Le cose che amo di te

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 Tutto quello che so di Henri Modigliani è che è un violinista talentuoso e affascinante di mezza età, con un aspetto decisamente fuori dai canoni di bellezza ordinari che lo renderebbe anonimo, persino sgradevole se il suo fascino non compensasse la cosa.

È un uomo piccolo di statura e di corporatura piuttosto esile, con un naso importante, orecchie leggermente a sventola, occhi piccoli, scuri e ravvicinati e spalle decisamente troppo strette e la cui forma ricorda molto da vicino un tetto a spiovente.
Non propriamente un simbolo di fascino e sex-appeal, voi direte.
E avreste ragione.
Senza vederlo, è tutto ciò che si può dire di lui... ma, credetemi sulla parola, nessuno è mai stato tanto interessante ai miei occhi.
Il suo sguardo così intenso, le sue mani curatissime, le dita lunghe e affusolate – come si conviene a un vero musicista –, il viso sempre rasato di fresco, l'eleganza impeccabile del portamento, l'aria solenne – quasi teatrale, drammatica, a tratti caricaturale ma mai fastidiosa – quando suona, il sorriso accattivante e furbo... sembra un elfo. Non di quelli del Signore degli Anelli, però... più uno di quelli di Babbo Natale, che ha chiesto a quest'ultimo il dono del fascino.

L'ho incontrato per la prima volta in teatro.
Io qui mi occupo delle pulizie, perché al momento sono disoccupata e una mia amica che lavora in amministrazione ha trovato il modo di inserirmi nella ditta che svolge questa mansione.
Quando l'ho visto stava provando "Inverno", da "Le Quattro Stagioni" di Vivaldi, insieme ad una piccola orchestra composta da persone perfettamente composte, eleganti ed affascinanti come lui... e sono rimasta incantata a fissarlo, il mento appoggiato sul mocio e lo sguardo perso nel vuoto.
Ricordo che il mio primo pensiero è stato "che uomo particolare, così bravo quanto pittoresco nell'aspetto"; il secondo "però... è particolare. Bravissimo e particolare"; il terzo "sono innamorata".
Naturalmente non mi sono davvero innamorata ma quell'uomo è diventato la mia ossessione.
Dicono sia di ascendenze francesi, ed è davvero tutto quello che so della sua vita.
Ho persino provato a fare delle ricerche su di lui sui social, ma i suoi profili sono blindatissimi, le foto poche e di scarsa qualità.
Non ho idea se sia etero, gay, sposato, single o altro... indossa un anello che sembra una fede sull'anulare destro quando non suona, il che mi fa sperare davvero poco nella libertà del suo cuore.
Cosa che poco importa, ad ogni modo, perché l'unica chance che ho mai avuto di farmi notare da lui l'ho usata per farmi deridere.

È stato alla fine di concerto, qui in teatro.
Lui stava uscendo, io ero venuta prima dell'orario in cui di solito attacco a lavorare proprio per incrociarlo, e quando l'ho fatto gli ho detto "complimenti!" due volte.
Complimenti.
È bastata una semplice parola, detta due volte – la prima non aveva sentito – per farmi guardare dall'alto in basso.
Mi ha ringraziato, certo, ma con un'aria così snob da fare schifo.
Più tardi ho riflettuto sul suo comportamento, concludendo che doveva aver compreso tutto.
La mia cotta – "crush", come dicono i più giovani –, il mio essere infantile e stupida, la mia condizione sociale decisamente inferiore alla sua.

E ci ho pianto.
Oh sì, ho pianto molto quella sera.
Per un semplice "grazie" detto con il tono sbagliato.
Potreste concludere che sono state solo paranoie, che è esagerato e da folli stare male per così poco... ma la verità è che nessuno di noi conosce i traumi o le battaglie interiori degli altri, quindi perché non essere almeno gentili?

Quella sera ho cominciato a guardare diversamente Henri Modigliani.
Per molto tempo mi sono sentita in imbarazzo, poi ho capito che probabilmente è montato come molti professionisti del suo calibro, che non mi guarderà mai e che è meglio così.

Cosa abbiamo in comune noi due?
Siamo mondi separati, lontani anni luce.
Lui vive della sua musica, ha suonato nei teatri più prestigiosi del mondo, circondati dai musicisti e dalle cantanti più incredibili del panorama internazionale.
Io racimolo i centesimi per arrivare a fine mese, augurandomi di riuscire a non farmi staccare il gas o la luce.
E poi, se anche fosse etero e single, è circondato da donne bellissime – violiniste, arpiste o soprani –, alte, eleganti e stupende, mentre io ho l'aspetto di una bambina alla veneranda età di 36 anni, sono bassa, goffa, leggermente in sovrappeso e con un'incapacità cronica di seguire le mode del momento.
Diciamo pure di seguire le mode.

Mi andrebbe bene, se solo non provassi questa assurda ossessione per lui.
Non riesco a togliermelo dalla testa, anche se dopo averci parlato ho arbitrariamente concluso che si tratta di un pallone gonfiato.

Sapete, il fatto è che questa storia non parla d'amore.
Parla di mancanze.

Inseguendo Modigliani, ho trovato me stessa.

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