tw: f-word, un gruppetto di stronzi
Simone Balestra percorre il corridoio del piano terra del liceo ''Leonardo da Vinci'' a passo pesante, ma con un'inedita sicurezza. Sembra passato un solo giorno da quando quella scuola gli sembrava una giungla brulicante di animali feroci pronti ad attaccarlo, fatta di pareti mobili pronte a schiacciarlo su sé stesso, piena di mani invisibili a soffocarlo senza preavviso.
Guardarla con una luce diversa è quasi sorprendente. Gli risulta addirittura più grande, spaziosa, luminosa. Gli sembra, finalmente, luogo di cultura, incontro e socializzazione. Luogo di salvezza per molti, nonostante non abbia smesso di nascondere le insidie della crescita, delle difficoltà di apprendimento e di un corpo docenti spesso poco collaborativo.
Comunque, Simone si ripete che ogni cosa avrà il suo tempo.
Un mattoncino sopra l'altro e, piano piano, si costruisce un muro, poi un castello, poi un regno intero – dove ognuno ha il suo ruolo ma nessuno regna davvero.
Ri-Costruire è ormai il motto che lo identifica e ne porta fiero la sua bandiera.
A poco a poco, mattone dopo mattone, è riuscito anche a ricostruire sé stesso.
E se una volta lo soffocava la paura di non esistere, di essere niente, di essere mezzo o di essere tutto ciò che gli altri non volevano che fosse, nell'anno della sua maturità può ritenersi fiero e soddisfatto di essere il rappresentante più votato della storia di quell'istituto, il punto di riferimento di molti. Può essere fiero del nuovo Simone, sicuro di sé stesso, delle sue capacità, di ciò che può offrire agli altri senza dover per forza chiedere qualcosa in cambio. Quel Simone che, comunque, conserva e mostra – con coscienza – le sue fragilità, quelle che agli occhi degli altri lo rendono finalmente umano, e non più la macchina perfetta che si era sempre sforzato di essere.
Non è sempre facile, comunque, assumere un ruolo simile.
Quella sfilata a cui è costretto, sotto lo sguardo di alcuni studenti preoccupati, ne è la prova. Cerca di tranquillizzarli lanciando occhiate rassicuranti e qualche cenno di saluto – che tanto lo sanno che nessuno di loro saprà nulla, almeno fino al giorno successivo – e continua a camminare verso la sua classe, dopo essere uscito dall'ufficio della Smeriglio con Chicca e Dante.
Ha faticato mesi per quel compromesso, mosso da molto di più del semplice ruolo che ricopre – e in realtà si prenderebbe a schiaffi per il modo in cui, nonostante tutto, certe cose non cambino mai. La verità è che sulle spalle, oltre alle responsabilità che si è assunto dal giorno in cui ha deciso di candidarsi per dare una svolta al piattume che sentiva dentro, sente il peso di un favore che ha bisogno di ricambiare.
Allora, per una volta, va bene essere il privilegiato della situazione.
Il bello – o il brutto? o il tremendamente assurdo? – è che lo rifarebbe una, cento, diecimila volte, purtroppo. E sì, anche se discutere con la Smeriglio significa dover settare il proprio volume d'emissione vocale a frequenze che Simone neanche pensava di poter raggiungere, anche se significa dover tenere testa ad una delle menti più ingarbugliate di quell'istituto.
Lo fa presente Chicca che, alle sue spalle, borbotta e si lamenta con Dante – una presenza muta in quel dibattito, per una volta e fortunatamente – che annuisce e ridacchia sotto i baffi per la teatralità e il linguaggio colorito con cui la ragazza esprime il suo disappunto su alcuni temi del discorso.
Anche a Simone verrebbe da ridere se non fosse troppo impegnato a imbastire un discorso per la classe, senza scendere nei dettagli su cosa sia avvenuto in quell'ufficio. Nulla di grave, comunque, ma in merito a quell'argomento gli equilibri sono sempre troppo fragili e basta un soffio di fiato per spezzarli.
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Eleganza | OS Simuel • 14/02
Fanfiction''Chiamalo marketing, chiamala trashata, chiamala San Valentino - tanto è uguale, so' sinonimi.''