Scaldabagno Monopedale

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Louis aveva fatto una cazzata assurda quando aveva detto a sua madre che ce l'avrebbe fatta benissimo a vivere da solo.

Non era in grado di cucinare e ogni giorno si deprimeva, davanti al solito pasto precotto, pensando ai gustosi manicaretti di Johanna. Non era in grado di usare la lavatrice, perché sbagliava sempre programma e, irrimediabilmente, i suoi vestiti cambiavano colore. 

Non era in grado nemmeno di pulire tutto come si doveva, perché non capiva la differenza tra un detersivo e l'altro, né come si usassero.


Quindi, quando uno stramaledetto sabato sera che aveva deciso di passare in palestra, perché aveva avuto una settimana orrenda in ufficio, era rientrato a casa e aveva scoperto che non c'era acqua nel bagno, Louis aveva capito che c'era qualcos altro che non era in grado di fare: rendersi conto che una casa senza scaldabagno, nel 2014, non può esistere.


L'aveva affittata ad un prezzo abbastanza conveniente, riusciva a pagare tutte le spese col suo stipendio di architetto, ma non aveva voluto ascoltare sua madre, né tantomeno quella sputa sentenze di sua sorella Lottie, quando gli avevano detto che in quella casa mancavano un sacco di cose, tra cui un balcone e uno scaldabagno.


"Come fai se poi il container si blocca? E se poi piove e non puoi uscire in mansarda a controllare? E come fai senza un cavolo di balcone?"

Louis quella sera poteva sentire le voci nella sua testa, la più rumorosa era la sua, però, perché come diavolo avrebbe fatto, di sabato sera, a trovare un fottuto idraulico disposto ad aiutarlo? Cosa gli avrebbe detto?


Rassegnato, poggiò sulla sedia dell'ingresso la borsa piena dei suoi attrezzi da palestra, maledicendosi per non aver avuto voglia di farsi una doccia lì e, togliendosi la felpa della tuta e restando a petto nudo per il caldo e il sudore che ancora sentiva addosso, compose tutti i numeri di tutti gli idraulici di Holmes Chapel.

Ovviamente nessuno rispose, un paio avevano addirittura la segreteria telefonica che intimava a contattarli non prima di lunedì mattina e, al settimo tentativo, stava per arrendersi. Però Louis faceva sempre un gioco: ogni volta che usava il cellulare faceva fare dieci squilli prima di mettere giù, quindi avrebbe aspettato fino al decimo tentativo, poi avrebbe desistito e avrebbe chiesto, con vergogna, di andare farsi la doccia da sua madre.


"Pronto?" Il miracolo, a quanto pare, era appena avvenuto.

"Sì, mi scusi per l'ora, ma ho un'urgenza, sono senza acqua, ho bisogno di collegare uno scaldabagno e..."

"Uno scaldabagno? Signore, ma ha idea di che ore sono? Non è un lavoro di dieci minuti!"

Il tipo che aveva risposto, secondo Louis, pareva parecchio infastidito, ma non lo biasimava, probabilmente anche lui si sarebbe indispettito se l'avessero chiamato per lavorare di sabato sera.

"Lo so, sono un architetto, immagino che dovrà trovare lo spazio, trapanare il muro, cose così, ma le ho detto che è urgente, quindi prima comincia e meglio sarà."


Quello che Louis non sapeva era che l'idraulico che aveva contattato non lavorava da un po', quindi per lui era stata una manna dal cielo quella telefonata. In quella settimana aveva soltanto bighellonato, sua sorella continuava a dirgli di dedicarsi a qualcosa che gli piacesse veramente e lui si era stufato di ascoltarla. Quindi aveva detto "va bene, signore, mi dia il suo indirizzo e verrò a fare un primo sopralluogo" e aveva preso appunti e dato appuntamento a Louis per circa mezz'ora dopo.

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