Prologo

517 5 1
                                    

1


<Svegliati! Svegliati, cazzo!>>

Cristiano Zena aprì la bocca e si aggrappò al materasso come se sotto ai piedi gli fosse spalancata una voragine.


Una mano gli strinse la gola. <<Svegliati!! Lo sai che devi dormire con un occhio solo. E' nel sonno che t'inculano.>>


<< Non è colpa mia. La sveglia...>> farfugliò il ragazzino, e si liberò dalla morsa. Sollevò la testa dal cuscino.

Ma è notte,pensò.

Fuori dalla finestra era tutto nero tranne il cono giallo del lampione in cui affondavano fiocchi di neve grossi come batuffoli di cotone.

<<nevica>> disse a suo padre, in piedi al centro della stanza .


Una striscia di luce s'infilava da corridoio e disegnava la nuca rasata di Rino Zena, il naso a becco, i baffi e il pizzo, il collo e la spalla muscolosa. Al posto degli occhi, aveva due buchi neri. Era a petto nudo. Sotto, i pantaloni militari e gli anfibi sporchi di vernice.

Come fa a non avere freddo?si domandò Cristiano allungando le dita verso la lampada accanto al letto.

Come fa a non avere freddo? si domandò Cristiano allunando le dita verso la lampada accanto al letto.

<< Non accederla. Mi da fastidio.>>

Cristiano si accollò nel groviglio caldo di coperte e lenzuola. Il cuore gli batteva ancora forte. << Perché mi hai svegliato?>>

Poi si accorse che suo padre stringeva in mano la pistola. Quando era ubriaco la tirava fuori e girava per casa puntandola sul televisore, sui mobili, sulle luci.

<<Come fai a dormire?>> Rino si voltò verso il figlio.

Aveva la voce impastata come se avesse ingoiato un pugno di gesso.

Cristiano si strinse nelle spalle. <<Dormo...>>

<<Bravo.>>Suo padre tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una lattina di birra, l'aprì


come dio comandaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora