Dynamic Vibration

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Min Yoongi era completamente inerme. Sopraffatto dal vuoto delle sue emozioni. In quel momento, disteso nel letto striminzito che, a malapena conteneva il suo corpo lungo ed emaciato, fissava il soffitto anemico della sua stanza, circondato dal rumore del silenzio assoluto. I pensieri che gli soffocavano il cervello in una morsa letale, li vedeva proiettati lì: un film mentale muto, senza didascalie, con un susseguire di immagini caotiche, prive di ogni qualsivoglia logica in un loop infinito. Si chiedeva cosa avesse sbagliato, per quale ragione il grande e onnipotente Universo continuava a suggerirgli che, il tragitto della sua vita, che fino a quel momento aveva faticosamente percorso superando una serie di strade dissestate e poco stabili, non valeva la pena di essere proseguito. Vuoto e confusione si contrapponevano in una lotta intestina dinamica senza sosta, nella quale nessun genere di sentimento ne uscisse mai veramente come vincitore. Né rabbia, né tristezza, né delusione, solo un grande e sconfinato nulla.

Non stava bene, questo lo sapeva da tempo ormai. La depressione stagnante era la sua più antica gemella, con la quale aveva condiviso buona parte dei suoi 28 anni di vita. Lei non annunciava mai la sua apparizione, semplicemente arrivava, come un invitato scomodo che per buona cortesia non puoi cacciare.
Si era rimesso in piedi da solo parecchie volte, nulla che non avesse già superato, eppure in quel preciso momento qualcosa gli suggeriva che il limite più profondo ormai era stato toccato e che la necessità di tornare alla superficie a respirare fosse più che assoluta.

"Non ce la faccio più, è più di un anno che la situazione non cambia. Non capisco perché nel momento in cui vedo un minimo di luce, nel momento in cui finalmente credo di aver trovato quell'appiglio giusto al quale aggrapparmi, mi sfugge dalle mani."

"Amore lo so, e lo sapevi anche tu che non sarebbe stato facile. Quando mi hai detto che volevi andartene da Daegu, eravamo entrambi consapevoli che non sarebbe stata una passeggiata. Ma ti dirò una cosa, io credo in t-"

"Lo so, mamma, lo so"

"No, fammi finire. Io credo in te e nelle tue potenzialità, altrimenti non avrei fatto tanti sacrifici per permetterti di fare quello che veramente volevi della tua vit-"

"Grazie, ci manca solo il senso di colpa"

"Ho detto di farmi finire. Non ti sto dicendo queste cose per farti sentire in colpa Yoongi, è un dato di fatto. La vita non è stato gentile con noi, non ci ha permesso tante cose e non voglio vederti a quasi 60 anni come me: solo, senza passioni e senza prospettive. Quindi sì, ho fatto dei sacrifici per crescere mio figlio, per mettergli di avere tutto quello che io non ho avuto, perché credo il lui, nella sua passione e nel suo talento. Adesso però devi credere anche tu in te stesso amore mio, altrimenti a cosa è servito tutto questo?"

"Lo so mamma, hai ragione, però... è così difficile essere adulti."

Ripensando a quella conversazione avuta con sua madre il giorno precedente, chiuso nel bagno per non farsi sentire dai suoi migliori amici - come se i muri in carta pesta di casa loro, potessero veramente contenere il pianto disperato ormai trattenuto da mesi - si disse che no, lui non ci credeva in sé stesso, le conferme negative nella sua vita erano state troppe per dirsi di valere veramente qualcosa.

"Hyung, tua madre ha ragione, capisco che in questo momento tu sia sopraffatto dalle emozioni negative, e che quello che vedi è solo nero assoluto ma, devi iniziare a concederti un po' di pace" disse Jimin osservandolo con sguardo preoccupato.

Con un placcaggio di fronte unito, Jimin, Jungkook e Namjoon - i suoi migliori amici nonché coinquilini da quando, lasciando le montagne di Daegu, si trasferì a Seoul 6 anni prima- decisero che ormai la situazione doveva essere affrontata, che il moro non poteva essere lasciato navigare solo nel mare profondo della propria depressione. Quindi, seduti tutti intorno al tavolo della loro cucina -luogo testimone in cui si articolavano le conversazione più profondamente tristi, felici o spensierate dei quattro, dove il tempo non sembrava veramente contare - diedero voce a quelle parole che da troppo avevano taciuto.

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