Incomplete

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«Se ogni altro essere umano perisse e lui sopravvivesse, io continuerei a esistere; e se ogni altra persona restasse a questo mondo e lui dovesse essere annientato l'Universo si trasformerebbe in qualcosa di terribilmente estraneo. Mi sembrerebbe di non farne più parte».

Quella era la frase che risuonava nella testa di Yusaku da quando era ritornato a Den City, precisamente da quando tornando di nuovo a casa si era finalmente deciso a finire Cime Tempestose durante tutto il tragitto.
Da quando era andato via, era riuscito a fare molte cose: diplomarsi, prendersi il suo tempo, continuare a colmare altre lacune del suo passato ma c'era ancora una cosa che non riusciva a capire, o meglio, due.
Diverse erano le notti in cui sognava in continuazione gli eventi oramai passati, di tutte le lotte ed i sacrifici che ha dovuto affrontare, dai cavalieri di Hanoi fino allo scontro con AI.
Rimbombavano nella sua mente come fulmini a ciel sereno, incessanti e rumorosi.
E alla fine di tutto quello, emergeva dal nulla la frase di quel maledetto racconto con il finale più strano che si sarebbe mai aspettato: Ryoken che gli dava il bentornato con dietro tutti gli altri.
Ma in prima fila c'era solamente lui.
Probabilmente se avesse mangiato più leggero la sera e non avesse deciso di leggere Cime Tempestose forse, e sottolineando il forse, non avrebbe fatto sogni strani e confusi.
Non ci pensò molto nel dare la colpa al fatto che fosse una cosa da Omega e allo stress pre-università.
Il primo anno di all'università  è come il primo anno alle scuole medie e superiori: un impatto traumatico in un nuovo ambiente altrettanto traumatico e stressante.
Di fatto fu proprio così: non si rese nemmeno conto che con il suo continuo pensare e ripensare, cercare nella sua mente risposte e significati di qualsiasi tipo possibile, stava saltando completamente la lezione di algoritmi informatici.
Il professore, completamente preso a spiegare la lezione con un'euforismo che sa tanto da fanatico cibernetico, non si accorse che non tutti prestavano attenzione.
Nemmeno Takeru, che con un occhio tentava di leggere e prendere qualche appunto mentre con l'altro guardava quasi preoccupato l'amico, che fissava da chissà quanto tempo quella finestra che, oltre al albero del cortile, non presentava chissà quale magnifica visuale.

«Non è proprio l'indifferenza verso il resto del mondo l'essenza del vero amore?» esordì d'impulso tentando di destare l'amico oramai perso su chissà quale pianeta dell'universo mentale.

«Eh?»  Si voltò di scatto il blu, come fosse stato risvegliato da un lungo sonno.

«Era ora che tornassi qui da noi.» L'ironia di Takeru aveva sempre del prodigioso.

«Sono sempre stato qui, non mi sono mosso di un centimetropuntigliò perplesso.

«Mhhh... come dire...fisicamente no, ovviamente. Mentalmente hai intrapreso un viaggio intergalattico.» 

Yusaku per un nano secondo guardò scettico l'amico, inarcando un sopracciglio e in aggiunta non sapendo come e cosa rispondergli.

«Non importa se non segui molto, sei bravo a prescindere ma... ti ricordi che dopo ci ritroviamo tutti al caffè per festeggiare? »

«Hai passato tre ore Takeru. TRE ORE. A ripetermelo ieri al telefono quindi si, me lo ricordo.» Concluse senza se e senza ma.

Sul volto del amico comparve un sorrisetto beffardo, come di qualcuno che si stava preparando a fare dei danni finite le lezioni.
Sorrisetto che non passò inosservato al blu che, storcendo un po' il naso, temeva un qualcosa a lui ignoto ancora.
Il tempo era volato in un baleno, letteralmente come se avesse premuto sull'acceleratore e le fatidiche e agoniate cinque del pomeriggio arrivarono in un baleno. 
Aoi ed Emma stavano già aiutando Kusanagi, intento  a cucinare cose buone, a sistemare i tavoli per la piccola festicciola di bentornato per Yusaku.
Takeru, era su di giri e non finiva di raccontare di quanto fossero state noiose le prime lezioni a Jin, la prima vittima della serata.
Ryoken, d'altro canto, ancora non era arrivato e non sembrava nemmeno avesse intenzione di presenziare a tale festa, cosa che da un lato faceva piacere a qualcuno, che casualmente avesse occhiali e meches rosse.
E quel qualcuno non era Yusaku, che inaspettatamente avrebbe voluto che lui ci fosse ed a tale scopo, si era preso le dovute precauzioni che ogni Omega doveva prendere, tralasciando il fatto che era presente anche Takeru stesso, anche lui Alpha.

Under the Sakura BlossomsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora