L'orologio segnava le 7:57am.
Il suo ticchettio era diventato l'unica cosa che Althea riusciva a sentire.
L'ufficio del Rettore era piuttosto cupo e l'arredamento suggeriva che non era stato rinnovato da anni. I toni scuri tra il marrone e il rosso predominavano e Althea pensò che fossero colori adatti all'uomo seduto di fronte a lei. I capelli bianchi come la neve e una barba folta dello stesso colore, portava degli occhialini da vista piccoli e rotondi, così ridicoli che adesso la sua attenzione era rivolta solo a quello.
"Sono così piccoli che potrebbero stare bene anche ad un bambino di cinque anni. Chissà poi se ci vede con quelle lenti minuscole. Magari le indossa solo per fare scena... Sembra solo un po' ridicolo" pensò. Indossava una giacca, marrone anch'essa e poteva anche intravedere una camicia, blu. Di certo il Rettore non eccelleva per il suo senso dello stile. Althea avrebbe suggerito di liberarsi di quella giacca e di indossare magari un maglioncino senza maniche, ma forse avrebbe stonato con lo stile dell'ufficio. Adesso che ci pensava, il Rettore sembrava quasi far parte dell'arredamento. "Chissà da quanti anni lavora qui dentro. Riesco quasi ad intravedere delle ragnatele sulla sua spalla..."
« Signorina Darling » sentenziò poi lui, facendo sgranare un po' gli occhi alla ragazza che sembrava essersi risvegliata da uno stato di trance « È davvero un onore per me averla alla Montgomery Institute » sfoggiò un sorriso, uno dei sorrisi più freddi che Althea avesse mai visto « Suo padre era uno dei miei allievi migliori, mi sorprende che non abbia allegato una lettera di raccomandazione alla domanda d'iscrizione »
« Mio padre crede molto nel mio potenziale, voleva che ce la facessi da sola e che riuscissi ad entrare grazie alle mie abilità » spiegò con tono calmo lei, ma le mani dicevano altro. Si era ritrovata a stringere tra le dita il tessuto dei pantaloni. I battiti le erano saliti in gola e con grande sforzo provò a deglutire, come se potesse mandarli giù.
« Suo padre l'ha vista giusta. Il suo curriculum è impressionante, tre anni in Cina, scherma a livello agonistico, un anno di volontariato in Africa... Si è tenuta occupata eh? » Rise piano
L'orologio adesso segnava le 8:02am.
Althea si alzò interrompendo la risata dell'uomo « Non vorrei fare tardi il primo giorno » sentenziò, la sua serietà aveva quasi messo a disagio il Rettore che si ricompose schiarendosi piano la voce, poi passandole un paio di fogli si alzò e l'accompagnò verso la porta.
La Montgomery Institute era l'università più prestigiosa ed elite di Londra. Riuscire ad entrare era pressoché impossibile, a meno che tu non fossi figlio di un ex alunno, o che non fossi schifosamente ricco da poterti permettere la retta o che fossi famoso.
Althea aveva proclamato le prime due.
Per essere un Università così prestigiosa, sembrava anche lei essersi fermata nel tempo e che nessuno avesse avuto la voglia di rinnovarla. Più che un Università sembrava quasi un castello e i suoi studenti la sua corte. I ragazzi che le passavano accanto sembravano non averla nemmeno notata. Lei invece li aveva guardati uno per uno, le camicie ben stirate, le gonne corte - fin troppo corte - e le scarpe a lucido. Puzzava tutto di soldi, se ne avesse sapute di marche Althea avrebbe scommesso di aver visto una ragazza indossare Versace. La prima lezione che aveva era Statistica, l'aula - le aveva detto il Rettore - si trovava al primo piano ed era già in ritardo di cinque minuti. Althea era nota per essere sempre qualche minuto in ritardo, ma proprio quel giorno voleva dare una buona impressione e forse ci sarebbe anche riuscita, ma l'ansia che il primo giorno di Università portava con sé insieme al suono della pioggia che si infrangeva contro ogni singola finestra gliel'avrebbe impedito: doveva disperatamente andare in bagno.
Arrivata al primo piano, camminò a passo svelto verso una ragazza che andava in direzione opposta alla sua « Scusami, sapresti dirmi dove posso trovare un bagno? »la ragazza inizialmente si soffermò sui vestiti di lei, nessun brand e decisamente datati, e alla fine le rispose « Infondo a destra ».
"Infondo a destra" continuava a ripetersi, aveva ignorato il modo in cui era stata scrutata a visibilmente giudicata da quella ragazza, ma lei ormai faceva parte della Montgomery Institute da più o meno cinque minuti e il suo solo essere lì, non le dava nient'altro da dimostrare, apparteneva a quel mondo.
Nessun'altra porta se non un portone in cedro di fronte a lei, niente che indicasse che si trattasse di un bagno, ma non poteva essersi sbagliata, così entrò. Le luci sorprendentemente erano spente e solo il cielo grigiastro riusciva ad illuminare il tutto attraverso le finestre.
Stava per entrare del tutto non appena si era resa conto che si trattasse effettivamente di un bagno, le piastrelle bianche tutte intorno a lei e l'odore distintivo di sapone alla lavanda lo sottolineavano, ma rimase bloccata a metà tra la porta e l'entrata, quando vide un ragazzo poggiato ad una parete.
I capelli biondi furono la prima cosa che notò, biondi e morbidi, che ricadevano sul viso leggeri, un viso che però lei non riusciva a decifrare, contratto da una smorfia.
Il ché era ironico, la massa bionda fu la prima cosa che Althea notò, non i gemiti umidi che uscivano dalla sua bocca, il rossore delle sue guance o lo schioccare di una lingua, nemmeno la ragazza messa in ginocchio di fronte a lui.
Ma la massa di capelli biondi.
Lui si portò una mano ai capelli stringendoli piano, si stava chiaramente trattenendo dal venire nella bocca della ragazza, che adesso si muoveva a ritmi più spediti, emettendo dei suoni simili alle pozze d'acqua che si creano in giornate di pioggia come quella. E adesso riusciva persino a guardarlo dritto in faccia, perché la massa bionda aveva alzato lo sguardo su Althea, e gli occhi azzurri si piazzarono su quelli di lei. Non sembrava sorpreso o scioccato, quasi compiaciuto, Althea poté intravedere l'angolo della bocca di lui piegarsi in un sorriso divertito, quasi come se si stesse prendendo gioco di lei e fu in quel momento che Althea decise di uscire da lì.
Solo allora si era accorta che il respiro le si era fatto più corto e che le guance erano diventate bollenti.
"Che razza di posto è questo?"
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Benvenuti a Haut Monde.
IO CHE SCRIVO ROBA SMUT? Madonna si vede che sono cresciuta e ho 22 anni.
Ma ne vedremo di tante e di belle. Poi che bella prima impressione Lorenzo, i miei complimenti. CHI È EMOZIONATO PER L'INTRODUZIONE DI NATHANIEL? IO, ME STESSA E KELS.
Basta.
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Haut Monde
Teen FictionHaut Monde è un motto che i giovani studenti della Montgomery Institute proclamano da generazione in generazione. Haut Monde è sentirsi vivi. Haut Monde è sentirsi liberi. Haut Monde è sesso. Haut Monde è tutto ciò che Althea "Marie" Darling non sa...