PERCABETH «Sposiamoci»

Parte della storia senza titolo

Solo da una settimana era tornato al Campo Mezzosangue. Sembrava una serata piuttosto calda. Percy continuava a guardare un momento l'orologio al polso e dieci secondi dopo quello sulla parete. Sentiva la sua ansia perfino nell'aria. Era così preoccupato, era un giorno importante. E se Annabeth...? Si convinse a scacciare quello stupido pensiero che lo tormentava da due mesi. Due mesi esatti, dal giorno in cui Jason e Leo lo avevano portato in città a prendere quell'anello.

Percy aprì la piccola scatola e sfiorò il gioiello. Era piccolo e luccicante, perfetto per le dita di Annabeth. Perfettamente liscio, solo con una piccola perla bianca. Leo l'aveva individuato subito, aveva capito che le sarebbe stato perfetto.

Un quarto d'ora prima del momento in cui aveva detto ad Annabeth di arrivare, il ragazzo si guardò allo specchio, e si convinse che con quella camicia era troppo elegante. Si era cambiato circa venticinque volte in quell'ultima mezz'ora. Anche quando Leo era passato per salutarlo, lui gli aveva detto di andarsene, perché sapeva che avrebbe solo aumentato il nervoso.

Prima di sentire un bussare alla porta che avrebbe annunciato la sua ragazza, Percy capì che doveva vestirsi normale, in modo da sentirsi perlomeno un po' a suo agio. Prese dal letto la maglietta arancione del Campo Mezzosangue, si tolse quei jeans indossando dei semplici pantaloni e poi si guardò allo specchio. Sì, così era perfetto.

Appena sentì quel "toc toc" si mise quasi a piangere. Corse a profumarsi, prese il cesto col cibo, si ficco l'anello in tasca e aprì la porta.

"Percy!" esclamò lei.

"Annie" la salutò lui.

Si avvicinarono e si baciarono dolcemente. Ogni volta che Percy sentiva le labbra di quella ragazza sulle sue si calmava, e così successe anche quella sera. "Andiamo" disse lei, allegra.

Lo prese per mano e lo trascinò verso la spiaggia. Il sole stava tramontando, e ii suoi raggi dorati si riflettevano sull'acqua. Era tutto così perfetto ...Percy si sentiva a casa. Certo, il Campo Mezzosangue era casa sua,ma... era diverso,con Annabeth. Era meglio, si sentiva ancorsapiù a suo agio. L'amava. Si spaventó lui stesso di quel pensiero. Ma capì che era vero, l'amava. Dalla prima volta che l'aveva vista. Cioé,non proprio. "Sbavi quando dormi" non é la frase migliore per farsi piacere. Sorrise a quel ricordo.

"Cosa c'é, Testa d'alghe?" gli chiese Annabeth.

"Oh, sapientona. Ti ricordi il nostro primo incontro?"

Sorrise anche lei. "Come dimenticarlo? Non mi importava molto di te come persona, ma di te nella profezia."

"All'inizio ti odiavo, eri davvero una Sapientona."

"E tu un Testa d'Alghe" Annabeth gli baciò il naso. Si sedettero sulla riva, con i piedi nell'acqua. "Ti ricordi il nostro primo bacio?" chiese Percy.

"Oh siì.E ti ricordi di quanto ero gelosa di Rachel, un tempo?"

Risero assieme e iniziarono a ricordare tutti i mbei omenti assieme. E mentre parlavano Percy finalmente comprese. Non aveva bisogno di molte cerimonie, doveva semplicemente domandare. Perché si amavano. Si fece coraggio.

"Annabeth"

"Si?" rispose lei.

Si guardarono negli occhi, a lungo. Percy davvero non sapeva come dirlo. Le parole gli uscirono, da sole. "So che siamo giovani. Eppure ti amo, e ti prometto tutta la felicità che sarò in grado di darti. Annabeth Chase, mi vuoi sposare?"

E lì, sulla riva, seduti uno vicino all'altro, Annabeth pronuncio la sillaba che cambiò la loro vita. "Sì".

Percy non si riuscì a trattenere. La abbracciò, con gli occhi lucidi, e iniziò a baciarla. Tutte le preoccupazioni degli ultimi due mesi scivolarono via.

"Sì che voglio sposarti, Perseus Jackson. Siì he lo voglio". Stava piangendo.

Percy le asciugò le lacrime. "Sono così felice che tu mi abbia detto di sì, ero in ansia" e scoppiò a piangere pure lui.

"Perché avrei dovuto rifiutare?!" chiese lei, sconcertata.

"Non so" rispose Percy con un sorriso. "Sei sempre così imprevedibile".

"Ti amo" rispose Annabeth "Ti renderò felice pure io".