Smiley

12 2 0
                                    

23 ottobre 2017

Era un giorno come un'altro e, stranamente, mi ero alzato di buon umore.

Ero uscito di casa in orario e camminavo verso la fermata dell'autobus a passo lento mentre la musica delle cuffiette ovattava la vita che mi scorreva imperterrita accanto.

Salii sull'autobus cercando di farmi spazio tra tutte quelle persone pronte, chi più e chi meno, ad affrontare un'altro noioso giorno lavorativo, come macchine senza vita.

Scesi dal quell'afoso mezzo di trasporto per avviarmi a piedi verso l'università, distante un paio di chilometri dalla fermata.
Erano ancora le 7.30 e non mi preoccupai di affrettarmi dato che era ancora molto presto.

Durante il tragitto l'aria umida mi entrava nei polmoni mischiata all'odore di smog che la impregnava costantemente.

Fu in quel momento che avvertii una strana sensazione. Non saprei descriverla correttamente ma direi che si avvicina molto a quello che di solito si prova quando si viene fissati; mi guardai attorno più volte per confermare i miei dubbi.

Lo vidi dall'altra parte della strada, coperto dall'ombra degli alberi che circondavano il parco della città. Sembrava un ragazzo, forse, di circa diciassette anni.

Era poco più basso di me e i capelli scuri gli ricadevano sul volto incorniciandolo in modo spettrale.
La pelle del viso mi sembrò davvero troppo chiara e in in primo momento pensai che fosse anemico.
Mi accorsi qualche secondo più tardi che non stavo guardando il suo vero volto.

Portava una maschera, non saprei spiegare come feci a non accorgermene subito, anche se, in effetti, non sono mai stato un ragazzo particolarmente attento.

Due occhi neri pece si stagliavano sul fondo bianco e sormontavano una linea curva, messa a simboleggiare la bocca in un sorriso dello stesso colore del sangue.

Un'automobile sfecciò a gran velocità sul grigio e rovente asfalto che ci divideva facendomi risvegliare da quella specie di trans in cui ero caduto.
Seguii la macchina con lo sguardo per poi voltarmi nuovamente in direzione del ragazzo.
Non vidi nessuno, forse, me lo ero immaginato o forse era solo un ragazzo mascherato.
In fondo, tra pochi giorni sarebbe stato Halloween.

Non ci feci particolarmente caso e continuai a camminare raggiungendo finalmente l'università.
Sembrava meno affollata del solito e mi ritrovai a pensare che probabilmente fosse normale.
A nessuno piace entrare a scuola il lunedì mattina.

Seguii distrattamente le prime lezioni dando visibilmente più importanza allo scorrere della quotidianità fuori alla finestra.
Passanti, cani, macchine.
Un loop continuo, che mi ipnotizzava.

Fu in quel momento che lo vidi, o almeno credetti di vederlo, lo stesso ragazzo di qualche ora prima.
Non fui certo che si trattasse proprio di lui, insomma, sarebbe stata un bella coincidenza.

Mi sembrò di rivederlo almeno altre tre o quattro volte, per i corridoi, nelle classi e persino nei bagni.
Mi costrinsi ad ammettere che forse, quel ragazzo, mi aveva spaventato più di quanto pensassi.

Sulla strada del ritorno mi sentii ancora inquieto, continuando ininterrottamente a guardarmi attorno, pensando di sorprendere qualche sconosciuto a fissarmi ancora una volta.

In quel frangente fui sicuro di ciò che vidi, era sempre lui.
Non riuscii a pensare ad altro; iniziai a sudare freddo, le mani tremavano, il respiro era accelerato.
Mi girai più volte controllandomi intorno, affrettando il passo per arrivare a casa.

Riuscii ad arrivare prima del previsto entrando frettolosamente e chiudendomi violentemente la porta alle spalle. Feci il giro della casa quattro volte per essere sicuro di aver chiuso sia porte che finestre.

Era ormai sera e l'aria era leggermente umida, le luci del tramonto filtravano dalla finestra facendo sprofondare lentamente la mia camera nell'oscurità.

Mi misi sotto le coperte non riuscendo tuttavia a prendere sonno, iniziando a rigirarmi nel letto più volte.
L'immagine di quel ragazzo con la maschera continuava ad insinuarsi nella mia mente impedendomi di addormentarmi.

Con i soli raggi lunari che passavano attraverso il vetro della finestra riuscivo a distinguere gli oggetti presenti nella stanza.
Senza riuscire a muovermi, come se ci fosse una qualche forza maggiore che mi premeva contro il letto, muovevo gli occhi in ogni direzione possibile facendo bene attenzione a qualsiasi rumore.

Per molto tempo non sentii nulla e forse, con la banale idea di essere al sicuro, iniziai a percepire la stanchezza, chiusi lentamente gli occhi.

Fu allora che sentii un rumore. Non riuscii a capire di quale rumore si trattasse ma fui certo che provenisse dalla finestra della mia camera.

Sembrava come se qualcuno stesse cercando un modo per aprire la finestra.
Rimasi bloccato tanta era la paura di quello che avrei potuto vedere.
Cercai quindi di allungare lo sguardo verso la fonte del rumore non riuscendo tuttavia a vedere chiaramente.
Indubbiamente vi era qualcosa che ostruiva la luce della luna stagliando un'ombra proprio nel bel mezzo della camera.

Sentii alla fine un rumore particolare che non riuscii a
definire subito.
Mi tornò alla mente un ricordo di molti anni prima; ero solo un bambino e passeggiavo con i miei genitori lungo un strada, illuminata dai lampioni.
Faceva freddo e i vetri delle macchine parcheggiate di fianco a noi erano appannati, qundi, mi divertii a disegnare e scrivere sui vetri, tracciando con le dita quelle linee tremolanti producendo un suono che somigliava molto ad un sibilo, come quello che stavo sentendo adesso.
Stava scrivendo qualcosa sul vetro?

Mi accorsi all'improvviso di non sentire più alcun rumore e mossi di poco la testa per essere sicuro non ci fosse nessuno.
Mi alzai lentamente consentendo ai raggi lunari di raggiungermi completamente e feci quelche passo in direzione della finestra.
Mi fermai lì davanti, il cuore mi batteva come mai prima d'ora e avevo iniziato a sudare freddo.

Guardai quella finestra con puro terrore.
Due linee verticali si stagliavano su un'altra linea curva le cui estremità erano rivolte verso l'alto.
Guardavo i lineamenti di quello smiley deformarsi e colare verso la fine del vetro, tingendolo di rosso.

Il rosso del sangue.

Quale malato mentale dipingerebbe uno smiley con la pittura rossa pensai.
Anche se per un attimo mi balenò in mente che forse, non doveva forzatamente trattarsi di vernice.

Guardai il mio riflesso sulla finestra accorgendomi solo in quel momento di un dettaglio raccapricciante.
Maschera bianca, occhi neri, sorriso rosso.
Avrei potuto riconoscerlo ovunque.

Era dietro di me.

Creepypasta-Bloody PainterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora