Prologo

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Abigail
Con una maglietta e un jeans indossati all'ultimo minuto, scappando di casa per via delle urla dei miei genitori é diventata la quotidianità...

Con le lacrime che non smettono di uscire, trovo la carica giusta per uscire dalla finestra della mia camera e stare per non so quante ore qui fuori al freddo.

Ma piuttosto che sentirli, preferisco prendermi un raffreddore.

Inizio a tremare, cavolo... Non ero pronta a questo freddo glaciale.
Mi siedo sulla solita panchina, che mi ospita da ormai da mesi.

Mi tocco le tempie e cerco di massaggiarmi il dolore alla testa che continua a non darmi tregua.

I miei genitori litigano sempre di più da quando mio padre ha tradito mia madre.

Capisco a pieno mia madre, il loro amore era come Romeo e Giulietta o Renzo e Lucia, non so cosa gli sia preso, so solo che sarò per sempre dalla parte di mamma.

Serro i pugni e li appoggio sulla panchina, mentre i miei ondulati capelli ramati mi ricadono su tutto il viso, le lacrime sono bollenti qui fuori, sembra lava che brucia ardente e riga le mie guance.

Per una ragazza di diciotto anni é dura vivere con tutto questo stress.
Il freddo mi entra fino ai polmoni, l'aria diventa sempre più pesante.

Passa non so quanto tempo, finché il mio cellulare non inizia ad accendersi.
Mentre mi asciugo le lacrime sblocco il cellulare e vedo un messaggio da parte di mamma.

Mamma: tesoro torna a casa, dove sei? Io e tuo padre ci stiamo preoccupando é tardi...

Sbuffo, fa finta come se non succedesse mai nulla a casa.
Quasi lancio il telefono per il nervoso del suo messaggio e decido di non risponderle.

L'unico pensiero che mi da la forza di continuare é solo il ricordo di nonna e del bel rapporto che avevamo.

Ricordo che quando stavo male a casa, mi rifugiavo da lei e finché non mi vedeva con il viso sereno non mi lasciava mai sola.

Purtroppo mi ha lasciata due anni fa, senza di lei nulla é più uguale. Sospiro e alzo gli occhi verso il cielo, questa notte é proprio tranquilla, il contrario di quello che provo io.

"Tesoro della nonna tu sei speciale, ti prometto che prima o poi avrai una vita migliore, te lo assicuro..." mi ripeteva sempre.

Certo speciale per lei che ero la sua unica nipote che le voleva veramente bene, mentre i miei cugini andavano da lei solo per avere la paghetta che spettava a ognuno di loro.

"Tu sei più che rara Abigail, prima o poi spiccherai le tue meravigliose ali!" Mi diceva mentre accarezzava la mia testa e mi calmava con il suo affetto.
Mi guardava come nessuno faceva mai, piena d'amore da offrirmi, solo lei mi capiva come mi sentissi realmente.

Io ho sempre pensato che fosse un po' strana quando diceva cose del genere.

"Ma nonna... Cosa significa quando parli di ali?" Chiedevo curiosa e lo sono tutt'ora.
"Lo capirai da più grande..." concludeva sempre così.

<<Mi hai lasciata troppo presto... Perché nonna!? Perché!?>> urlo alzando lo sguardo verso le stelle come per cercare il suo sguardo.

Controllo l'orario, sono le 02:36 di notte, il freddo si sta intensificando, come le milioni di chiamate da parte di mamma. "Mi sa che é ora di tornare" penso.
Proprio quando mi alzo dalla panchina, vedo qualcuno corrermi da dietro.

Una ragazza su per giú della mia età, con capelli biondi e lisci, con occhi azzurri  mi fa cenno di aspettare e di non andare via.

Mi fermo, anche se sono stranita da questa tizia, non la conosco nemmeno, quindi perché farmi convincere da una perfetta sconosciuta?

Riprendo a camminare, ma che diavolo mi passa per la mente? Potrebbe essere una psicopatica, una killer, una ladra, a quest'ora non c'è nessuno di promettente, meglio che me la dia a gambe al più presto.

Aumento il passo, ma sento che continua a seguirmi.

Prendo coraggio, caccio un respiro profondo che bloccavo da qualche minuto senza rendermene conto fino ad adesso e mi giro con sguardo di sfida.
<<Chi sei? Cosa vuoi? Che ci fai fuori casa a quest'ora?>> incrocio le braccia irritata.

<<Potrei farti la stessa domanda, ma non é questo il punto Abigail... O forse dovrei dire Abby?>> respira a affannosamente per la corsa che le ho fatto fare... Anzi che abbiamo fatto.

Rimango di sasso, perdo un battito, come sa il mio nome?
<<Come sai il mio nome?>> domando sorpresa e senza parole.

<<É una lunga storia...>> sospira.
Non mi lascia ribattere e ad un tratto  attira una luce intorno a noi e dopo poco perdo coscienza.

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