Un bel quadretto

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- Se mi tocchi ancora ti spezzo il braccio.
- Gagà...
Ammesso che il verso di un neonato possa considerarsi una risposta degna di citazione.
- Cazzo, fallo ancora e te lo spezzo davvero.
Questa volta a parlare non fu il lattante di 5 mesi, ma l'uomo di 37 anni che lo aveva già minacciato la volta precedente.

All'inconscio fresco e pulsante del bambino, quei suoni, emessi dal diaframma del maschio adulto, suonarono famigliari, intimi; dopotutto non era ancora in grado di tradurre i rumori e metterli a sistema con il linguaggio convenzionale; questa cosa "del parlato" avrebbe imparato a decodificarla solo nell'anno a seguire. Non poteva interderne ne la minaccia, ne la violenza.
L'unica cosa che sentì di sapere con certezza era il risultato derivante dal mix di input che il suo ipotalamo immagazzinava ed elaborava: fisionomia del volto, più aroma acre di alcool rilasciato dai pori della pelle, più suono di quella voce vibrante uguale a "papà".
Di per sé la parola non aveva significato, ma sentì che era una cosa bella, una di quelle cose che per sentirsi giusti nel mondo bisognava essere in grado di individuare subito.
E lui lo aveva fatto, e avrebbe continuato a illuminarsi all'immagine di quel uomo-papà anche quando questo gridava, lo lanciava sul divano, lo scrollava per farlo smettere di piangere o lo scuoteva con violenza quando il pannolino gli si riempiva di liquami.
Si illuminava lo stesso perché l' inconscio è più forte della razionalità e, a cinque mesi, si ha ancora la speranza che il mondo possa essere un bel posto dove nascere.

Era nato cinque mesi prima. Esattamente cinque mesi prima del giorno che lo avrebbe visto come il più giovane paziente del Pronto Soccorso, dell Ospedale "Martini" di Torino. Se non altro i medici gli avrebbero fatto un regalo: un braccialettino con su scritto "codice Rosso".
Poco prima del suo viaggetto al Pronto Soccorso, il padre fu colto da una forte crisi di nervi.
Non avrebbe potuto fare nulla di diverso che reagire come reagì effettivamente.
Ne era convinto il padre, ne erano convinti i medici, l'amico e quel poliziotto ficcanaso che cominciò a interessarsi all'incidente.

La causa di quel "gesto impulsivo", a detta dell'uomo, era da ricondurre al lamento senza fine
- ..di quell' orribile merda con le braccia e le gambe!
Così soprannominava il figlio, davanti al suo amico di bevute.
Tra uno stordimento e l'altro, non mancava di rimarcare come, quello spacca palle del figlio, fosse stato l'ultimo regalo, di certo poco gradito, che la cara e vecchia defunta Giulia gli aveva lasciato in eredità, prima di crepare di tumore.
Le masse tumorali divorarono il cervello della donna, di pochi anni più giovane, morso dopo morso, anno dopo anno.

Avevano dato avvisaglie, questo sì, ma le avrebbero potute cogliere solo dottori attenti. Soprattutto le avrebbero potuto cogliere dottori attenti se solo qualcuno fosse andato a trovare quei dottori attenti.
- Amore ho un altro attacco di quei mal di testa tremendi.
-Fottiti Giulia. Da quando hai iniziato sta gravidanza di merda hai solo mal di testa; e da quando è nato Jef sento solo gridare lui e le tue lamentele. Cristo, verranno a me i mal di testa...ecco visto? Ora riprende a piangere. Merda, fai qualcosa se no ve la spacco a tutti e due la testa...

Dialoghi simpatici e amorevoli come questo si presentavano, puntuali come il Natale, ogni volta che a Riccardo venivano presentati i malanni dalla moglie.
Dopo una minaccia, uno schiaffone e qualcosa di più persuasivo, la donna smise di lamentarsi.
Non smise certo di stare male o passare notti in bianco in preda all'emicrania, piegata dalla nausea e tramortita dalle accecanti fitte di dolore alla nuca e agli occhi; smise semplicemente  di dirlo, di lamentarsi.

Dal punto di vista dell'uomo lei non smetteva mai di attirare le attenzioni: se non era per le nausea era per la testa, se non era per la testa era per la vista che si offuscava.
Se ci aggiungevi pure l'arrivo del figlio, allora era davvero "un bel quadretto del cazzo".

NESSUNA PIETÀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora