a trovare un giudizio definitivo su di loro oltre che su qualsiasi altra cosa? Possibile che io sia così complesso da cambiare opinione tanto repentinamente? Perché un giorno una cosa mi appare bella e degna della più pura contemplazione e il giorno seguente mi appare a dir poco detestabile o, peggio ancora, mi è del tutto indifferente? Sento che sto per vomitare.

Per calmarmi decido di dirigermi verso il parco dei cigni. Mi metto comodo su una panchina e rimango lì immobile per ore ad osservare i cigni che nuotano nel laghetto. Come se non potessi smettere di pensare e non fossi capace di starmene tranquillo anche solo per un breve istante, continuo a fare gli stessi ragionamenti fatti in precedenza. Ad un certo punto, non ne posso più. Così mi alzo e riprendo a camminare. Cammino senza sosta per le strade di questa grande città e osservo ogni cosa che mi circonda. Mi sento completamente estraniato da tutto e tutti. Non mi sento neanche più un essere umano, ma un semplice automa. Non provo più alcun genere di sensazione. È come se non esistessi affatto.

A questo punto, non avendo più alcuna ragione per proseguire, mi incammino verso il mio appartamento. Una volta rincasato, mi siedo alla mia scrivania e sfoglio qualche libro, ma, poiché tutto mi appare vuoto e indifferente non mi concentro neanche su quello che sto leggendo. Non so neanche che genere di libro io stia leggendo: è un libro di filosofia, un romanzo, una tragedia, una commedia, un libro di poesie, un libro di fisica, un libro di matematica, un libro di aforismi? D'un tratto la nausea che ho iniziato a provare stamattina e che non se ne è mai realmente andata si fa sempre più violenta. Corro in bagno e vomito anche l'anima. Privo di qualunque sensazione mi stendo sul letto. Mi sembra di aver vomitato tutta l'assurdità della mia vita e del mondo. Forse sono guarito.

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⏰ Last updated: Jan 09, 2023 ⏰

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