1. Home "Sweet" Home

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*Rating ROSSO: vi avviso che in questo capitolo sono presenti descrizioni di maltrattamento, lotta, violenza sessuale e linguaggio forte. Se siete sensibili, non leggete.*

Se qualche mese fa mi avessero chiesto di immaginare la parola "casa" e dire le prime definizioni che me la ricordavano, non avrei esitato un secondo a rispondere. "Casa" significava tutto ciò che per me contava di più: famiglia, amore, fratellanza, fedeltà, protezione...

Fu così, finché non mi innamorai di un vampiro e capii che le persone con cui ero cresciuta, per tutti quegli anni, mi avevano nascosto più segreti di quanto pensassi, riguardo le mie vere origini. Fino a quel momento, non avrei mai immaginato che sarei stata costretta a cambiare idea, così brutalmente e violentemente. Vivevo nella mia tranquilla ignoranza, all'oscuro di ogni verità. Per un po' rimasi fermamente convinta che sarebbe stato meglio non sapere, ma restare nell'inconsapevolezza, per quanto potesse essere vista come una forma di auto-protezione, a lungo andare ero certa che mi avrebbe deteriorato. Quindi, tutto sommato, ero grata che la verità fosse venuta a galla, ma non mi sentivo ancora totalmente pronta a realizzarla, ad accettarla.

Ora però mi sentivo sperduta. Avevo avuto due "case" nella mia vita, due famiglie, ed entrambe mi erano state portate via. Quella originaria, dove ero nata e avevo vissuto per i primi sei anni della mia vita, e quella adottiva, dove ero cresciuta e mi erano state insegnate le basi per sopravvivere in questo mondo. Pensandoci bene però, forse c'era una terza "casa" per me, una terza famiglia, che non avevo potuto sperimentare: quella con i miei veri genitori, Emmett e Renée.

Ancora stentavo a crederci, sembrava impossibile. Eppure, le foto di Emmett parlavano chiaro e quando misi alle strette Jonathan e Mary non poterono far altro che dirmi parte della verità. Per cui, qualcosa di vero doveva pur esserci.

Negli ultimi due giorni trascorsi in cella di isolamento, in quelle quattro mura di cemento armato stregato, con le pareti fredde e scure, con una sola finestrella che non potevo raggiungere perché situata troppo in alto, avevo avuto modo di riflettere, parecchio. Capii che cosa volevo davvero nella vita: amare e essere amata, avere questa libertà incondizionata di poter scegliere. Ma nella realtà dove vivevo non era possibile. Non c'era tempo, non c'era spazio, né per l'amore né per i propri desideri, a meno che tutto ciò non fosse in linea con gli ideali del Conclave e, allora sì, in quel caso potevi avere possibilità di "scelta", se così si poteva definire. E se "casa", adesso, per me, significava costringermi a essere qualcuno che non ero, piuttosto che aderire al sistema, avrei preferito essere una vagabonda per il resto della mia vita.

Dei passi lontani e pesanti, accompagnati da un tintinnio di chiavi, mi ridestarono dai miei pensieri. Ad un certo punto, la figura di un uomo si fermò, proprio davanti alla mia porta blindata, e sentii la serratura scattare per aprirsi. La luce che entrò quasi mi accecò alla vista e, non feci neanche in tempo a mettermi in piedi, che un getto gelido di acqua mi arrivò addosso, facendomi ricadere a terra.

Cominciai ad ansimare e a tossire, tremando per il freddo. Indossavo solamente la mia tenuta da combattimento, ormai da giorni, e le celle della prigione di Alicante non erano certamente famose per tenere al caldo i loro detenuti, come nessuna prigione al mondo, immaginai.

Quando lo guardai meglio, lo riconobbi. Era Carl, uno dei Cacciatori che si occupavano della gestione della prigione, e si stava avvicinando a me, ridacchiando. Ero sicura che quel sadico si divertisse a svolgere quel lavoro, sicuramente aveva modo di sfogare tutte le sue frustrazioni personali.

Riuscii a sedermi prima che si accovacciasse davanti a me, in modo tale che potessi guardarlo negli occhi. Era alto e di costituzione massiccia, pelato e con la pelle del viso visibilmente rovinata, probabilmente dovuto da tutti i combattimenti a cui aveva preso parte. Aveva degli occhi talmente azzurri da mettere inquietudine, un grosso naso ingobbito e delle labbra sottili nascoste da una considerevole barba rossa. Indossava anche lui una tenuta da combattimento, ben rifornita di armi sicuramente, ma più consumata della mia e odorava di sangue e putrefazione.

THE WORLD OF DEMONS II - L'EREDE DELLE TENEBRE || Twilight/Shadowhunters ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora