Lo dico prima
perché magari qualcuno dopo non lo leggerà e invece credo sia importante.
Questo capitolo lo dedico a tutte le persone che durante il normale corso della vita hanno perso amicizie e amori; a tutte quelle che si sono logorate con il tempo e i sensi di colpa; a tutte quelle che pensano di aver sbagliato e di doverne pagare le conseguenze per sempre, punendosi per qualcosa che in realtà non dipendeva solo da loro.
Perdonatevi.
Chi eravate ieri non è chi siete oggi e nonostante il male che può essere stato fatto, si può sempre recuperare partendo da noi stessi.
Ci sarà sempre quel rapporto che non si recupererà, perché le persone cambiano, perché le persone rimangono rancorose, perché altri mille perché.
Non possiamo cambiare gli altri, né le loro esperienze nei nostri confronti, ma quella persona a cui dobbiamo tenere e di cui dobbiamo curarci siamo noi.
Per noi stessi possiamo sempre fare qualcosa,
prendiamocene cura.
Parte II
A due settimane e un giorno, un messaggio finalmente illuminò il telefono.
"Sei a casa a Londra?"
Non appena lo sguardo di Harry lesse l'anteprima sulla schermata, balzò in piedi talmente veloce che quasi perse l'equilibrio. Il numero ancora non salvato di Louis brillava bianco sopra quelle poche parole. Velocemente si sfilò la chitarra dalla spalla per fiondarsi a rispondere. Semplice e diretto, senza convenevoli inutili.
"Sì."
Il tempo di vedere il proprio messaggio visualizzato, che il suo citofono suonò.
Quel rumore lo fece immobilizzare sul posto. L'unica cosa che fu in grado di fare dopo qualche secondo di stasi, fu affacciarsi sull'ingresso per gettare un'occhiata allo schermo del del citofono. Una macchina nera, con il finestrino abbassato, era ferma davanti all'interfono. Era davvero...? Il citofono suonò ancora e solo a quel punto Harry si ridestò, convinto finalmente che quello non fosse un sogno e che veramente Louis fosse arrivato a bussare alla sua porta. Scattò in avanti andando ad aprire prima il cancello per permettere alla macchina di entrare nella proprietà e poi, subito, la porta d'ingresso.
Forse avrebbe dovuto attendere che bussasse anche a quella, ma non ce l'avrebbe fatta ad attendere quei secondi, preferiva seguirlo con lo sguardo ad ogni minimo spostamento e movimento. Con le braccia strette intorno a se stesso per tenersi quel poco possibile al caldo, si appoggiò allo stipite della porta mentre Louis arrivava con la macchina dritta davanti casa, lasciandola lì e richiudendosi la portiera alle spalle senza neanche prendere le chiavi per chiuderla. Sembrava... nervoso? Il cuore di Harry prese a battere più veloce.
"Lou..." lo chiamò piano, quando lo vide fermo sugli scalini in legno, senza fare nessun altro passo avanti. Dio, doveva salire, doveva continuare, doveva avvicinarsi o lui non avrebbe sopportato di vederlo andare via di nuovo. Durante quei giorni era stato bravo a non contattarlo, era stato fiducioso, si era fidato di lui e del fatto che sarebbe tornato una volta che la nebbia della sua mente si fosse diradata eppure ora non poteva mentire, una parte di lui credeva che Louis fosse lì per fargliela pagare ancora una volta, prima di sparire di nuovo.
STAI LEGGENDO
I'm not ready to let you forget me|| Larry Stylison
Fanfiction'The skin deep' è un progetto che porta coppie ad interrogarsi grazie all'utilizzo di alcune carte poste al centro del tavolo con su scritte alcune domande. Certe comode, confortevoli, altre ben più complicate. Le coppie però non sono sempre e solo...