CAPITOLO I

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Lui giocava a nascondino ogni volta che cercavo di sbirciare tra le righe del suo cuore

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Lui giocava a nascondino ogni volta che cercavo di sbirciare tra le righe del suo cuore. Non importava quanti sforzi facessi, tutti i suoi libri li nascondeva sotto al letto quando entravo in camera sua.
Era timido tanto da cercare di nascondere anche la sua insicurezza lì sotto, fino a che ogni prova della profondità della sua anima potesse essere lontana dagli occhi curiosi degli altri.
Il suo scopo era di passare inosservato, ma ai miei occhi spiccò irrimediabilmente come una perla delicata e inafferrabile sul fondo di un mare in tempesta.
Nelle rare volte in cui alzava la mano per interagire a lezione, lasciava tutti a bocca aperta e senza parole.
La sua timidezza e i suoi modi di fare erano del tutto unici nel loro genere, si distingueva come il sole e le stelle nella notte e neanche lo sapeva.
Tutti pendevano dalle sue labbra, le bocche parlavano di lui sottovoce, alimentando la curiosità e il clamore.
Portava uno zaino molto grande sulle spalle, nero e pieno zeppo di libri da leggere ad ogni ora del giorno.
Dal suo stile si sarebbe detto fosse un tipo scialbo e quasi pigro, ma io invece credevo che quelle maglie larghe fin sopra le ginocchia e quei pantaloni neri altrettanto larghi, fossero fatti proprio per lui e per la protezione che cercava.
Lo ammiravo leggere ovunque: in aula, durante le lezioni a cui non prestava attenzione (come matematica e fisica), alle ore buca e nel suo (o nostro) angolino di mondo, nel quale si nascondeva per mangiare il piatto del giorno.
Anziché restare in mensa tra la folla di studenti, preferiva trascorrere del tempo steso sull'erba a leggere un po' o a fare passeggiate sul ponticello del laghetto vicino scuola.
Fu lì che mi guardò negli occhi per la prima volta.
Io ero lì per caso, avevo trascorso una spiacevole mattinata, con un bel cinque in economia come risultato eclatante della prova, e avevo bisogno di un posto tranquillo nel quale spegnere un po' i pensieri. Invece mi ritrovai due occhioni vispi puntati addosso.
Distolsi lo sguardo imbarazzato e ritornai a prestare attenzione tutt'attorno a me e ai pochi insetti che vagavano vicino. Theodore, invece, si appoggiò delicatamente alla ringhiera e restò lì, bello come la luna.
In sottofondo si sentivano le voci degli studenti in lontananza, eppure mi sembrava di non sentire altro che i ritmo del suo respiro (e del mio cuore).
Ero davvero perso, mi scoppiava il petto e credevo che di lì a poco sarei scappato a gambe levate per il troppo imbarazzo, quando lui, senza distogliere lo sguardo, mi disse: «Sai, ho notato come mi guardi a lezione».

Oh.

Ero in procinto di svenire. In effetti, non lo guardavo solo a lezione, ma anche quando leggeva, quando guardava fuori dalla finestra, quando le parole gli ballavano sulle labbra a un ritmo sapiente, quando zittiva tutti con la sua intelligenza nell'ora di filosofia. Forse avevo dato troppo nell'occhio, forse un po' troppo.
Stavo per scusarmi, quando lui mi prese alla sprovvista inchinandosi davanti a me, e mi disse tutto d'un fiato: «Per favore, non dirlo alla professoressa Choi. Non amo la matematica e se scopre che leggo altri libri anziché seguire le sue lezioni, non mi risparmierà neanche per sbaglio a fine anno».
Lasciai libero tutto il fiato che neanche sapevo di aver trattenuto, e senza accorgermene mi spuntò un sorriso leggero sulle labbra che contagiò anche lui.
«Non ti piace per niente la matematica, vero?»
Il suo sguardo di affievolì e sorridendo, con più scioltezza, i suoi occhi ripresero la strada verso il cielo e con sguardo assorto rispose: «La odio. Cioè, è incomprensibile... Mi capisci, vero?» Sembrava disperato, e ciò non fece altro che farci ridere all'unisono in quella patetica disperazione.
Ero stato la causa dei suoi sorrisi per ben due volte quel pomeriggio, e lasciarci per dirigerci verso i nostri rispettivi corsi non risultò così tanto triste perché nonostante la lontananza, continuai a pensare a lui durante tutta la durata della lezione e della giornata.

Lui giocava a nascondino con me ogni volta che cercavo di sbirciare tra le righe del suo cuore

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Lui giocava a nascondino con me ogni volta che cercavo di sbirciare tra le righe del suo cuore.

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