Capitolo 1

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POV'S ELISABETTA

Mi sto truccando. Dopo aver litigato con Federico ho pianto per due ore e ricoprirmi di correttore, ora come ora, sembra l'unico modo per rendermi presentabile.
Anche se abbiamo litigato so che stasera lo dovrò vedere alla riunione. Da ormai qualche anno ogni sabato pomeriggio, con un gruppo di ragazzi, organizziamo delle attività per dei bambini durante il periodo scolastico e prima lo adoravo, veramente, poi l'anno scorso verso marzo ho smesso di andare, non lo facevo più con piacere e pensavo fosse meglio così. Volevo riprendere questo settembre, mi ero riposata e non vedevo l'ora di ricominciare tutto, però questo litigio mi ha decisamente demoralizzata. Federico è letteralmente la mia persona preferita, è più grande di me di un paio d'anni, infatti è lui che coordina tutta l'attività, aiutato da Valeria, una sua coetanea con cui però non ho mai parlato tanto.
Ci siamo persi di vista quando ho smesso di partecipare a queste attività; in realtà è stato lui a consigliarmi di prendere una pausa, dopo che aveva visto quanto stress avevo a causa della scuola. Verso agosto ci siamo rivisti in discoteca, ma non era più lo stesso.
Oggi mi è venuto a prendere 2e abbiamo mangiato insieme, abbiamo iniziato a parlare di possibili attività da far fare ai bambini, eravamo soliti a preparare le idee prima della riunione perchè tanto sapevamo che le nostre sarebbero state le migliori, però ci siamo trovati in disaccordo su molte cose, io mi sono innervosita, la discussione è degenerata e abbiamo litigato. Tornata a casa non ho fatto che piangere, senza un apparente motivo, ero solo frustrata e poi non piangevo da un po'.
Di solito a riunione ci andavamo insieme ma il mio orgoglio mi impedisce di chiedergli un passaggio, quindi ho chiesto a Valeria se può passarmi a prendere lei. Puntualissima, alle nove spaccate è sotto casa mia con il suo mitico pandino bianco.
Salgo in macchina

"Ciao Vally, grazie mille per il passaggio"

"Figurati Elly, ora dobbiamo andare a prendere Jason."

Cala il silenzio in macchina, ma non è uno di quelli imbarazzanti, non troppo almeno.
In cinque minuti siamo arrivati. Le riunioni le facciamo in alcune aule della parrocchia che la chiesa locale ci lascia per queste attività. Sono i primi di settembre però la sera fa comunque freddo e noi siamo qua fuori ad aspettare che arrivi quel coglione con le chiavi.

"Ma dove cazzo è? Mai una volta che sia puntuale quell'uomo!" Sbraita Valeria mentre cerca di chiamarlo al telefono, a cui, ovviamente, non risponde.

Jason ride mentre spegne la sigaretta per terra. L'ultima volta che l'ho visto ero certa che non fumasse. Quante cose sono cambiate in così poco?
Arrivano altri ragazzi ma di Fede nemmeno l'ombra.
Più passa il tempo è più inizio a sentire freddo.
Valeria sta per prendere fuoco per quanto è arrabbiata, se c'è una cosa che odia è il ritardo, ma tutti sappiamo che tanto non dirà nulla a Fede, è innamorata di lui dalla prima volta che l'ha visto, lui però non l'ha mai notata, non in quel senso almeno.

"Vally calmati, adesso arriva, è solo passato a prendere Amelia" dice Jason sorridendole.
Mi giro di scatto verso di lui sgranando gli occhi.

"Perché è andato a prendere Amelia?" Chiedo cercando di sembrare il più disinteressata possibile

"Perchè a lei serviva un passaggio" Jason è parecchio simpatico, ma sembra non capire mai un cazzo di ciò che gli succede attorno

"Si, mi chiedevo solo perchè abbia chiesto un passaggio a lui, non sono mai stati così amici..." affermo scocciata.

"Lui insiste sempre tanto sul portarla a casa dopo le riunioni, magari gliel'ha proposto lui, poi loro sono sempre stati amici, perchè ti interessa?"

Non faccio in tempo a rispondere che i fari di una BMW bianca mi accecano.
E' arrivato.
Lo vedo scendere dalla portiera ridendo e poco dopo vedo anche Amelia. E' carina però non è assolutamente il tipo di Fede e questo mi tranquillizza alquanto. Come da programma la Vally non ha il coraggio di dirgli nulla per il suo ritardo. Non so perchè ma l'unica cosa che riesce a fare quando c'è lui è ridere come una gallina. Adesso mi ricordo perché non siamo mai andate particolarmente d'accordo. Almeno nella nostra sala riunioni nulla sembra cambiato, la solita tavola rotonda con undici sedie, non una di più e non una di meno. Stavo per sedermi quando sento il telefono vibrare

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