La notte delle stelle e dei desideri

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Ci sono soltanto tre tipi di persone che guardano le stelle: quelle che amano, quelle che viaggiano e quelle che soffrono. Sofia era una di queste. Da quando i suoi genitori si erano separati le guardava spesso, quasi ogni notte, a dir la verità. Le avevano raccontato che se vedi una stella cadente, l'universo ti regala un desiderio, quasi come se fosse un premio per averne visto un pezzo colare a picco. È per questo che Sofia se ne stava rintanata sempre davanti al grande finestrone della mansarda a guardare il cielo. Era lì anche quella notte, quella del 10 di agosto. Per un qualche fenomeno astronomico, si diceva che quella notte piovessero stelle come se fossero coriandoli e lei non poteva perdere l'occasione: fra tutte quelle stelle ce ne sarebbe stata sicuramente una che, mossa a compassione, avrebbe acconsentito a esaudire il suo desiderio. In fondo, cosa chiedeva di impossibile? Aveva sentito i desideri di alcune sue amiche: una voleva diventare una principessa, un'altra voleva ritrovarsi un unicorno in camera, un'altra ancora avrebbe voluto dare un bacio a Harry Styles... Tutte cose decisamente troppo pretenziose, anche per una stella! Lei, in fondo, si accontentava di qualcosa di più piccolo: voleva, con tutto il suo cuore, che i suoi genitori tornassero insieme. Questo, in fondo, è il desiderio di ogni figlio che vede i propri genitori litigare e poi allontanarsi. È inutile provare a farli ragionare: hanno sempre mille scuse pronte e i bambini non sono quasi mai disposti ad ascoltarle. Sofia aveva dieci anni e, nel giro di pochi mesi, aveva perduto tutte le cose più importanti della sua vita: i suoi genitori litigavano in continuo, fino a che sua madre, una notte, non decise di andarsene. Suo padre se ne fece una ragione e, ancor più di prima, si gettò a capofitto nel lavoro. Sofia rimase sola. Andò a finire che il padre la portò a casa di sua madre, la nonna di Sofia, per capirci, e la lasciò lì per l'estate. Sofia avrebbe voluto restare in città, per consolarsi quanto basta con le sue amiche... eppure i suoi genitori le avevano tolto anche questo, quasi come se non volessero che fosse felice. Menomale che c'era sua nonna. Era una vecchina deliziosa, che però ben poco sapeva di K-pop, unicorni e TikTok. La sua vita era un pendolo che oscillava tra la cottura di una crostata e una ronfata su una vecchia sdraia arrugginita. Sofia le voleva bene ma si annoiava. Aveva imparato a cavarsela meglio che poteva, trascorrendo le mattine con la musica a palla nelle orecchie e le sere con il naso all'insù, elemosinando qualche frammento di stella a cui affidare quanto di più prezioso aveva nel suo cuore.

Era lì anche quella sera. Sua nonna era ormai caduta in un profondo sonno, rigorosamente a cavallo della sua sdraia arrugginita. Il cielo era una tela illuminata. Doveva ammetterlo: in città non riusciva mai a veder così bene le stelle brillare, tante sono le luci delle case, delle insegne e delle strade. In campagna era tutta un'altra storia: il cielo appariva in tutta la sua lucentezza e le stelle sembravano tanti piccoli diamanti incastonati in una collana di vuoto cosmico. Amava perdersi tra le stelle: era uno spettacolo ipnotico... Solo ora che lo aveva visto riusciva a capire cosa spingesse quei marinai a lasciare tutto e a seguire una stella per orientarsi in mare o nel deserto. La sua maestra le raccontava spesso storie del genere ma lei aveva sempre pensato che sarebbe stato più facile comprarsi un navigatore satellitare. E invece, davanti a quello spettacolo, comprendeva molto bene le motivazioni di quella scelta. Soltanto per quella sensazione di quiete ne valeva la pena. A casa sua, in città, non c'era mai questa tranquillità: treni che passavano, gente che urlava, televisioni accese. Lì, nella vecchia casa di campagna, non c'era niente di tutto ciò: la nonna non aveva la televisione e neanche una radio. La casa era al centro di un grande campo di carote e, poco distante, scorreva un fiume. Tutt'attorno c'era un grande bosco, in cui vivevano uccelli e animali vari. Pochi chilometri più a nord c'era uno strapiombo, che conduceva in una vecchia radura ma nessuno ci andava mai, tanto era irraggiungibile. Quella casa era distante mille miglia da qualsiasi altro insediamento umano. Come faceva sua nonna a viverci? Anzi... a sentirla parlare, sembrava anche felice!

Sofia no, non lo era decisamente... e tutto quel silenzio non l'aiutava di certo. L'unica consolazione erano, per l'appunto, le stelle.

Quella notte il cielo era silenzioso più che mai, nero con riflessi violacei, trapuntato dai soliti meravigliosi diamanti. Sofia era accovacciata su un vecchio pouf, con il naso diretto verso l'universo siderale, in attesa che qualche goccia di luce cadesse. Era ormai tardi e il sonno iniziava a farsi sentire. Sua nonna era crollata già da qualche ora, turbando la quiete di quella notte di mezza estate con qualche russìo. Mentre anche lei stava per abbandonarsi al sonno, in lontananza vide un flebile bagliore. Si stropicciò gli occhi e tornò a guardare: la luce, man mano, diventava sempre più grande e luminosa. Non c'era margine di fraintendimento: era una stella cadente!

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