7. Sofia

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Prima di mettermi la giacca, feci un respiro profondo cercando di stare calma, per non dargliela vinta. Era così profondamente insopportabile. Lo vidi prendere le chiavi della sua auto e dopo aver preso la mia borsa lo seguii fuori. Ritrovandoci poco dopo difronte alla sua auto. Ci mettemmo ai nostri posti ed io allacciai la cintura di sicurezza. Quando guidava non era tutta questa prudenza. Per quanto andasse veloce mi faceva venire il voltastomaco. Mi ritrovai poco dopo ad osservarlo come ogni santa volta che guidava. Il modo in cui afferrava quel volante. Come lo manteneva inserendo le sue dita tra gli spazi. Deglutii a quella visione perfetta. Ma a che diavolo stavo pensando? Perché stavo facendo questi pensieri impuri su di lui. Osservai quel naso perfetto e Dio quelle labbra così carnose. Cazzo Sofia riprenditi! Mi colpii mentalmente e mi girai verso il finestrino per non guardarlo o il mio viso sarebbe andato a fuoco da un momento all'altro.
A rompere quel silenzio imbarazzante fu proprio lui mentre mi guardava di sfuggita.
«Per caso ti si sono scaricate le batterie? Sei così silenziosa. Non sarà che ti sto mettendo in imbarazzo vero?» mi domandò in modo provocatorio.
«Ahahahah io in imbarazzo? Non ti è passato nell'anticamera del cervello, che forse e dico forse non voglio parlare con te?» cercai di essere più calma possibile ma lui non mi dava modo di esserlo.
«Questo l'ho capito. Non sono scemo. Vorrei capire il perché. Quella battutina ti ha messo così tanto in imbarazzo?» appena i polpastrelli delle sue dita sfiorarono leggermente la mia gamba la spostai.
«Vedi di tenere a posto le mani.» perché sembrava così lontana questa festa?
«Non ho fatto nulla, volevo toglierti quel filo che avevi sul ginocchio.» scossi il capo ormai esasperata. Secondo lui dovevo credere a questa bugia.

Appena arrivammo , Gabriel parcheggiò l'auto davanti a una grande casa. Rimase fermo per qualche secondo come se non volesse proprio andarci a quella festa e poi esclamò: «Andiamo.» aprendo lo sportello, senza nemmeno degnarmi di uno sguardo.
Presi un lungo respiro, sospirando e aprii la portiera dell'auto. Mi sentivo perennemente osservata e la paura che potesse essere vero mi logorava. Arrivammo davanti alla porta d'ingresso e Gabriel suonò il campanello. Una ragazza ci aprii. Mi paralizzai appena capii che era la stessa ragazza di quella mattina. Cercai di ricordare il nome? Come l'avevano chiamata le sue amiche? Giulia, Giorgia...ah no Ginevra. Si si chiama Ginevra. Anche il suo nome era odioso da pronunciare. Mi ignorò completamente ma si limitò a trascinare Gabriel dentro, baciandolo con foga. A momenti avrei vomitato. Guardandoli con una espressione di disgusto mi allontanai da loro e da lontano vidi Theo e Amanda parlare.
«Non mi dire che sei già ubriaca. Sono passati solo 20 minuti dalla festa e sei già brilla.» Amanda , essendo leggermente intontita per via dell'alcol, sollevò il bicchiere guardandolo.
«Non dovete rompermi il cazzo. Ho bisogno di dimenticare. Oggi più che mai.» mormorò facendo un altro sorso.
«Che signorina.» disse Theo ridendo, riferendosi alla parolaccia che aveva usato contro di noi. Poi continuò : «Sentiamo cosa dovresti dimenticare? Le tabelline? Devi smetterla di pensare a Manuel. Ormai lo conosci. Per quanto io gli voglia bene. Molte volte si comporta da stronzo.»
«Ah non è Gabriel lo stronzo del gruppo?» domandai mentre stavo per fare un sorso del mio drink ma qualcuno me lo sfilò dalle mani. «Ma che cazzo?» mi girai e lo vidi lì mentre si allontanava con il mio bicchiere.
«Ti ho sentito Rapunzel. » disse mentre si allontanava.
«Rapunzel? Perché ti chiama così?» ridacchiò Theo.
«Perché è un coglione.» non potei fare a meno di ridere per quanto fosse stronzo. Ma quella volta non mi aveva dato fastidio, non mi aveva irritato. Anzi mi aveva fatto ridere e non lo facevo da tanto. Improvvisamente vidi Amanda irrigidirsi. Un ragazzo si avvicinò a noi, doveva essere Manuel. Alto, muscoloso, di bell aspetto. Era decisamente lui.
«Amanda possiamo parlare ti prego.» la implorò prendendole le mani.
«Di cosa dobbiamo parlare? Del modo in cui hai ficcato la lingua in gola a quella ragazza? No grazie.» stava per andarsene ma lui l'afferro delicatamente dal polso.
«Ti prego posso spiegare.» Amanda rise amaramente portandosi le mani sui fianchi.
«Cosa c'è da spiegare? La tua lingua è scivolata da sola dentro la sua bocca? Ho visto il modo in cui la stringevi. Mi fai schifo.» Amanda era una ragazza che difficilmente mostrava le sue emozioni. In questo lato ci assomigliavamo molto. Ma in quel momento vidi una lacrima scendere sulla sua guancia.
«Amanda ascolta quelli che ha da dire. Noi ora vi lasciamo soli.» dissi cercando di andare incontro a entrambi. Si vedeva quanto si amavano. Non c'era bisogno di conoscerli. Afferrai il braccio di Theo per portarmelo via ma vidi che rimaneva lì impalato. Lo colpii sul braccio facendogli segno di allontanarsi. Alla fine cedette e mi seguii scocciato.
«Sai di essere un pettegolo?» dissi ridendo per come era dispiaciuto di non essere rimasto.
«Non sono pettegolo, voglio solo sentire.» incrociò le braccia sbuffano, facendo il broncio.
Mi girai verso di loro e vidi il modo in cui lei gli urlava contro. Manuel l'unica cosa che faceva era abbassare il capo dispiaciuto.
«Dici che faranno pace?» mormorai al suo orecchio mentre li guardavo da lontano. Poi vidi Amanda allontanarsi da lui , uscendo dalla sala , seguita da Manuel.
«Si giusto il tempo di urlare, scopare e fare pace.» lo guardai quasi scioccata.
«Basta così poco per perdonare un tradimento?» domandai incredula.
«Ma mica è il primo tradimento, sarà il terzo questo.» scossi il capo ormai rassegnata. Doveva amarlo davvero tanto per perdonarlo ogni volta.
«Cambiando discorso, come sta andando la convivenza con Gabriel?» mi domandò incuriosito.
«Oltre al fatto che vorrei prenderlo a pugni ogni volta che apre bocca , penso bene.» risposi dopo qualche secondo di esitazione. Senza accorgermene mi guardai intorno, non mi sentivo affatto al sicuro. Il mio sguardo inavvertitamente si posò su Gabriel che non smetteva di baciare a quella, mentre era seduta sulle sue gambe. Lo guardai disgustata e sussultai internamente appena vidi i suoi occhi su di me.
«Dai andiamo a ballare.» disse Theo prendendomi per mano, trascinandomi verso la pista.
«No , no, io non ballo, te lo scordi.» protestai, piantandomi per terra ma lui era troppo forte in confronto a me.
«Invece si , muoviti.» insistette. Alla fine cedetti, cercando di muovermi a ritmo della musica, ma fallendo miseramente. Mentre mi divertivo sentii il mio telefono vibrare nella mia borsa. Lo presi ed era un messaggio da Alex. Aprii la foto che mi aveva mandato ed ero io che ballavo con Theo. Mi paralizzai. Era qui. Notai che stesse ancora digitando. Poi apparve il messaggio.
"A quanto pare ti ho trovato." Il mio cuore iniziò a battere come se volesse uscire dal mio petto.
Sussultai appena sentii bussare alla porta. Feci due passi indietro. Terrorizzata.
«Sofia? Che hai?» mi domandò Theo preoccupato. Appena Ginevra aprii la porta lo vidi lì proprio difronte a me. Con un sorriso maligno sul volto. Si avvicinò a me e mi attirò a sé stringendomi i fianchi.
«Che stai facendo lasciami.» mormorai con voce rotta.
«Sto solo baciando la mia ragazza.» disse baciandomi contro la mia volontà ma Theo lo spinse via. Alex si avvicinò a lui spingendolo in modo prepotente. Mi misi tra loro prima che potesse degenerare la situazione. Non volevo si facesse male per colpa mia.
«Alex devi andare via.» dissi indicando la porta.
«Non vado da nessuna parte. Anzi sì me ne vado ma con te. Dobbiamo parlare di molte cose.» disse con un tono di voce duro. Mi afferrò con forza il polso trascinandomi verso la porta. Le lacrime ormai scesero interrotte sulle mie guance. Fino a quando: «Lei non va da nessuna parte. Lasciala andare subito.» quasi mi sentii sollevata nel sentire la sua voce.
«E tu chi saresti per dirle cosa fare o no?»
«Ho detto di lasciarla. Non te lo ripeterò di nuovo. » mi liberò il polso e si avvicinò prepotentemente verso di lui sfidandolo.
«Ragazzi adesso basta.» si intromise Theo cercando di farli ragionare.
«Non hai risposto alla mia domanda.Tu chi cazzo sei?» vedevo il modo in cui Alex si stava innervosendo.
«Quello che ti sta per fare il culo.»ringhiò Gabriel serrando la mascella.Guardai l'espressione di Alex, il modo in cui stringeva i pugni, facendo diventare le nocche bianche. Gabriel fece lo stesso.Si stava mettendo male. Molto ma molto male.

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