Di blu e rosso

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Ha-Yoon era furiosa. Sopraffatta dall'ira funesta che nello scorrere dei giorni montava, montava e montava sempre più stagliandosi con violenza nello stomaco, così forte da privarla di appetito e parola. O meglio, di parole ne aveva molte da dire, così tante che scorrevano incessanti nella sua mente in un flusso di pensiero infinito ricolmo di insulti, piani vendicativi, tentativi di razionalizzazione pacifica e tanti, tantissimi sconfinati perché.

Perché era finita in quel modo? Perché proprio lei? Lei che da sempre aveva il pieno controllo della sua vita, senza che alcun genere di agente esterno vi entrasse privo della sua indispensabile autorizzazione. Kim Ha-Yoon era l'unica al comando. Nessuno nella sua vita aveva mai avuto l'ardire di prendere spazio nella sua testa con così tanta prepotenza. E allora perché era sparito? Come osava essere così tanto presuntuoso da mettersi al centro dei suoi pensieri, per poi non farsi più vivo?
Si sentiva a un'impasse senza ragione.

Cinque lunghissimi giorni erano passati da quella folle notte chiamata Min Yoongi. Un uomo vestito di una falsa cripticità che lei stessa era stata capace di smentire in una manciata di ore, leggendolo come la più semplice delle favole, perché quella che avevano vissuto insieme poteva definirsi solo una notte da favola. Incontri del genere non avvengono nella vita reale, solo nella letteratura più melensamente romantica, dove il tormentato protagonista dall'oscuro passato, accecato dalla splendida bellezza della donzella di turno, diviene cedevole difronte alla banalità del carattere di lei, ponendo in discussione tutto il suo essere pur di salvarla e avere il loro "e vissero felici e contenti".
Ma Ha-Yoon non era una donzella in pericolo, soprattutto si considerava tutto fuorché banale e Yoongi non era il valoroso principe azzurro a cavallo, piuttosto lo considerava un controsenso, un ragazzo ossimoro. Non vi trovava una ragione, eppure quell'attimo condiviso senza tempo che vorticava incessantemente nei suoi ricordi, la faceva sospirare sognante come una quattordicenne difronte al poster sulla parete della cameretta raffigurante il suo cantante preferito. Si sentiva come sotto un incantesimo, stregata da quegli occhi profondi e schivi che erano ormai il suo tormento quotidiano.

La parte logica di sé stessa si ripeteva che non c'era stata alcun genere di promessa una volta che si salutarono all'uscita del Dynamic Vibration. Nessun appuntamento, nessun "ci rivediamo presto" ma, quell'ultimo bacio concesso alle prime luci dell'alba di quel giovedì mattina che sapeva di primavera, celava una tacita speranza da ambe le parti. Lei lo sapeva, sapeva che entrambi avevano il desiderio di rincontrarsi, o almeno, è quello che aveva pensato prima che si separassero e non poteva essersi sbagliata. Kim Ha-Yoon non sbagliava mai, odiava avere torto. L'unica soluzione era verificare lei stessa con i suoi occhi e scongiurare ogni dubbio definitivamente.

Così in quel momento, mentre osservava la sua minuta figura allo specchio, intenta nell'azione di un complesso nodo alla cravatta a fantasia rossa -che arricchiva il suo abbigliamento eccentrico, fatto di una vaporosa camicia bianca, gilet blu a coste e dei jeans scoloriti che fasciavano alla perfezione le sue gambe magre -, si ritenne soddisfatta di quello che vedeva davanti ai suoi occhi, perfettamente presentabile per quello che avrebbe fatto di lì a breve.

Ha-Yoon da sempre credeva che l'aspetto comunicasse molto della verità di qualcuno, più delle parole stesse. Tendeva a perdersi nei piccoli dettagli, leggendo in questi gli aspetti più superficiali o intimamente profondi che una persona potesse celare. Nulla poteva essere completamente nascosto - così amava pensare -, i vestiti, le scarpe, una postura impacciata o un portamento elegante, ad esempio, li considerava come piccoli tasselli di un grande puzzle che andavano a comporre la complessa essenza umana. Puzzle che imprescindibilmente non aveva mai un termine, i tasselli erano in costante produzione.

Lei stessa, colei che sapeva leggersi meglio di tutti da una vita, si considerava non conclusa, assente di alcuni di pezzi che forse si sarebbero incastrati negli anni a venire o forse no.
In superficie sapeva perfettamente come appariva - o meglio, come voleva mostrarsi- agli occhi altrui: caparbia, eccentrica, sicura, con quel piccolo tocco di egocentrismo che sapeva tenere a debita distanza coloro che non voleva avvicinare. Ma i dettagli, quelli che in pochi sapevano cogliere, lasciavano di sé una traccia più spessa e delicata. Se mai glielo avessero chiesto, lei si sarebbe descritta come il blu e il rosso. Un blu profondo e scuro come un mare notturno solitario, come una la canzone che ti consola e suona nelle corde più viscerali e tristi, come i suoi lunghi capelli. Un rosso ardente fuoco che scalda e accoglie, che si accende violento nella sua irascibilità incontrollata, che divampa tiepido in tutto il corpo nell'atto d'amore più grande che sapeva concedersi: la musica.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 07, 2023 ⏰

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