Quella sera faceva tremendamente caldo e l'uniforme addosso pesava particolarmente, sembrava di stare in una sauna imbottiti di giubbotti, guanti e scarpe.
I titolari del pub in cui lavoravo erano amici di vecchia data dei miei genitori, perciò avevo molta confidenza con loro.
In quel pub era da poco arrivata una nuova barista, e parlando con i titolari avevo scoperto si chiamasse Erica.
Avevamo molti turni insieme quindi l'avevo vista più volte, soprattutto dato che essendo agli inizi aveva spesso bisogno di aiuto per qualcosa.
Aveva i capelli castani e i suoi occhi erano di un colore particolare, non saprei definirlo bene ma per farvi fare un'idea immaginate un misto tra verde e marrone. Una sua caratteristica che immediatamente saltava all'occhio era la sua altezza, infatti era più alta della media.
Ma tornando a concentrarci sul punto della storia, quella sera avevamo il turno insieme e stava servendo un cliente. Da quando lei era qui il locale era pieno di clienti. Tutti sia da davanti che da dietro la riempivano di complimenti.
Onestamente ero un po' invidioso, ma non mi interessava molto, anch'io l'avevo vista conversare con i clienti e lei aveva il potere di incantarti. La sua voce era come il canto delle sirene.A fine stagione decidemmo di fare una pizzata con tutti i colleghi.
Naturalmente c'era anche Erica tra noi, e non so dire se fosse un bene o un male ma grazie a quella cena le cose cambiarono.
Difatti a fine serata io ed Erica iniziammo a parlare per un po', forse un po' tanto, e parlando parlando decidemmo di rivederci nei giorni seguenti per conoscerci meglio.
E la gente aveva ragione, parlare con lei era piacevole. Non so che cosa avesse di tanto speciale, ma lei più parlava più tu volevi sentirla parlare. Sembrava quasi fosse consapevole del suo "talento" e che lo sfruttasse in ogni occasione per farsi piacere dalla gente.Focalizzandoci sulla storia, ci iniziammo a messaggiare su whatsapp e qualche volta ci incontrammo anche.
La prima volta fu un disastro.
Essendo io un procrastinatore mi preparai all'ultimo, facendo giusto 15 minuti di ritardo.
Inoltre non mi ero neanche fatto un minimo programma su dove andare o cosa fare e perciò finimmo per sederci a mangiare patatine fritte su una panchina pure sporca. Insomma non il massimo come prima uscita da soli. Lei però fortunatamente non me lo aveva ai fatto pesare, anzi sembrava anche essersene dimenticata.In compenso la seconda uscita andò molto bene. Per evitare di fare altre figuracce mi ero preparato addirittura un piano b nel caso alcuni locali fossero stati chiusi o pieni.
Ci accomodammo in un locale carino e tra un piatto e l'altro ridevamo escherzavamo.Pian piano lei sembrava essersi addolcita, o forse l'immagine che mi ero fatto di lei si era addolcita.
Ora non sembrava più una sirena dal canto ingannevole, ma più una povera fanciulla inconsapevole del suo potere verso gli altri.
Un giorno ero con lei, l'altro pure e l'altro ancora le scrivevo su whatsapp.Una sera di febbraio le chiesi di venire a cena da me, erano passati circa 7 mesi dal nostro primo incontro, e così conobbe i miei.
Loro già ne avevano sentito parlare in giro, insomma le voci girano ed era ovvio noi ci stessimo frequentando come qualcosa che andava oltre l'amicizia.
Fece un'ottima impressione. In fondo era una ragazza intelligente, dolce e se mi permettete anche bella e almeno una di queste caratteristiche ti colpiva.
Anche con i miei amici fece una buona impressione.
Quando iniziò la stagione io e lei ci stavamo ancora frequentando. Eravamo a un passo dal fidanzarci, anche se i nostri comportamenti dicevano il contrario, cioè che stessimo già insieme da tempo.Lei era dolce e affettuosa con me, e io ero sempre in cerca delle sue attenzioni.
I pochi momenti che non passavo con lei mi distruggevano ed ero irriconoscibile.
Diventavo triste e irascibile. Qualsiasi cosa mi avrebbe fatto innervosire, anche la più piccola cosa.
E pure io non avevo mai sofferto di tali problemi, anzi, prima di lei amavo la solitudine.
Ora la solitudine la vedevo come una cosa negativa, una cosa che non doveva mai presentarsi. Dovevo sempre stare con lei, in qualsiasi momento la mia attenzione e i miei pensieri erano rivolti a lei.