SPOILER! Leggi prima il libro di John Green :)
Chiusi gli occhi ed iniziai a sognare.
Io, Miles Halter, ero seduto sul sedile passeggero dell'auto di Alaska Young ed ella sedeva accanto a me, fissandomi con i suoi grandi occhi verdi.
-E' solo un altro di quegli incubi.- pensavo: Alaska si era suicidata due anni prima e quell'auto era stata il luogo della sua morte. Ormai erano mesi che ogni notte ricadevo nello stesso incubo: Alaska era accanto a me, viva e sorridente, ma dopo qualche istante spariva e io mi ritrovavo a piangere sulla sua fredda tomba.
Ma quella volta mi sarei svegliato: dovevo farlo, non potevo continuare in questo modo.
Non ci riuscii.
Alaska sorrise, ma il mio sogno non si trasformò nuovamente in quell'incubo ricorrente.
-Ciao Miles- mi disse -Mi sei mancato-. Si protese verso di me e mi abbracciò forte.
Ho sempre pensato che il suo abbraccio fosse la cosa migliore al mondo.
Ci separammo dopo quelli che mi parvero minuti e mai ebbi felicità maggiore di vederla ridere di nuovo.
Con immancabile sfrontatezza per le mie lacrime di felicità mi disse: -Ho fame,Ciccio: andiamo da Mc Donald's. Ho voglia di patatine fritte.- Sentirle pronunciare quel soprannome che mi aveva affibbiato il nostro miglior amico, il Colonnello, il mio primo giorno di liceo fu, forse, ancora più incredibile di ciò che stava accadendo: quella ragazza che stava di fronte a me era Alaska, sorridente, incredibile, stupenda... viva!
Senza attendere il mio parere prese in mano il volante e sfrecciò sull'autostrada che portava fuori dal campus della Culver Creek.
Con la guida spericolata di Alaska arrivammo da Mc Donald's in pochi minuti.
Erano passati due anni e qualche mese dall'ultima volta che avevo varcato la soglia di quel fast food: da quando Alaska era morta nessun ragazzo della Culver che aveva preso ripetizioni di matematica da quella incredibile ragazza mentre mangiava patatine fritte e hamburger, era più riuscito ad entrare. La sua assenza, anche a distanza di tempo, non riusciva ad essere colmata.
Mi fermai sulla porta. -Non è possibile- pensai -Alaska è viva e stiamo andando insieme da Mc Donald's: è impossibile.-
Come leggendomi nel pensiero Alaska mi prese la mano e sorridendomi sussurrò -Sono tornata, Ciccio.-
Ci sedemmo a quello che un tempo era il nostro tavolo preferito: infatti, quando le ripetizioni di geometria si protraevano per troppo tempo e ci ritrovavamo con una tazza di cioccolata tra le mani, potevamo vedere tramontare il sole e ammirare quel cielo che Alaska adorava guardare a qualunque ora.
Ordinammo due hamburger e delle patatine fritte e subito, senza alcun ritegno, Alaska inzuppò le sue lunghe dita affusolate nella maionese e iniziò a divorare le patate.
Mi chiese del Colonnello, di Takumi, di Laura e perfino di quelli che lei chiamava "i settimana corta", ovvero gli alunni del liceo più ricchi e arroganti che tornavano a casa nel fine settimana. Continuava a fare domande e io le rispondevo, raccontandole ogni cosa, ma sembrava quasi che sapesse già tutto e semplicemente voleva un'altra versione dei fatti.
-Sei troppo sincero, Ciccio. Avresti dovuto esaltare molto di più il tuo diploma: insomma, è stato davvero un successone!- Sorrise, e mi raccontò di quando aveva assistito al mio esame orale e di quanto avrebbe voluto ridere per tutti i complimenti che mi erano stati fatti dai quei professori che considerava "idioti".
Riprese a mangiare, imitando la faccia che, al finale del mio discorso, aveva fatto l'Aquila, uno dei nostri professori che aveva conquistato questo nome in codice grazie al suo sguardo incredibile che riusciva ad individuare uno studente fuori dalla camera dopo il coprifuoco a distanza di un miglio.
Fu allora che non riuscii a trattenermi dal chiederle -Alaska, dove sei stata per tutto questo tempo?- Smise di ridere, si infilò in bocca la patatina che teneva fra le dita, si pulì le mani nel tovagliolo di carta accanto a lei e mi fissò, immobile. Lo riconobbi subito: il suo tipico sguardo delle "giornate no".
-Un altro giorno in cui preferiresti non rispondere alle domande che iniziano con "chi", "che cosa", "dove", "come", "quando" e "perché"?- le chiesi.
-Un altro giorno in cui odio rispondere a quelle domande." Rispose, secca. Altra tipica abitudine di Alaska.
Ormai avrei potuto scrivere un libro su Alaska Young, tanto sapevo su di lei. Eppure avevo bisogno di quelle risposte. Io non avevo mai voluto credere che si fosse suicidata: ero sempre stato costretto da me stesso a convincermi che la sua morte era stata un comune incidente stradale, e non che fosse stata Alaska a premere l'accelleratore e a schiantarsi contro quella macchina.
-Ho bisogno di una risposta.-
Niente da fare. Teneva la bocca serrata e sembrava guardasse oltre al mio viso, oltre al muro dietro di me, e anche oltre alla strada e oltre ad ogni cosa le si parasse davanti.
-Mi serve saperlo per uscire dal mio labirinto di sofferenza. Tu ci sei riuscita. Come?-
-Dritto e veloce.-
Fu l'unica risposta che ottenni.
La guardai come se fosse la prima volta che la vedevo davvero.
Ma ben presto mi ricordai che quello era solo un sogno, ovvero frutto della mia immaginazione. Piano a piano quel momento iniziò a sgretolarsi e la sua dolce figura sbiancò fino a diventare invisibile.
Aprii gli occhi e mi ritrovai sul "nostro tavolo" da Mc Donald's: fissavo qualcosa davanti a me, oltre al muro e qualunque altra cosa.
E sono certo che per un attimo Alaska era lì, su quella tavola che aveva accompagnato il mio amore.
Ehi!
Ho scritto questo piccolo testo una sera, dopo aver finito di leggere per la 2938975402 volta Cercando Alaska, di John Green. Adoro quel libro.
Non so se pubblicherò altro su questa storia... Intando fatemi sapere cosa ne pensate di questo!
Magari scriverò altri capitoli della vita di Miles dopo la morte di Alaska, o solo pezzi tipo questo. Non so, ditemi :)
Detto questo, grazie e buonanotte.

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Dritto e veloce - Dopo Alaska Young
Fanfiction“Cercando Alaska” di John Green è il mio libro preferito e i protagonisti sono Miles Halter e Alaska Young, due ragazzi che frequentano il penultimo anno del liceo “Culver Creek”. Fin dalle prime pagine del libro, Miles si innamora perdutamente di A...