Capitolo 1Capitolo 1
Era una mattina tranquilla come molte altre quando i raggi del sole, entrando da una finestra, colpirono il volto di un ragazzo addormentato, svegliandolo.
Il ragazzo, sbadigliando annoiato, controllò l'orario.
"Sono già le 7 del mattino. Tanto vale restare sveglio, se mi addormento rischio di non sentire il corriere."
Mormorò mentre si alzava dal divano. Percorse il corridoio quando si fermò all'improvviso, quando vide uscire dal bagno una ragazza con lunghi capelli rossi e occhi azzurri.
Il suo sguardo ricadeva sulle sue forme generose, poco coperte.
La ragazza si strofinò gli occhi e sbadigliò. Quando si svegliò completamente, si accorse di essere osservata e lanciò un urlo.
"Smettila di fissarmi così, dannato maniaco."
Il ragazzo subito si voltò, dandole le spalle.
"Cavolo Mizuki, ma ti sembra il caso di girare per casa mia in mutandine e maglietta corta?"
La ragazza era già sparita in camera e, dopo aver indossato una gonna lunga, tornò in corridoio.
"Pensavo che stessi ancora dormendo, visto che è ancora presto. Girati pure."
Il ragazzo si voltò e spalancò gli occhi quando vide che la ragazza si stava lentamente alzando la maglietta, sorridendo.
"Ripensandoci, potrei farti vedere qualcosa per ringraziarti, visto che mi ospiti sempre a casa tua."
Il ragazzo osservò la scena, tenendo lo sguardo fisso sul petto abbondante della ragazza, asciugandosi di tanto in tanto la bavetta dalla bocca.
Mizuki continuò ad alzare lentamente la maglietta, ma dopo poco si fermò, riabbassandola di colpo, facendo la linguaccia alla ragazzo.
"Ci sei cascato Takashi, non ti farò vedere niente." Con una risatina Mizuki si chiuse in camera.
Takashi entrò in bagno, sbattendo la porta. "Maledetta, si prende sempre gioco di me."
Dopo essersi lavato, si specchiò e si pettinò i lunghi capelli neri, controllò le occhiaie sotto gli occhi verdi.
"Dovrei dormire un po' di più."
Si toccò la pancia. "Meglio anche mettersi a dieta, sto ingrassando troppo."
Quando uscì dal bagno, vide che Mizuki stava uscendo di casa e con uno scatto la raggiunse.
"Non ti fermi per la colazione?"
La ragazza sistemò lo zaino sulle spalle.
"Meglio di no, vado subito a casa. Voglio essere sicura di non incontrare mia madre, faccio una visita veloce a fare il cambio di vestiti e torno."
"Vista la situazione, immagino che tua madre non lo abbia ancora accettato."
La ragazza sbuffò. "Non c'è più alcun rapporto ormai. Non voglio crearti problemi quindi, mi trasferirò definitivamente qui fra tre mesi, quando sarò maggiorenne."
"I miei sono sempre via per lavoro, puoi venire pure quando vuoi."
Dopo che l'amica uscì di casa, Takashi andò in cucina e prese una tazza e, dopo averci messo due cucchiaini di zucchero, accese la macchina per il caffè e lo versò nella tazza.
Dopo aver sistemato la cucina, il ragazzo andò in camera sua e, dopo aver appoggiato la tazza sulla scrivania, accese il computer.
Mentre aspettava che il computer si avviasse, bevve un sorso di caffè. Una volta comparsa la schermata iniziale, inserì le credenziali e senza perdere tempo cliccò sull'icona di Youtube.
"Vediamo ancora una volta i trailer mentre aspettiamo." Takashi tenne lo sguardo fisso sullo schermo non perdendosi nessun particolare del filmato, soprattutto sulla scritta alla fine. Final Fantasy XVI in uscita 22/06/2023.
Guardò i trailer più e più volte e nel mentre finì il caffè. Stava per far ripartire un trailer, quando sentì suonare il campanello e, dopo aver afferrato il portafoglio, corse subito ad aprire.
Tutto accadde in pochi secondi.
