Le Lande

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Era ormai quasi mezzogiorno, e il sole irradiava le sabbie con la sua luce di un arancione opaco, tingendo l'aria e il terreno delle Grandi Distese Sabbiose Alluvionali di una tonalità vermiglia. Il caldo era quasi insopportabile, dovevano esserci almeno 48 gradi e la temperatura stava ancora aumentando, non tirava un filo di vento ed il cielo olivastro non era macchiato nemmeno dalla più piccola nuvola. Chiunque conoscesse quella zona sapeva perfettamente che in una giornata del genere solo un pazzo avrebbe osato viaggiarci in mezzo; non c'erano fonti d'acqua né ripari nel raggio di decine di chilometri, la selvaggina scarseggiava ed il più vicino insediamento distava quasi tre giorni di cammino. Come se ciò non bastasse, quel territorio impervio era noto per essere infestato da feroci bande di predoni belgoi. Queste numerose avversità erano sufficienti per scoraggiare anche i mercanti ed i viaggiatori più intraprendenti, che attraversavano le Distese solo in rarissimi casi, dopo essersi ampiamente riforniti di viveri e guardie mercenarie per la scorta.  Era dunque assai fuori dall'ordinario la vista del gruppo che percorreva quel paesaggio arido; si trattava in totale di quattro individui, tre dei quali erano in sella ad altrettanti crodlu, mentre l'ultimo era seduto su un robusto carro trainato da altri due di quei possenti rettili bipedi. Dei tre che cavalcavano i crodlu due erano esseri umani, più precisamente un uomo e una donna, coperti con pesanti abiti di lana che nascondevano le loro fattezze e li proteggevano dai crudeli raggi del sole, mentre il terzo era un mul, un mezzo nano, alto quanto un uomo ma dotato del vigore muscolare caratteristico dei nani, era calvo come tutti i membri della sua razza, e gli unici indumenti che indossava erano un perizoma nero, dei sandali e due cinghie di cuoio che gli attraversavano diagonalmente il torace muscoloso, lasciando scoperta la sua pelle color del rame. L'ultimo membro della comitiva seduto sul carro era invece un mezzogigante, che anche da seduto superava facilmente il metro e ottanta, il suo corpo massiccio e muscoloso era in gran parte nudo e coperto solo da un perizoma e un cappuccio di lana che gli avvolgeva la testa, sulla grande schiena spiccava minaccioso un tatuaggio che raffigurava la testa ringhiante di un klar, un feroce predatore che popolava le catene montuose. Nonostante viaggiare attraverso le Distese con un gruppo così ridotto fosse sicuramente una mossa azzardata, un occhio esperto avrebbe immediatamente capito che i membri di quella comitiva non erano semplici vagabondi, ognuno di loro era infatti armato: legata alla sella del maschio umano si trovava una lancia corta moltoaffilata ricavata da un osso, sulla schiena del mul era fissata una spada dalla lama di ossidiana seghettata, sul carro, affianco al mezzogigante, riposava una grande ascia con la testa anch'essa fatta di pietra nera, e guardando attentamente la tunica della donna si sarebbero potute individuare delle protuberanze che tradivano la presenza di due pugnali celati sotto i vestiti. Erano ormai due giorni che viaggiavano attraverso quel vasto deserto, muovendosi nelle ore più fresche della giornata e sostando per rifocillarsi quando il sole ardeva più intensamente. Quella mattina erano partiti alcune ore prima dell'alba dopo una dormita breve e tutt'altro che soddisfacente, il caldo e la stanchezza che il mul ed il mezzogigante, grazie alla loro naturale robustezza e al duro addestramento come gladiatori, sopportavano di buon grado, stavano mettendo in seria difficoltà gli altri due, più carenti in termini di resistenza fisica. L'uomo, ormai stanco, tirò le briglie del crodlu arrestandone la corsa, per poi rivolgersi ai suoi compagni: “Per stamattina può bastare, tra poco il sole sarà alto, quindi suggerisco di fermarci per riposare e di ripartire più tardi.” gli altri tre lo imitarono fermando le loro bestie, il mul fu il primo a rispondere: “Sei sicuro che sia il caso di fermarsi? Se proseguissimo per un'altra ventina di miglia potremo accorciare il viaggio di mezza giornata.” la donna scosse la testa: “ Non se ne parla! Con questo sole non siamo in grado di proseguire, dobbiamo fare una sosta.” il mezzogigante annuì “Ha ragione la padrona” l'uomo, mentre scendeva dalla sella, si limitò ad aggiungere: “Se continuiamo, rischiamo di sfiancare i crodlu e a quel punto dovremo fermarci comunque, quindi tanto vale farlo subito.” il mul, rassegnato, smontò dal grande rettile “Se continuiamo a fare tutte queste soste, non arriveremo mai a Kleed.” sbuffò irritato. “Perché tanta fretta, Borthomar? Il villaggio non scappa di certo.”  lo canzonò la donna. “Questo lo so perfettamente, ma nel caso non te ne fossi resa conto le nostre provviste non sono infinite, abbiamo già svuotato quattro otri e mangiato metà delle uova di erdlu; se non arriviamo entro due giorni rimarremo senza cibo e acqua nel mezzo di questa trappola mortale!” replicò secco l'ex gladiatore. L'uomo, che in quel momento stava aiutando il mezzogigante a montare le due grandi tende prese sul carro, rispose al mul: “Non ti devi preoccupare, ho seguito con precisione le indicazioni della mappa, saremo fuori dalle Distese al massimo dopo il tramonto di domani.” “ Sarà meglio, non mi piace per niente questo posto” disse Borthomar guardandosi intorno, quasi con timore “Brutti ricordi?” chiese l'uomo alzando lo sguardo stanco sul compagno “Anche” rispose lui con voce cupa, ricordava fin troppo bene i giorni infernali passati a marciare  attraverso quelle lande sotto il sole cocente e le frustate dei razziatori che lo avevano strappato dalla sua casa quando era ancora un bambino, per venderlo al mercato degli schiavi di Urik. “ Ma non solo, è proprio il territorio che mi innervosisce: non c'è un solo riparo, un nemico ti può avvistare a chilometri di distanza, per non parlare del fatto che da quando siamo entrati in questo maledetto deserto non abbiamo incontrato nemmeno il più piccolo animale o un filo d'erba: questa terra è morta.” concluse guardandosi intorno, come se temesse che le sue parole facessero materializzare chissà quale nemico. “ Di questo possiamo ringraziare la saggezza e la generosità dei re stregoni.” rispose Hemah (era questo il nome dell'uomo) con la voce pregna di sarcasmo. “Come il nobile Hamanu, leone del deserto e signore del mondo, che nella sua benevolenza distrugge le terre fertili per alimentare il suo sconfinato potere, con cui protegge e governa con amore noi tutti!” “ Che vada al Drago, lui con tutti i suoi fottuti servi!” sospirò Ishtar, la donna, mentre liberava dal turbante i lunghi capelli ricci e si sdraiava dentro la tenda appena montata. “ Non ti preoccupare, ormai siamo al di fuori della loro portata.” disse Hemah sdraiandosi accanto a lei, scoprendo il volto affilato e spigoloso incorniciato da una corta barba scura, la bocca incurvata in un sorriso stanco. “E se ci stessero ancora seguendo?” chiese dubbiosa lei, mentre l'uomo alzava gli occhi al cielo “ Quante volte te lo devo ripetere, li abbiamo seminati: non c'è modo che possano aver seguito le nostre traccie dopo la tempesta di sabbia di due giorni fa!” “E se avessero usato dei cilops?” si intromise Borthomar, riferendosi ai giganteschi millepiedi allevati dai templari, molto apprezzati per la loro capacità di seguire le prede rintracciandone le aure psichiche. “Tsk, credi davvero che non ci abbia già pensato?” rispose Hemah seccato “ Da quando ce ne siamo andati ho speso gran parte delle mie energie per confondere la nostra traccia psichica, quindi se anche ci provassero si ritroverebbero semplicemente a girare intorno. Inoltre i templari non si spingerebbero mai così lontano solo per dare la caccia a tre schiavi fuggiaschi e ad uno psion ribelle.” “ Ma non siamo dei semplici fuggiaschi, abbiamo ammazzato due dei loro.” ribatté il mul. “ Se è per questo abbiamo rubato dell'acqua e ammazzato un ricco mercante vicino al re” rispose semplicemente Hemah “ricco mercante che tra l'altro era il vostro padrone. Per tutti questi crimini il codice di Hamanu stabilisce chiaramente che la pena è la morte, e quasi certamente se ci avessero preso lì saremo stati giustiziati sul posto o più probabilmente ancora ci avrebbero tagliato le mani e fatto diventare parte del tributo al Drago. Ma la verità è che i templari fanno rispettare le leggi solo quando e dove il Leone gli impone di farlo, finché siamo fuori dal loro territorio non si preoccuperanno di venire a cercarci.” “ Meglio così.” disse Borthomar sedendosi sulle stuoie dentro la seconda tenda. “Prima questa dannata faccenda sarà finita, meglio sarà per tutti noi.” “ A chi lo dici, non vedo l'ora di potermi godere la vita a Tyr in pace” disse l'uomo mentre, sdraiato e con gli occhi socchiusi, sembrava sul punto di addormentarsi. “Credi che li sia diverso da Urik? Che la vita sia più semplice?” disse la donna con un cipiglio che le deturpava i lineamenti.
“Beh, perlomeno re Kalak non è così intransigente o paranoico come lo è Hamanu, inoltre se infrangi la legge i suoi templari sono disposti a chiudere un occhio in cambio di un paio di cocci, tutto sommato se sei ricco si vive meglio che altrove.” “Se sei ricco...” sottolineò Ishtar con tono scettico. “ Ti garantisco che ho intenzione di entrare in quella città con abbastanza cocci da fare il signore per il resto della vita, e anche voi potrete fare lo stesso.” “Sempre dell'idea che in quelle rovine troverai chissà quali tesori?” continuò imperterrita lei, che dall'inizio riteneva fin troppo ottimista il piano dello psion;  aveva accettato di unirsi a lui solo per essere liberata e avere la possibilità di ammazzare quel porco del suo padrone. “ Ne sono più che certo, il vecchio che me ne ha parlato era tutto tranne che un bugiardo.” affermò Hemah. “Non so perché, ma il fatto che sia stato giustiziato dai templari per aver insultato ad alta voce il Leone nella piazza centrale mi fa dubitare che fosse così affidabile come lo descrivi” Hemah ignorò il sarcasmo nella voce della donna “Ti garantisco che anche se da ubriaco era capace di fare enormi idiozie, non mi ha mai raccontato qualcosa di cui non fosse certo.”  “Speriamo che questa non fosse la prima volta allora....” mormorò ancora. “Oh insomma, nessuno ti obbliga a seguirci Ishtar: se vuoi venire bene, altrimenti puoi pure andare al Drago. Ma sappi che in questo caso non avrai un solo coccio di quelli che avevamo pattuito!” sbottò lo psion, irritato da quelle provocazioni. Immediatamente Geon, il mezzogigante, che fino a quel momento era stato seduto accanto a Borthomar senza proferire parola, si alzò in tutta la sua imponente statura, avvicinandosi alla tenda dei due umani con fare minaccioso. Il possente guerriero guardò con espressione truce l'uomo, che appariva quasi come un bambino se paragonato a lui “NON PARLARE COSI ALLA PADRONA!” tuonò con una voce che avrebbe intimorito un drake di fuoco, ma che non allarmò minimamente Hemah, il quale a dispetto della stanchezza scattò agilmente in piedi “ Oh bene, il soldatino difende la sua padroncina.” sibilò beffardo “Sai solo fare la voce grossa o sei anche capace di agire, scimmione?” dalla sua espressione si capiva chenon scherzava, era disposto a combattere: nella mano destra impugnava la sua lancia, mentre dalla sinistra era pronto a scatenare il potere della sua mente contro Geon. Il mezzogigante, pur non essendo armato, non era da meno: i nervi del suo collo erano tesi e teneva alta la guardia come un pugile, pronto a tempestare di colpi l'avversario con tutta la sua spaventosa forza. “TI SCHIACCIO INSETTO!” ma prima che potesse saltare addosso all'uomo, Borthomar prontamente intervenne mettendosi tra i due: “Calmatevi! Ragionate, scannarci tra di noi adesso è l'ultima cosa che ci serve!” Ishtar dal canto suo si avvicinò al colosso e gli mise una mano sulla spalla sussurrandogli con dolcezza “Geon, calmati! Non è il momento ne il luogo adatto per questo genere di cose.” “Ma padrona, ha iniziato lui!” si lamentò il mezzogigante con un tono quasi infantile. “Lo so, ma te l'ho già detto, non è il momento” lo fece chinare con delicatezza, per poi sussurrargli in un orecchio a voce ancora più bassa “lui ci serve. Mi serve, quindi devi cercare di sopportarlo, fallo per me.” Geon a quelle parole sembrò calmarsi un po' “Va bene padrona.” borbottò in maniera quasi comica “Ma lui non mi piace, di lui non mi fido.” “Nemmeno io, ma per il momento assecondiamolo.” mentre tra la donna e il suo servo avveniva questo scambio, lo psion si era seduto nuovamente sotto la tenda come se nulla fosse successo, e il mul lo aveva seguito per parlargli . “Sei impazzito? Perché ti sei messo a provocarlo?” gli sussurrò “Io non ho provocato proprio nessuno, mi sono limitato a mettere in chiaro le cose con quella mocciosa viziata. È stato quell'animale da soma a venirmi addosso, mi sono semplicemente difeso.” ribatté Hemah stizzito. “Sia come sia, in futuro cerca di misurare le parole: con i mezzogiganti non è facile ragionare.”  “Lo terrò a mente.” rispose lo psion con noncuranza, un attimo prima di sdraiarsi con le braccia incrociate dietro testa.

Un viaggio sotto il sole neroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora