a paranormal kiss

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La pioggia non mette di buon umore, almeno per quanto mi riguarda. La pioggia fa diventare le mie giornate malinconiche e noiose. È vero. Quando si è in casa poco importa se fuori piove o c'è il sole, però per me è importante. Spesso la più piccola cosa può cambiare radicalmente l'umore di una persona.

Spesso si preferisce l'evasione all'affronto. Soprattutto alla mia età. Ma spesso ho avuto anche affronti con la mia realtà. Ma alla mia realtà non bastava l'affronto. Non bastavano le semplici parole.
Tutti insegnano che le parole sono le migliori armi quando si tratta di combattere. Hanno ragione. Ma spesso usare "la forza" era stato più comodo e veloce. In realtà questa forza non l'ho usata letteralmente perché, ditemi, come si fa a schiaffeggiare la realtà?
No, non si può. Quindi mi limitavo ad andare controvento, controcorrente. Prendevo il vento per le redini e lo facevo danzare come io volevo e soltanto dopo averlo fatto, la mia evasione riusciva.
Ieri, invece, ero riuscita ad affrontare le cose letteralmente. Senza paura. Come se qualcuno o qualcosa mi avesse dato la carica per andare all'attacco e fare ciò che avevo sempre evitato. Forse dovevo ringraziare quel qualcosa. Ma era quello stesso "qualcosa" che mi impediva di pensare cosa fosse, cosa dovessi ringraziare. Al mio inconscio venne data una missione, che riuscì piuttosto bene in un primo momento. Ma quando il mattino dopo mi ritrovai quel "qualcosa" davanti, il mio inconscio si arrese. Mi disse:" Ci ho provato". Io gli ho creduto e lo ringraziai, ma ora? Cosa avrei dovuto fare?
Il mio orgoglio impediva che la mia bocca gli dicesse "grazie" anche perché se lo meritava da un lato, ma dall'altro me lo sarei largamente risparmiato.

La classe e le sue mura sporche scomparvero come per magia quando vidi Anthony. Appoggiato al banco con fare altezzoso e braccia conserte, sembrava quasi mi avesse aspettata. Il suo sguardo penetrante che prepotente catturava il mio. Mi fermai appena lo vidi. Fui come immobilizzata. Continuava ad osservarmi e a mordersi la guancia sinistra dall'interno. Cosa voleva?
Mi sorrise malizioso e si mise seduto al suo posto. Lo guardai incuriosita ma all'improvviso capì che non ero l'unica curiosa. Tutta la classe cercava di non guardarci invano. Il mio imbarazzo iniziò a crescere. Abbassai lo sguardo e mi andai a sedere al mio posto. Presi la mia roba e iniziai a scarabbocchiare una pagina di diario. Le mie amiche mi tocchettarono la spalla.
"Allora?" Dissero in coro.
"Nulla." Dissi dubbiosa. "Cosa dovrebbe essere accaduto?"
"Questo devi dircelo tu." Disse Alice con fare ovvio. E giustamente aveva ragione.
"Niente di eclatante." Dissi cercando di apparire sicura di me. Il punto è che non volevo dire loro cosa mi fosse accaduto, nell'aula. Sicuro ci sarebbe stato lo spione di turno ad origliare e questo mi dava abbastanza fastidio.
"E...se non ti credessimo?" Disse Mary, più curiosa che mai.
"Dai! Dicci un po'..." Insistette Azzurra.
"Dopo, dopo..." Dissi dopo aver sospirato in disapprovazione.
"Yeess. Non vedo l'ora." Esclamò Azzurra che ci fece scoppiare a ridere tutte e tre.
La campanella suonò ed io speravo solo che i miei pensieri non avrebbero fatto brutti scherzi riportandomi in una realtà dove non volevo esistere.

Quando finirono le lezioni mi assalirono.
"Allora, dove, quando, come è perché. Su su su." Disse Azzurra mentre le altre erano pronte all'ascolto.
"Facciamo che ci incontriamo oggi? Perché qui dentro non mi va di parlare..." Dissi seria.
"Si, hai ragione. Troppa gente che non si fa i cazzi suoi." Disse Alice innervosita. In quella classe sembrava che l'unico obiettivo fosse venire a conoscenza dei problemi altrui. Era un atteggiamento che infastidiva anche me, ma d'altronde a chi non avrebbe dato fastidio?
"Esattamente. Alice ha completamente ragione, quindi ci vediamo oggi? Insomma avrete più voi da dirmi che io. Ne sono sicura."
"Forse..." Disse sognante Azzurra.
"Azzurra! Chi è stavolta?" Chiese quasi esasperata Mary che le puntò un dito in viso con fare indagatore.
"Eh sapessi. Si però se ne parla oggi per i dettagli." Disse agitata.
"Ma se non hai detto nulla?! Oggi non ci devi dire solo i dettagli ma proprio tutto." Dissi ribadendo l'ovvietà della cosa.
"Va be', va be', dettagli! A dopo!" Urlò salutandoci con la mano e uscendo dalla classe.
"Okay, é di nuovo andata." Affermai e scoppiammo a ridere. Azzurra era così e noi non l'avremmo cambiata per nulla al mondo. La sua spontaneità e il suo innamorarsi del primo che passa erano sue caratteristiche. Possono sembrare cose frivole, ma nella vita nulla è lasciato al caso.
Quando uscimmo fuori scuola, stavamo parlando di nuove band che Mary stava ascoltando. Ogni settimana ne sentiva una diversa e forse anche di più! Era un caso perso, era irrecuperabile?
No,era adolescente.
Alzai lo sguardo da terra appena finimmo di scendere i gradini e lo vidi. Stava appoggiato su un muretto accanto ai cancelli della scuola. Stava guardando verso la mia direzione. Cosa voleva adesso?
Non siamo nulla...almeno credo.
Purtroppo quando si scostò di poco dal muretto iniziò ad avanzare verso di me. L'imbarazzo cresceva ad ogni passo che lui avanzava. Le mie amiche lo notarono.
"Ehi, perché si avvicina?" Chiese Alice.
"Non lo so. Facciamo che ci vediamo oggi e vi dico, okay?" Dissi un po' incerta mentre lo fissavo.
"Okay, ciao. Stai attenta. Fa paura." Disse Mary, premurosa.
"Okay, non vi preoccupate. Ciao."
Detto questo si allontanarono. Loro si allontanavano. Ma lui si avvicinava.
Andai più veloce e non lo guardai più. Il mio obiettivo era uscire dal cortile della scuola senza degnarlo di una mia parola. Ma sarebbe stato troppo facile. Lo sentì ridere.
"Perché te ne esci così? Senza salutare." Disse fermandomi il braccio.
"Guardami." Lo feci ma non avrei detto nemmeno "A".
"Dopo ieri mi sarei aspettato un saluto decente."
Silenzio.
"Almeno uno "ciao Anthony", almeno un sorriso, che ne so." Disse quasi deluso.
Silenzio.
"Hai perso la lingua?"
Silenzio.
"Non credo. Dopo ieri so per certo che ce l'hai,cara." Disse malizioso.
"Che schifo." Dissi io disgustata.
"Lasciami, non abbiamo niente da dirci." Dissi guardandolo.
"No? Sicura?" Disse incredulo.
"Sicurissima."
"Okay. L'hai voluto tu."
Mi prese in braccio e mi mise sulla spalla destra in modo che sul suo busto penzolassero le mie gambe.
"Anthony! Cazzo stai facendo?! Fammi scendere!" Ordinai invano.
Lui camminò per un po' con me che urlavo e imprecavo ogni tanto per i suoi modi barbari. Mi fece scendere e mi pose su una panchina in un angolo isolato di un parco subito dopo la scuola. Io cercai di scappare ma lui mise le mani ai lati della mia testa in modo che non scappassi.
"Che vuoi?" Domandai scorbutica.
"Un semplice "te" sarebbe troppo scontato e da film, quindi per ora stiamo qui a guardarci finché non mi parli." Disse alternando l'ironico all'autorevole.
"Ma ti sto già parlando." Dissi infastidita.
"Bene. Ci siamo baciati o sbaglio?" Chiese quasi in tono di sfida, curioso di una mia reazione.
"Cosa c'entra questo ora?" Chiesi sviando il discorso e distogliendo il mio sguardo dal suo.
"Oh, bene. Nel caso non lo avessi ancora capito, sei qui per questo. Devo capire." Disse piuttosto seriamente.
"Scusami, che c'è da capire? " Chiesi ritornando a guardarlo.
"Perché." Disse forse più a se stesso che a me.
"Perché, cosa?" Chiesi.
"Perché, il bacio. Perché è successo."
"Non ci deve essere, per forza, un perchè a tutto nelle cose che si fanno."
"C'è sempre una spiegazione, Rosaliae."
"No che non c'è! Altrimenti tutti gli uomini a quest'ora avrebbero smesso di cercare risposte su un qualcosa che non sanno e di cui forse non verranno mai a conoscenza." Dissi ovvia.
"Rose, qui non stiamo parlando di un qualcosa di paranormale. Stiamo parlando di un bacio! E poi c'è sempre un perchè! Basta cercarlo!" Disse gesticolando e liberandomi da quella specie di gabbia che mi si era costruita attorno. Alzai gli occhi al cielo e risposi.
"Anthony, stiamo pur sempre parlando di un bacio tra un tipo come te e una sfigata come me. Questo è palesemente paranormale!" Detto ciò, mi allontanai. O meglio, cercai di farlo. Invano...
Mi prese per il braccio appena mi allontanai e mi fece risedere, stavolta non direttamente sulla panchina. Prima si sedette lui e poi mi fece sedere sulle sue gambe. Lo capì al contatto dei miei jeans contro i suoi. Cercai di alzarmi ma lui mi cinse la vita con il braccio sinistro mentre rideva per ciò che avevo detto. Io non lo trovavo divertente. Per me era pura verità.
Quando il suo braccio sfiorò la mia vita per poi circondarla, sentì il cuore aumentare il suo battito, sentì odore di casa, e capì che forse i miei occhi avrebbero potuto guardare una nuova luce. Capì che la mia cecità era scomparsa con la sua venuta, quando alla porta del mio cuore qualcuno aveva finalmente bussato...


Holaaa
Ecco un nuovo capitolo! Spero vi sia piaciuto. Detto ciò, fatemi sapere cosa ne pensate. Votate e commentate!
Buona giornataaa✌
~dreamer

Twitter: @onedsDNA

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