II.

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Christian mise di nuovo a fuoco l'ambiente intorno a lui e notò che tutti lo stavano fissando preoccupati. Matteo corrugò la fronte, il cameriere lo guardava curioso ed Mattia... Mattia lo stava guardando con un'espressione preoccupata, limpida ma distante.
"Ti senti bene?" Domandò Matteo, allungando una mano verso di lui.
Christian lo allontanò, continuando a guardare il riccio. Non poteva far si che un altro uomo lo toccasse di fronte al suo Mattia. Le sue dita prudevano dalla voglia di toccarlo, non riusciva a distogliere lo sguardo da lui, nemmeno quando Mattia inclinò la testa confuso lanciando un'occhiata al cameriere di fianco a lui in cerca d'aiuto.
"Devo-" Christian inghiottì le parole con voce tremante. Sentì le ginocchia traballanti quando decise di alzarsi bruscamente dalla sedia, tirando fuori il portafoglio. Gettò alcune banconote da venti sterline sul tavolo e disse "Devo andarmene."
Matteo provò a dire qualcosa, ma Christian non lo sentì. Cominciò a camminare, distogliendo lo sguardo dal viso di Mattia, il quale aveva ancora la testa inclinata e lo fissava, un cipiglio confuso sul volto.
Inciampò nel corridoio e tra i tavoli prima di giungere alla porta. Quando la raggiunse, il bel cameriere di prima era lì davanti. Lo guardò incuriosito e gli aprì la porta, dicendogli qualcosa che lui non riuscì nemmeno a sentire.
Fuori, l'aria fredda di dicembre lo colpì all'improvviso e Christian cercò di respirare profondamente, immettendo aria nei polmoni e sentendoli finalmente riempirsi. Urlò tra sé e sé mentre correva verso il taxi in fondo alla strada. Il suo cellulare squillò proprio quando riuscì ad entrare in uno dei taxi parcheggiati e aver detto all'autista il suo indirizzo di casa. Controllandolo, Christian vide il nome di Matteo lampeggiare sullo schermo. Rifiutò la chiamata e si appoggiò stremato allo schienale, fissando il tettuccio dell'auto.
Il suo cuore non ne voleva sapere di calmarsi; aveva quasi paura che potesse uscirgli dal petto. Chiuse le palpebre e immediatamente rivide Mattia davanti a lui. Occhi azzurri e dolci che lo guardavano in un modo che non avevano mai fatto prima. Erano distanti, senza nessun attaccamento verso di lui.
Christian ebbe un flashback di quel giorno fatale. Mattia con il sangue che scorreva lungo la guancia e che gocciolava lungo i suoi riccioli, il corpo immobile, quasi senza vita. Aprì gli occhi all'improvviso e trattenne un gemito.
"Signore, sta bene?" Chiese l'autista, lanciandogli un'occhiata attraverso lo specchietto retrovisore.
"Temo di no, ho solo bisogno di tornare a casa." Disse, facendo un respiro profondo.
"Prenderò la strada più veloce," promise l'autista.
Christian fece un debole sorriso e lo ringraziò.
Mentre le luci di Londra lampeggiavano intorno a lui, fu felice di non abitare troppo lontano dal ristorante. A quell'ora della sera poi, il traffico non era molto intenso, quindi sarebbe arrivato presto a casa.
Il suo cellulare suonò di nuovo e ancora una volta declinò la chiamata da parte di Matteo. Decise, invece, di recuperare un numero diverso. Pagò il tassista, gli diede una generosa mancia e chiamò quel numero mentre usciva dalla macchina e si dirigeva verso la porta del suo condominio.
Squillò due volte prima che qualcuno rispondesse.
"Un avvertimento sarebbe stato gradito sai," disse.
"Chri," rispose Luigi, sembrando confuso. "Che cosa- oh no."
"Oh si." Replicò, ridendo amaramente.
"Ci sono milioni e milioni di persone che vivono in quella città." Luigi sembrava offeso- come se lui avesse motivo di sentirsi offeso. "Come hai fatto ad incontrarlo?"
Arrivato di sopra, Christian aprì la porta di casa e gettò le chiavi sul comò prima di accendere le luci. "Stai cercando di farmi sentire in colpa per questo?"
Luigi sospirò rassegnato. "No. Scusa. Ovviamente no."
"Bene, perché ho appena avuto una specie di crollo nervoso in un ristorante mentre ero ad un vero appuntamento."
"Stai uscendo con qualcuno?" Christian poteva quasi immaginare la felicità e la sorpresa sul volto di Luigi soltanto sentendo il suo tono di voce.
"Ho provato a fare un tentativo." Deglutì nervosamente quando ripensò alla faccia di Mattia. Mattia, che pochi minuti fa era davvero in carne ed ossa di fronte a lui. Sentì di nuovo le ginocchia deboli e dovette sedersi immediatamente. "Guarda come è andato a finire."
Christian non aveva idea di come fosse finito in questo casino. Aveva deciso di andare ad un appuntamento per la prima volta da quando aveva rinunciato al suo Mattia. Lui non voleva avere sul serio un appuntamento con qualcuno, quindi doveva significare qualcosa il fatto che Mattia si fosse presentato proprio in quel momento; proprio stasera tra tutte le sere possibili. Era come se Mattia non volesse che frequentasse qualcun altro, come se il destino avesse deciso che si appartenevano ancora e che non c'era nessun altro al mondo né per l'uno né per l'altro.
Non che Christian volesse sul serio qualcun altro oltre ad Mattia.
L'intera situazione era soltanto un po' più complicata di così.
"Mi dispiace Chri." Disse Luigi sottovoce. "Avrei dovuto dirtelo. Carola e io ne abbiamo parlato quando ha deciso di trasferirsi a Londra, ma poi..." sospirò, cercando le parole giuste. "Abbiamo pensato che sarebbe stato meglio per te non saperlo."
"Pensavi che sarei andato a cercarlo."
Luigi non doveva rispondere per confermarlo.
Christian sentì la rabbia crescere dentro di lui. "Pensavo di aver chiarito che mi sarei attenuto all'accordo che abbiamo fatto quando ho deciso di lasciare la città, oppure no?"
"Te ne sei andato, ma non hai mai perso la speranza Chri. E nessuno ti biasima per questo," aggiunse velocemente l'amico.
Per un momento, Christian rimase in silenzio e si guardò intorno, sbattendo le palpebre stancamente. Tutto sembrava freddo, con le luci della città che si riversavano nel soggiorno illuminato solo per metà. "Immagino che sia ora di rinunciare."
Luigi non rispose, probabilmente non sapeva cosa dire.
"Mi ha guardato, Li." Sussurrò, chiudendo di nuovo gli occhi. "E' rimasto semplicemente lì, mi ha guardato e si è scusato come se fossi un estraneo."
Per lui sei un estraneo. Nessuno dei due lo disse ad alta voce.
"Come hai fatto ad incontrarlo?" Chiese l'amico, curioso.
Christian quindi gli raccontò tutta la storia, dal suo accordo con Luca, a come Matteo aveva continuato a provarci con lui, a come aveva capito tutto quando aveva assaggiato la carne.
"Era la sua specialità quando ha iniziato l'addestramento," disse Christian, ricordandosi di quanto fosse fiero Mattia della sua creazione e delle reazioni che aveva ricevuto. "L'aveva perfezionato infinite volte. Non ricordo nemmeno quante volte ho dovuto mangiarla."
Luigi si mise a ridere. "Quindi per capire se era davvero lui hai chiesto di incontrare lo chef?"
"No, a Matteo non piaceva il piatto e voleva lamentarsi con il cuoco." Rispose Christian, scuotendo la testa.
"Ahia," sibilò l'amico dall'altro capo della linea. "Povero Mattia."
