I.

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"Che te ne pare del cibo Thailandese?"
Christian si girò sulla schiena, allungando le gambe. Si era quasi addormentato quando il suo telefono aveva iniziato a squillare. Come al solito, luca arrivò dritto al punto.
"Il pollo fritto è un po' scadente, se devo dirti la verità."
luca rise. "Ecco perché ti ho preso i noodles."
"Quelli si che mi piacciono," Christian si mise a sedere sul divano e silenziò la televisione. "Esattamente, perché mi vuoi comprare la cena?"
"Perché ho bisogno di un posto dove stare almeno stasera e guarda caso ero sulla strada per casa tua."
Come al solito.
"Hai litigato con..." Christian cercò di ricordare il suo nome, "Elisa?"
"Elena," lo corresse l'amico. "Mi ha buttato fuori di casa. "
"La mia stanza degli ospiti è tua disposizione, lo sai."
"Sarò lì tra cinque minuti." Luca sembrava molto allegro per essere uno che era appena stato buttato fuori dall'appartamento della fidanzata. Ma pensandoci, niente poteva abbattere quel ragazzo.
Christian mise il cellulare sul divano e si alzò per andare in cucina. Indossava ancora il completo elegante del lavoro, e la cravatta pendeva liberamente dal colletto della camicia, di cui aveva aperto i primi tre bottoni. Intravide il suo riflesso nell'ampia vetrata che occupava tutta la parete e che affacciava su una splendida Londra illuminata dalle luci.
A volte doveva dare una seconda occhiata, solo per essere sicuro che fosse davvero lui quello riflesso nel vetro. Abiti costosi, un loft spazioso a Londra con mobili di lusso, e una posizione come il più giovane partner di sempre alla Cowell Law LLP. Questo era ciò che era diventato christian negli ultimi cinque anni.
Era diventato quello che le persone definivano un uomo di successo. Studiò il riflesso sfocato del suo viso, chiedendosi se quello era ciò che desiderava realmente. Voltandosi, si tolse la cravatta, lasciandola appesa ad una delle sedie in cucina e, mentre prendeva due birre dal frigo, decise di mettere da parte i suoi pensieri cupi.
Certo, aveva avuto successo nella vita e poteva definirsi felice. Aveva lavorato sodo per riuscire ad ottenere tutto ciò. Per tre anni, Christian era stato in grado di aiutare finanziariamente la sua famiglia e assicurarsi che tutti avessero un futuro sicuro. Aveva, inoltre, creato dei conti di risparmio per tutti i suoi fratelli per assicurarsi che potessero così andare al college o all'università un giorno o l'altro. Il mutuo della casa di sua madre era stato quasi pagato del tutto, e christian era stato poi in grado di permettersi questo loft lussuoso, oltre che condurre uno stile di vita elegante.
Il duro lavoro lo aveva portato fino a qui. Il duro lavoro di cui aveva bisogno e a cui dedicare tutte le sue energie dopo che la sua vita era stata stravolta cinque anni prima. Aveva bisogno di distrarsi dal vuoto che sentiva dentro al petto quando si svegliava ogni mattina.
Aveva appena appoggiato le bottiglie sul tavolino vicino al divano e riattivato il volume della televisione quando suonò il campanello. Dovette porre immediatamente fine ai suoi pensieri e al ricordo di una notte di molto tempo fa; pelle lacerata e mani insanguinate scomparirono dalla sua vista in un batter d'occhio.
"Ti dico che quest'anno nevicherà per Natale," disse luca entrando in casa. Aveva le braccia piene di buste della spesa e la custodia della chitarra appesa ad una spalla.
"Mi hai comprato del cibo anche per il resto della settimana?" Chiese christian chiudendo la porta.
"Mi sono fermato da Tesco e ho comprato tutte le necessità primarie visto che il tuo frigo è sempre vuoto," disse luca, posando le borse sul tavolo della sua cucina.
christian scrutò curioso all'interno dei sacchetti. "Mi piace mangiare fuori casa."
luca si spostò nella cucina come se fosse sua. Prese piatti e posate e aprì alcune scatole di cibo tailandese che rovesciò poi nei piatti. "Tu tendi sempre a mangiare poco a lavoro, è malsano te l'ho già detto."
christian sollevò un sopracciglio dubbioso. "E non è malsano mangiare cibo thailandese e birra davanti alla televisione?"
"Lavorare ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette, non è salutare amico," luca si lavò le mani e porse a christian uno dei piatti. "Vai a sederti sul divano e rilassati."
"È quello che stavo facendo prima che tu mi chiamassi." Si diresse in soggiorno mentre luca si lasciò cadere stancamente su una poltrona prima di "Sei troppo pigro per cenare però," replicare.
"Sei mia madre o qualcosa del genere?" Chiese christian con la bocca piena.
luca fece spallucce e si concentrò sul programma che stavano trasmettendo in tv. Rimase in silenzio per un momento e christian notò che i suoi vestiti sembrava molto spiegazzati. Anche i suoi jeans erano molto sporchi.
"Perché hai l'aspetto di uno che ha dormito sotto un ponte?" Chiese christian, accigliandosi un po'.
"Ora sembri tu mia madre." Disse l'amico, alzando gli occhi al cielo.
christian notò il modo in cui le guance di luca diventarono rosse e soprattutto il modo in cui si stava agitando sulla poltrona. "Hai passato la notte fuori?"
"Beh, non sono morto, vero?" luca tornò a concentrarsi sul suo cibo.
"Saresti dovuto venire qui," replicò luca posando il suo piatto. "Perché non sei venuto qui?"
"Ho ceduto abbastanza velocemente, no?" Disse luca, senza guardare christian. "Non posso venire qui da te ogni volta che vengo cacciato di casa da un'altra ragazza."

For As Long As I Can Remember [zenzonelli]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora