"We were better left unspoken"
◇ Zoey's pov ◇
Avete presente quando combinate un guaio e vostra madre torna da lavoro per correre a scuola e venire a prendervi; e vi fa quella ramanzina che dura ore? Solitamente ve la cavate con un "Vai a letto senza cena!" o nel peggiore dei casi, "Non ti faccio uscire per una settimana!" , se poi pensiamo a quei poveri ragazzi la cui risposta è sempre "Niente playstation per una settimana!" allora si scatena il putiferio.
Se mia madre avesse risposto in uno di questi modi quando quel giorno venne a prendermi a scuola, sarebbe stato molto meglio. Me la sarei cavata con poco e dopo qualche giorno nessuno avrebbe ricordato niente.
E invece no, il preside inferì. -"Si portì via questa ragazza, la faccia curare! Ha tinto la scuola di rosso e incendiato la palestra!"-. Eppure mia madre, che tanto mi voleva bene, non mi crebbe quando le spiegai a modo mio che non ero stata io. Semplicemente dette per certo quello che affermava il tanto caro Preside, ed è proprio per merito suo se adesso mi ritrovo in un fottuto autobus con accanto un vecchio che puzza di pappa molle, con paio di valigie gettate nel baule, e dei ragazzini che urlano e gridano dal fondo del veicolo.
"Lo faccio per il tuo bene Zoey" , aveva detto.
"Un po' di tempo lontano da tutto ti farà bene", aveva detto.
Ed io avevo accettato senza sapere che quel breve tempo lo avrei passato di lì a poco in una dannata comunità del cazzo nel Wisconsin assieme a tanti piccoli disperati, abusanti di droghe o alcol. Io non sono una di queste. Non faccio abuso di droghe e non bevo alcol eccessivamente, semplicemente ho scelto di non parlare. E se dobbiamo proprio considerare una scelta pazza la mia, che non faccio che rimanere zitta, vorrei sapere chi sceglie di fare il killer di mestiere cos'è. Sarei davvero curiosa di ricevere una risposta, ma penso che chiederò alla mamma alla fine di questo periodo in comunità.
-"Scusi signorina, lei dove deve andare?"- una voce graffiante improvvisamente mi fa sobbalzare. Mi volto verso il vecchio che siede al mio fianco; mi sta guardando con una espressione alquanto corrugata, quasi avesse da farmi una ramanzina. Lo guardo per una manciata di minuti senza proferire parola: indossa una camicia a quadri e uno strano gilè con i rombi di lana nonostante sia ormai maggio; ai piedi porta dei mocassini consumati tanto che il cuoio sembra aver perso il suo colore.
Un piccolo lamento esce dalle sue labbra: si sente osservato; cosi prendo la cartolina mandata dalla comunità il mese precedente che annunciava quanto fosse emozionata di avermi con se, e gli mostro il nome della località.
Lo strano vecchio legge attentamente con i suoi piccoli occhiali che gli stanno sulla punta del naso, e alzando entrambe le sopracciglia torna a guardarmi.
-"Che problemi ha?"- mi chiede come se fosse la domanda più naturale del mondo. Certo, chi è che non va in giro chiedendo agli sconosciuti il loro grado di sanità mentale?
Ovviamente non rispondo e sollevo di poco le spalle tornando a guardare fuori dal finestrino, sperando di non dover continuare quella specie di comunicazione che sarebbe sfociata in una vergogna spaventosa.
Il vetro terribilmente freddo mi congela la fronte, ma per i gradi che ci sono fuori, quello è il male minore.
Il vero strazio è sapere che verrò data per matta per i prossimi giorni, che le persone mi squadreranno dalla testa ai piedi, che mi riempiranno di domande aspettandosi una risposta che non arriverà. Questo è il vero strazio: sapere che non risponderò tanto quanto so che insisteranno.
E le persone che incontrerò...Chissà quanto fuori di cervello sono, o quale strana fissazione hanno. Certo che per finire in posti come quelli qualche stronzata devi pure averla.
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Chemistry :: n.h (#WATTYS2015)
Random❝siamo chimica: tu soluto ed io solvente. assieme creiamo la soluzione perfetta, piccola.❞ All rights reserved to yleniaivy