AUTRICE : AgathaFZGENERE: Romanzo di Formazione, Newadult, Storia d'amore.
TRAMA :
E se ti ritrovassi il tuo idolo davanti? Faresti di tutto per conquistarlo, come fantasticato con le amiche, o avresti un approccio completamente diverso?
Lei, Ginevra, diciassettenne romana, sa che in realtà lo avrebbe evitato, per non rimanere ferita, convinta di non essere nemmeno calcolata. Ma se qualcuno si mettesse di mezzo, tipo il direttore del coro in cui lei canta, inventandosi di punto in bianco un concerto di beneficienza in grande stile, chiedendo la collaborazione all'attore americano trentunenne per cui lei ha perso la testa, riuscirebbe a stargli lontana?
E quanto sarebbe doloroso non lasciarsi andare, vivere le emozioni senza controllo, credere all'interesse che lui le dimostra? Più o meno del male fisico che si autoinfligge quando ha paura di cedere?
ESTRATTO:
Ci rifletté un attimo, divenne serio.
«Perfetto. Allora permettimi prima di scherzare e poi fare una cosa, come hai detto? Palesemente finta.» Sorrisi, stava scherzando anche lui.
Si avvicinò, parecchio. Il suo viso a pochi centimetri dal mio, cominciai ad avere paura. Cercai di mantenere il punto rimanendo ferma e lui con la mano sinistra mi tenne il viso e la nuca, un misto tra una presa salda e una carezza.
Mi sfuggì un sorrisetto e piegai il collo dalla parte in cui mi aveva baciato Simone. Mi piegò leggermente la testa dall'altra parte, invece, e piano piano iniziò a sfiorarmi con le labbra il collo. Stavo per svenire.
Quando sentii la lingua dovetti sforzarmi di non gemere, chiusi gli occhi perché stavano per roteare all'indietro. Mi baciò tutta la parte sinistra del collo, dove non era stato Simone, così a lungo che mi morsi forte il labbro.
Avrei voluto tenergli la testa per non farlo smettere mai più e se avessi indossato tutti i completini intimi insieme uno sopra l'altro li avrei bagnati tutti comunque. Oddio che stavo facendo? Oddio non dovevo pensare perché se pensavo non tenevo sotto controllo i gemiti che mi stavano per uscire.
Non avrei frenato più le mani e Dio solo sa dove si sarebbero andate a cacciare. Indugiò parecchio sulla clavicola e succhiò a lungo finché, ne ero certa, non fu sicuro di avermi lasciato un vistoso segno. Mi stava marcando. Ed era la cosa più da orgasmo che mi avessero fatto.
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