"Si guarda, sentiti pure dispiaciuto per lui. E' lui quello ad aver avuto una nottataccia infatti." Christian cercò di mantenere il suo tono neutro.
"Sai cosa intendo," il broncio era evidente nel tono di voce di Luigi. "Come se a te non dispiacesse per lui poi."
"Ero dispiaciuto infatti," rivisse il momento nella sua testa per la milionesima volta da quando aveva lasciato il ristorante. "Fino a quando non si è presentato al nostro tavolo e non mi ha riconosciuto."
Luigi era di nuovo tranquillo quando rispose. "Sapevi che non lo avrebbe fatto."
Lo sapeva. Christian si morse un labbro, prendendo un respiro tremante. Certo che lo sapeva. Era stato un vigliacco, un fidanzato di merda quando aveva deciso, stupidamente, di non affrontare Mattia dopo l'incidente. Correttamente, almeno.
"Lo so," rispose, cercando di tenere la sua voce sotto controllo. "Ma non mi sarei mai aspettato che ci saremmo incontrati di nuovo in questo modo."
Nella sua testa, c'erano innumerevoli scenari su come avrebbe dovuto essere il loro incontro. In uno, Mattia si presentava sulla soglia di casa sua nel bel mezzo di un temporale, senza fiato, le guance arrossate per aver attraversato il paese per rivederlo perché alla fine, finalmente, si era ricordato di lui. In un altro, Christian si trovava in un parco, e quando avrebbe girato la testa accarezzato da una soffice brezza primaverile, i suoi occhi si sarebbero agganciati a quelli di Mattia. Il tempo si sarebbe fermato per un momento prima che il ragazzo lo riconoscesse e si dirigesse verso di lui per avvolgerlo in un forte abbraccio, con le lacrime che cadevano dai loro volti.
"Chri," disse Luigi calmo. "Non dovevate incontrarvi di nuovo."
La bolla nella quale si trovava scoppiò di nuovo, ed improvvisamente ritornò nel suo salotto scarsamente illuminato. "Lo so, è quello che volevo dire."
"Non è così." La voce dell'amico era piena di compassione.
"Non mi ero ancora arreso," Christian ripeté le parole che aveva detto anche Luigi poco prima. "Ci speravo ancora."
Sentì l'amico deglutire ed emettere un respiro profondo. "Non è rimasta nessuna speranza. Gli ultimi test hanno dimostrato che non si riprenderà Chri. I dottori hanno detto che la sua memoria non tornerà mai più, ormai è passato troppo tempo."
C'era uno squarcio nel suo stomaco che in qualche modo si allargò ancora di più a quelle parole. Uno spazio che era rimasto vuoto e buio per anni e che ora minacciava di prendere il sopravvento su di lui. Le lacrime bruciavano dietro le sue palpebre, ma cercò di trattenerle.
Lo aveva sempre saputo, si era preparato per tutto questo.
"Tu hai deciso che avrebbe dovuto continuare a vivere senza di te," gli ricordò Luigi. "Te ne sei andato, Chri."
Sapeva che l'amico non stava cercando di farlo sentire in colpa. Era semplicemente la verità. "Lo so."
"Non rovinare tutto adesso."
"Non lo farò."
"Basta evitare quel ristorante, okay?" Disse semplicemente.
Christian annuì, poi si ricordò che Luigi non poteva vederlo. "Va bene, si."
"Christian." La voce dell'amico era calma, e piena di solidarietà. "Mi dispiace che sia successo."
"E' solo..." Sbatté le palpebre, guardando le luci fuori dalla finestra. "Mi manca così tanto."
"Lo so che ti manca."
"E non riesco a smettere di pensarci, non riesco a superarlo." Disse con voce tremante.
Luigi non disse niente per un po' e anche Christian tacque. Rimasero entrambi al telefono e si sentì confortato dal fatto che Luigi gli fosse vicino in quel momento, e soprattutto che lo avesse capito.

For As Long As I Can Remember [zenzonelli]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora