𝐂𝐡𝐚𝐩𝐭𝐞𝐫 𝟏- "𝐇𝐚𝐞𝐠𝐞𝐮𝐦"

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"Sai cos'è l'Haegeum, Yoongi?"

Il bambino sedeva sugli ultimi scalini della propria casa mentre guardava affascinato suo nonno tenere tra le mani lo strumento in questione e un archetto.

"Quando tuo padre era piccolo, proprio come te, passavamo le ore a suonarlo."

L'anziano sorrise dolcemente vedendo gli occhi curiosi del proprio nipotino farsi grandi non appena egli gli porse lo strumento.

"Alla nonna piaceva veramente tanto. Tuo padre smise di suonarlo e perse lentamente interesse per questo strumento."

"Nonno?"

Yoongi prese tra le proprie mani l'Haegeum. Lo studió per una manciata di secondi, facendo oscillare i suoi occhi dalle corde all'archetto.

Era uno strumento che produceva un suono molto lungo, continuo. Simile al violino, si suonava con un arco in crine di cavallo.

"Yoongi."

Il piccolo gli rivolse lo sguardo, incuriosito. Suo nonno guardava dritto, davanti a loro: il cielo arancio e il sole che, lentamente, si nascondeva dietro l'orizzonte. Il tramonto era meraviglioso, aveva sempre affascinato Yoongi sin dalla tenera età. Rimase anche lui a contemplare come il cielo cambiasse sfumature, dall'arancio al rosso, al viola e al blu, molto, molto lentamente.

"Sii felice."

I suoi occhi non si distaccarono dal cielo, dalle variopinte nuvole che scandivano la sera che sarebbe presto arrivata, lasciando spazio alla luna.

"Non lasciare che nessuno ti porti mai via niente."

Yoongi rivolse al nonno uno sguardo interrogativo, per poi registrare quelle parole nel suo cuore. Stringe l'Haegeum tra le mani e fece un piccolo sorriso.

"Te lo prometto nonno."

'•'•'•'

La luce non tardò ad arrivare, quella mattina. Seppur lievi, i suoi raggi filtrarono attraverso la tenda ed illuminarono poco a poco la stanza.

Candide pareti verdi, nel tempo sbiadite, e mobili d'epoca, laccati e color mogano.

Lui giaceva su quel letto, non del tutto immerso nelle braccia di un sonno profondo e salutare.
Al contrario.

Bottiglie di Whiskey giacevano sparse qua e là sul pavimento della stanza, alcune riversate sulla moquette e altre ai piedi del letto.
Un singolo bicchiere pendeva pericolosamente, minacciando di cadere dalle dita, nella sua mano.
Sul suo fondo ancora del liquido color miele, dall'aroma pungente.

Come pungente era l'odore che ristagnava in quella stanza.
Putrido odore di chiuso, fumo e alcol.

Il telefono ruppe in malo modo il silenzio tombale di quel mattino così tranquillo ma contempo assordante.

Una mano si precipitò frettolosa sul comodino, urtando e facendo cadere un'altra bottiglia di Whiskey che, non appena venne a contatto con il pavimento, si fece in mille pezzi.

"Cazzo!"

La sagoma che fino a pochi istanti prima giaceva nel letto, si mise seduta su di esso e si portò le mani sul volto strofinandosi gli occhi, come se così facendo potesse in qualche modo levarsi il sonno e la stanchezza da essi. Da sé stesso.

Prese il cellulare tra le mani e, accettando la chiamata, se lo portó all'orecchio.

"Testa di cazzo, sai che ore sono?"

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 22, 2023 ⏰

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