Quel giorno il caldo era insopportabile, quel tipo di caldo che non ti faceva dormire la notte senza cambiarti come minimo due volte il pigiama.
Era il compleanno di papà, quest'anno avrebbe compiuto 61 anni, e per festeggiare avevo acconsentito ad andare fuori a pranzo insieme alla mamma e a quello che sarebbe stato da li a qualche ora il mio ex fidanzato.
Come ho già detto, quella domenica di luglio era particolarmente afosa, e io mi affrettavo a preparami perché da lì a poco saremmo dovuti uscire per festeggiare il compleanno di papà.
Per la prima volta avevo già in mente cosa indossare, come truccarmi e che scarpe mettere.. ma c'era qualcosa in me che non andava.
Sotto la doccia il mio cervello proiettava me stessa in una gabbia, dove però io avevo la chiave per uscire ma non volevo uscire.
Quella gabbia era la mia relazione, dove volevo scappare ma allo stesso tempo non volevo.
Per quella giornata avevo scelto di truccarmi diversamente dal mio classico eye-liner, avevo deciso per i miei occhi azzurri che tendevano a cambiare in base alla giornata, una palette di ombretti verdi.
Mi è sempre piaciuto il verde.. da speranza, fortuna, allegria, e quindi poiché era un giorno importante ho deciso di abbandonare il mio classico eye-liner almeno per quel giorno.
Continuavo a truccarmi e a pensare che c'era qualcosa che non andava, continuavo ad avere quella maledetta sensazione di essere chiusa in una gabbia, così per non pensarci decisi di ascoltare la musica, in particolare l'album dei Chase Atlantic, così che mi avrebbero distratta da quei strani pensieri.
Decisi di legare i miei capelli biondi in una crocchia così da non soffrire troppo il caldo e di truccare le mie labbra di un rosso scuro perché mi piaceva il modo in cui riusciva a risaltare il mio sorriso.
Più passava il tempo piu quella morsa al petto si faceva più intensa, ma decisi di non pensarci e di convincermi che avrebbe lasciato il tempo che trovava.
Saluti il mio ragazzo con un leggero bacio a stampo, per non rovinarmi il rossetto, sapevo che gli dava fastidio quando lo mettevo, ma per quel giorno volevo per una volta accontentare me stessa.
Mi guardai allo specchio un ultima volta, indossavo un vestito estivo lungo nero con uno spacco laterale e delle semplici Alexander McQueen.
"Come sei bella" mi disse Chris avvicinandosi a me per abbracciarmi, indossava una camicia bianca a righe blu che aveva comprato perché secondo me gli stava bene, e non mi ero sbagliata, con dei pantaloncini color crema.
La prima volta che ci conoscemmo lui portava sempre le lenti a contatto quando uscivamo, poi ha smesso di farlo, infatti portava gli occhiali.
Non mi dispiacevano i suoi occhiali, però avrei voluto che, come me, si impegnasse nel voler apparire al meglio per me, che facevo di tutto per essere sempre bella ai suoi occhi, anche se me lo ripeteva in continuazione.
E preciso lo trovavo sempre bello, ma sapere che il tuo partner si prepara per te nonostante tutto è un altra sensazione.
Uscimmo intorno le 12:15 da casa, papà subito accese l'aria condizionata in macchina perché soffriva il caldo più di tutti e finiva sempre per arrabbiarsi perché sudava e questa cosa lo rendeva irascibile.
Sembravo una normale famiglia che usciva fuori a pranzo, ma io mi sentivo in un altro mondo, mi sentivo completamente estranea a tutto e tutti perché quella sensazione di malessere non mi abbandonò nemmeno per un minuto.
Tornati a casa io e Chris andammo nella mia stanza, per avere un po' di privacy e lì mi fece una domanda che mi pietrificò.
"Riusciremo a superare questa cosa, secondo te?" mi chiese guardando il soffitto, ma data la situazione ero io quella che doveva essere in dubbio, che doveva mostrare questa incertezza sulla nostra relazione dopo quello che avevo fatto, ma a quanto pare oltre il danno anche la beffa.
"Certo che riusciremo a superare tutto ciò, come abbiamo sempre fatto" gli dissi un po' incerta, e da quel momento in poi, dentro di me trovai la forza per dire quello che da una settimana pensavo.
"Non dovresti farmi tu questa domanda, dovrei essere io quella con le insicurezze, con i dubbi, non tu.." gli dissi con un filo di voce, "sono io quella che ha combinato un casino, sono io quella che ha rovinato tutto e sono io quella che sta male ogni santo giorno senza riuscire a dormire" continuai cercando di trattenere le lacrime.
"Non mi hai mai perdonata per quello che ho fatto, nonostante mi hai detto di avermi perdonata, e sto cercando in ogni modo di rimediare, ma tu continui a sparare sulla croce rossa.." gli dissi aspettando che fosse lui a parlare "io ho solo paura che noi non riusciamo a superare questa situazione, sai sono io la vittima qui non tu.." mi disse senza guardarmi. E in quel momento decisi di fare l'unica cosa che in quel momento mi sembrò più giusta da fare.
"Secondo me, dovremmo.. non so.. chiuderla qui" gli dissi alzandomi e andando vicino alla finestra perché non riuscivo a guardarlo, "che stai dicendo?" mi disse iniziando a piangere.
"Sto solo dicendo che stiamo male entrambi e a meno che uno dei due non si da il pizzico sulla pancia, sacrificandosi in questa guerra che non si sa quando finirà.. e nonostante io sia consapevole che tu sei la vittima non la smetti un secondo di colpirmi, anche se sei la stessa persona che dice di avermi perdonata..".
Dopo quello che mi sembro un eternità, lui se ne andò e io che ormai avevo rovinato il mio trucco, perché per quanto mi sforzassi di trattenere le lacrime era inutile, scoppiai in un pianto senza sosta.
Perché per quanto si possa amare una persona, per quanto accettiamo il fatto che in realtà quell'amore ci sta uccidendo, in quel momento io avevo bisogno di salvare me stessa e così feci pur lasciando andare la persona che amavo.
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Guardami negli occhi
RomanceA volte l'amore ti salva.. altre volte ti uccide lentamente senza che tu te ne renda conto e per salvarti devi tagliare il filo che ti lega a quella persona.