Capitolo 1

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"Dottore io sono spaventata dai miei pensieri, ho paura di fare del male a qualcuno."

"Luce stai tranquilla, ti posso assicurare che non puoi fare male a nessuno sono pensieri che verranno sempre a trovarti, devi lasciarli fluire all'interno della tua testa."

" E semmai dovessi realmente fare qualcosa a qualcuno? E se non riuscissi a controllarmi? Non me lo perdonerei mai. Devo trovare un modo per fermare quest'ansia dentro di me."  annuisco tristemente mentre osservo un punto indefinito della parete.

Sono dal mio psicologo, non so dire con certezza se sia la terza o la quarta seduta che svolgo. I miei pensieri sono così forti all'interno della mia testa che hanno alterato il mio tempo e la mia memoria. Il dottore mi scruta in maniera molto attenta, spesso cerca di capire i movimenti del mio corpo, delle mie mani, di come aggroviglio le dita su me stessa e le stringo fino a far diventare le nocche bianche.

"Posso assicurarti che non farai nulla a nessuno, sono solo pensieri." continua a dire "La cosa importante è frenare la tua compulsione." dice calcando l'ultima parola. Lo fa spesso, quando vuole che dall'altra parte si capisca in maniera chiara il concetto, la sua voce diventa più marcata e severa sulle parole importanti.

 La mia compulsione. Già.. 

Ma in effetti può essere chiamata tale? Nei momenti di forte ansia la cosa che faccio spesso è guardare su internet le persone che sono affette dal mio stesso disturbo o storie di persone che stanno vivendo la mia stessa situazione, mi fa sentire meno sola e anche meno pazza. Mi conforta sapere che nel gregge dei 'normali' le pecore nere, anche se in minima quantità, ci sono.

"Farò come ha detto lei. Mi darò delle piccole finestre giornaliere per cercare di calmare la  compulsione e diminuire  l'ansia forte." dico in maniera convincente, forse un po' troppo mi sa.

La seduta viene interrotti dal citofono che squilla. Un altro paziente che ha deciso di anticiparsi. 

"Scusami ." mi fa cenno con la mano mentre si alza dalla poltroncina girevole. 

"Prego si figuri.." abbozzo in un sorriso imbarazzato.

Un altro paziente che ha deciso di anticiparsi. Maledetti, interrompono il mio flusso di coscienza. 

"Dicevamo ?" arriva il dottore chiudendo la porta alle sue spalle

"Che devo fermare le mie compulsioni, o almeno tentare." ribadisco.

"Brava." dice con tono severo, non troppo però. Sa dosare anche i rimproveri con la sua leggera ironia " Inizio a segnare la data per il prossimo appuntamento, sempre di giovedì?"

"Sì sempre di giovedì." annuisco.

Fissiamo l'appuntamento il prossimo incontro, pago profumatamente questa seduta da 45 minuti che equivalgono a tre giorni di lavoro e saluto il dottore. Esco dall'edificio prendo un lungo e profondo sospiro e mi preparo a mezz'ora di passeggiata sotto la pioggia. Che strano.. chissà perchè ad ogni mia seduta di terapia che si rispetti fuori diluvia, si contrappone perfettamente al mio stato emotivo attuale. Apro l'ombrello e m'incammino verso casa. Disattivo la modalità offline dal cellulare, in men che non si dica vengo travolta da una raffica di messaggi  e chiamate perse alla quale decido di non prestare attenzione.

Luce come stai? Mi chiedo. Sono Leggera. 

Dopo aver varcato quella porta sono uscita con un peso diverso sulle spalle e sullo stomaco. Mi reputo una persona comprensiva, empatica, pronta a non giudicare gli umani, perchè tutti costantemente siamo sotto una lente d'ingrandimento che è pronta ad evidenziare ogni nostro passo falso, ho promesso di voler essere gentile, di imparare come si fa eppure, non faccio altro che dare la parola al mio giudice interno, a quella parte critica di me così severa è spietata che non riesce ad avere un briciolo di umanità con la mia persona. Non mi perdono di andare da uno psicologo, non mi perdono di fare terapia, non mi perdono questa mia estrema fragilità che ho sempre cercato di nascondere, la storia della corazza non regge. Non si riduce a quello. Non crollavo neanche da sola, dovevo di dimostrare a me stessa quanta forza avessi. Bene Luce a cosa ti ha portato? Ingannare, non ascoltarti, adeguarti ti ha fatto impazzire. Ora non sai chi sei. Non sai cosa vuoi. Hai perso il contatto tra mente e corpo, non riesci a controllarti, ti senti sull'orlo del delirio più totale, ma non sei pazza, sai di non esserlo. Se così fosse non capiresti, ma è il tuo essere perfettamente conscia ti tiene viva.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 21, 2023 ⏰

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