Qualcuno gli scosse la spalla, insistente.
Scaramouche mugugnò infastidito, rigirandosi tra le fresche lenzuola.
Una voce richiama il suo nome più volte, ma il corvino non ne vuole sapere di aprire gli occhi, stava dormendo così bene che non aveva la minima intenzione di svegliarsi.
Poi, le lenzuola vengono tolte, il corvino apre gli occhi di scatto, pronto a insultare l'artefice di tale gesto.
Non disse nulla però, la gola gli era secca, concentrandosi così sull'ambiente a sé stante.
Ci mise un po' a focalizzare la figura umana che si prostava davanti a lui, ma riuscì a distinguere una massa di capelli albini scompigliati, e a mano a mano sempre più dettagli: il corpo sporto verso di lui, la faccia impanicata e mezza assonnata, probabilmente di chi si era appena svegliato come lui.
«Hey, ma che diamine..»
Fece il vagabondo disorientato, quando la figura non lo prese per la maglia e lo scosse agitatamente, facendo oscillare la sua testa da un lato all'altro.
«Scara! Perché stavo dormendo? Cosa é successo? E la tempesta? Oh la capitana Beidou sarà così delusa da me!»
La voce parlò, richiamando nuovamente il suo nome, imprecando e disperandosi per ragioni, ora non chiare al corvino.
Troppe domande, decisamente. Il vagabondo ancora non era in grado di rispondere a tutte queste domande appena sveglio, sbadigliò, coprendosi la bocca con una mano, stiracchiandosi.
Cercando di focalizzare la figura dinanzi a sé.
Occhi rossi cremisi, capelli bianchi scompigliati, raccolti in una coda bassa lenta.
Sussulta, si era dimenticato delle vicende accadute la sera prima, guardando il ragazzo davanti a sé senza parole, scioccato da esserselo ritrovato davanti senza preavviso.
Kazuha non capisce, cosa aveva fatto per guadagnarsi uno sguardo così, strano, inaspettato dall'amico?
Il corvino lo guardava come se fosse un alieno, o simile.
Kazuha fece per parlare, per porre nuovamente le domande al ragazzo in cerca di risposte, quando quest'ultimo non gli sferrò uno scappellotto sulla nuca.
Kazuha geme dal dolore dalla botta improvvisa, riportando le mani sulla parte dolente.
Guardò indignato il corvino, cercando spiegazioni. Il ragazzo violento si alzò dal letto, per poi indicarlo:
«Sei un bastardo! Bastardo! Bastardo! Ma come ti é venuto in mente di salire lí sopra con un tempo del genere? Sei uno sconsiderato!»
Lo insultava il corvino, in parte preoccupato per lui, ma non voleva darlo a vedere.
Lui non doveva avere sentimenti, non doveva preoccuparsi per qualcuno, doveva solo obbedire agli ordini a lui imposti.
Perché Scaramouche non é stato progettato per questo, lui era solo una marionetta, che non aveva adempito al suo scopo nativo.
Una marionetta che doveva custodire lo Gnosis dell'Archon di Electro, sua madre, se si poteva considerare tale ormai.
Non poteva provare sentimenti in teoria, eppure, il giorno della sua progettazione ha pianto.
Calde lacrime sono scese dalle iridi blu notte del piccolo rigandogli le guance consumandole, dimostrando che lui era debole.
Scaramouche sospira, incrociando le braccia, e guardando duro Kazuha.
Quest'ultimo continuava a massaggiarsi la nuca, quando la porta della loro stanza non si spalancò, facendo sussultare i due ragazzi dallo spavento.
«COSA É QUESTO CHIASSO!? KAZUHA SI É SVEGLIATO RAGAZZO?»
Una voce femminile dall'alto tono fece capolino nella stanza, spalancando la porta.
La capitana Beidou, in tutta la sua presenza, si trovava all'uscio della porta.
Con il fiato corto -probabilmente per la corsa fatta per venire lí- tenendo uno sguardo preoccupato verso i due.
Scaramouche la guarda per un attimo, incantato.
Per poi scuotere il capo e svegliarsi dalla sua trance.
«Oh, uhh.. Sì, si é svegliato..»
Dice in un sussurro imbarazzato, dato che fino a poco fa stava urlando, forse facendosi sentire per chi passava nei dintorni.
Beidou porta lo sguardo sulla figura del samurai.
Il fiato le manca, le palpebre si spalancarono incredule, fiondandosi subito tra le braccia del samurai, ben accolta dal ragazzo.
Lo strinse a sé, affondando la testa nell'incavo del suo collo, facendosi coccolare dalle delicate carezza che l'albino le dava di volta in volta lungo la schiena.
Piccoli singhiozzi fuoriuscivano dalle labbra della donna, cadendo in un momento di debolezza.
Scaramouche distoglie lo sguardo, in imbarazzo, sentendosi a disagio in quel momento intimo, stretto, tra i due.
Come una madre stringe il proprio figlio, in una stretta amorosa, calorosa, beandosi dell'amore reciproco.
Facendosi sempre più piccolo in quella stanza, come se fosse fuori posto, come se non ci fosse nulla per lui in quel mondo.
L'ossigeno sembrava diminuire, portando il corvino ad avere difficoltà nella respirazione.
Silenziosamente avanzò verso l'uscita della stanza, recuperando agilmente il suo capello, indossandolo e nascondendo il suo volto dietro esso.
Perché era così che faceva sempre.
Prendere quel suo capello, indossarlo, e abbassarlo.
Non permettendo al mondo di vederlo, di riconoscerlo, come se lui ne fosse completamente estraneo.
Scaramouche non sarebbe nemmeno dovuto essere lí, non avrebbe dovuto essere a contatto con la gente comune, eppure, eccolo là tra le tante anime umane a vagare senza destinazione.
Camminava con passo svelto nello stretto corridoio del veliero, evitando sguardi indiscreti.
Perché si sentiva così?
Così invidioso, così geloso dell'affetto che si scambiano i mortali.
Avrebbe voluto provarne un poco, anche una piccola parte, per sapere perché quelle anime mortali si ostinano a darne tra loro.
Perché lui non me avrebbe mai ricevuto, ne era convinto.
Perché erano solo cose che i mortali potevano fare, non lui.
Arrivò a poppa, luogo isolato, e non frequentato da nessuno.
Accovacciandosi su se stesso, facendosi piccolo piccolo in quella grande nave, sperando di non esser visto da nessuno.
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Nuovo capitolo anche se ho sgarrato un po' con la data di pubblicazione! Spero sia di vostro gradimento come sempre.
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[Will I be alone?]•Kazuscara AU
Fanfiction¡COMPLETA! "Ovunque tu vada, qualunque cosa la vita ti riservi... a Teyvat, le stelle nel cielo avranno sempre un posto per te." Tutti credevano a questa frase. Citata di volta in volta, da generazioni in generazioni, nei secoli. Tutti a Teyvat pote...