Una volta aperta la porta, Takashi venne trafitto al petto da un coltello. Cadde in ginocchio e, ansimando pesantemente, provò a rialzarsi tenendo premute le mani all'altezza della ferita.
Non ci riuscì. Cadde nuovamente, mentre il sangue iniziava a macchiare il pavimento. Takeshi non riuscì neanche a sollevare le braccia, mentre iniziò a tossire sangue.
Il corriere rise e lanciò il pacco sul corpo. "Buon viaggio."
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Takashi si svegliò, urlando a pieni polmoni mentre si alzava di scatto scattando in piedi.
Immediatamente iniziò a toccarsi il petto, ma della ferita non c'era nessuna traccia, neanche del sangue che prima di perdere conoscenza gli impregnava la maglietta.
Confuso, alzò la maglietta per controllare ma tutto quello che trovò fu una cicatrice.
Mentre si domandava come fosse possibile, notò qualcosa di molto strano.
"Dove sono? Questa non è casa mia. Cosa sta succedendo?" Mentre si faceva queste domande, sentì una voce dietro di sé che gli parlava.
"Dalla tua reazione, deduco che tu sia un altro reincarnato."
Takashi si voltò e subito cadde, iniziando a tremare e battere i denti per il terrore.
Infatti, davanti a sé si trovava una lucertola grande quanto un uomo di stazza media, con zampe muscolose simili a gambe e braccia umane.
Il mostro umanoide si avvicinò a lui ma Takashi, continuando a tremare, strisciava indietro mantenendo le distanze.
Il mostro umanoide si fermò e alzò le zampe, in segno di resa. "Tranquillo, non ho cattive intenzioni. Conosco altre persone reincarnate come te. Se vuoi, puoi venire con me. Offriamo sempre ospitalità a quelli come voi."
"Va bene, mi sembra di non aver scelta."
Tenendosi a dovuta distanza e osservando ogni suo movimento, Takashi iniziò a seguire il lucertolone umanoide.
"Hai fatto la scelta giusta a venire con me. Nel nostro gruppo siamo varie razze e collaboriamo tutti. Io sono Ogurk, un Bangaa. Dal tuo aspetto deduco che tu sia un umano, come ti chiami?" Continuò a camminare senza ricevere risposta si girò verso il suo compagno di viaggio, ma non vide nessuno dietro di lui. "Cavolo dov'è finito?"
Takashi non si era fidato e, una volta che il mostro umanoide gli aveva dato le spalle, percorse lentamente la strada opposta.
Si era guardato intorno in cerca di una strada, ma davanti a sé aveva trovato solo una distesa di alberi. Continuò a camminare, cambiando spesso direzione.
"Maledizione ci deve pur essere una città da qualche parte."
Continuò a camminare per molto tempo quando, in lontananza, vide delle persone e provò ad attirare la loro attenzione chiamandoli, ma una mano gli tappò la bocca e fu trascinato fuori dal campo visivo di quelle persone.
"Sei impazzito? Non dovevi allontanarti così. Qui è pieno di banditi. Non sporgerti troppo e non urlare. Se attirerai la loro attenzione, ti lascerò qui questa volta." Tolse la mano dalla bocca del ragazzo e lo lasciò, osservando attentamente la sua reazione.
Takashi prese una boccata d'aria e fece qualche passo, ristabilendo di nuovo la distanza con il Bangaa. "Ma cosa volevi fare?"
"Ti stavo salvando da loro. So che è difficile fidarsi di uno sconosciuto, ma guardali bene: dimmi se meglio fidarsi di me o andare da loro."
Il ragazzo si sporse leggermente dal nascondiglio e osservò gli uomini che aveva avvistato.
Guardandoli meglio, notò che indossavano tutti dei mantelli ed erano armati.
Inoltre guidavano una carrozza di legno con delle sbarre, dove dentro erano rinchiusi delle creature appartenenti a varie razze. "Ma cosa stanno facendo?"
Ogurk si mise a fianco a lui e osservò la scena.
"Loro sono mercanti di schiavi. Viaggiano per villaggi poveri e comprano con le buone o con le cattive le persone. Come vedi, la maggior parte sono donne perché sono molto richieste nei bordelli e da nobili. E' più facile trovare uomini da far lavorare nei campi e per questo, ne prendono pochi."
Si stavano per allontanare quando sentirono il pianto di un bambino e Takashi tornò a guardare.
Uno degli uomini picchio la spada ancora infoderata contro una sbarra di legno. "Basta, fate smettere quel moccioso, altrimenti ci penserò io."
Il bambino, al suono della spada sbattere contro la sbarra, iniziò a tremare e a piangere più forte.
Il bandito si spazientì. "Ora basta, non voglio fare tutta quella strada con quel moccioso che fa baccano."
Una donna, con la pelle molto chiara e orecchie a punta si mise davanti alle sbarre, in modo che l'uomo non potesse vedere il bambino da fuori la gabbia. "Mi scusi padrone, il bambino è solo spaventato, cercheremo di calmarlo."
L'uomo sputò a terra e la guardò con freddezza. "Hai un minuto di tempo per farlo smettere, altrimenti tu verrai punita con dieci frustate."
La donna provò a calmare il bambino ma i compagni dell'uomo senza cuore, pregustavano la scena e iniziarono a picchiare dei bastoni contro le sbarre di proposito per spaventare il bambino.
I secondi passavano e la donna provò in tutti in modi a calmare il bambino e si guardò intorno in cerca di aiuto, ma gli altri prigionieri stavano a distanza.
"Vi prego, aiutatemi." Venne completamente ignorata. Il tempo a sua disposizione era scaduto.
Due uomini aprirono la porta e trascinarono fuori la donna e il bambino, nell'indifferenza degli altri prigionieri.
Il bambino venne affidato a un altro compagno mentre i due strappavano la veste alla donna, scoprendole la schiena. "Quando vuoi, Eichiro."
La donna iniziò a tremare e ad ansimare pesantemente, sentendo il cuore che accelerava. "Vi prego perdonatemi, non farò mai più una cosa del genere."
L'uomo di nome Eichiro sorrise e alzò il braccio, pronto a dare il primo colpo di frusta.
Dietro di lui comparve una figura femminile avvolta da un mantello e da un cappuccio che ne copriva anche il viso.
Scese da cavallo, si avvicinò all'uomo e gli puntò una spada alla gola.
"Quante volte ti ho detto di non giocare con la merce? Lei vale molto, anche più della tua stessa vita. Possibile che tutte le volte che mi allontano ne combini una?"
Eichiro indietreggiò. "Mi dispiace Atsuko, volevo solo divertirmi per qualche minuto."
La donna di nome Atsuko alzò la mano destra e gli tirò un violento schiaffo.
"Brutto idiota, quelle della sua razza valgono una fortuna. Se la frusti le lascerai dei segni e il suo valore diminuirà notevolmente."
Eichiro, percependo l'ira della donna, iniziò a sudare freddo. "Mi dispiace, ma meritava una lezione. Stavo cercando di far smettere quel moccioso e lei si è messa in mezzo."
Atsuko guardò la ragazza. "Le punizioni corporali, per i motivi che ti ho spiegato, non vanno bene. Lasciatela due giorni senza cibo."
Intanto il bambino non aveva smesso un attimo di piangere.
Atsuko si avvicinò a lui e gli accarezzò la testa. "Dai su basta piangere è tutto finito ormai."
Non appena finì di parlare, gli occhi del bambino diventarono completamente bianchi e si calmò mentre la donna lo abbracciò. "Bravo così."
Le mani della donna, diventavano sempre più fredde e sul corpo del bambino iniziò a formarsi del ghiaccio, fino a ricoprilo e imprigionarlo."Non avreste dovuto prenderlo. Non abbiamo richieste, meglio lasciarlo qui."
Takeshi aveva assistito a tutta la scena e non riusciva a muoversi tant'è che Ogurk fu costretto a trascinarlo lontano. "A te la scelta: puoi fidarti e seguirmi oppure fare di testa tua e finire chissà dove rischiando di finire con gente come loro." Si girò e iniziò ad allontanarsi.
"Non ho scelta." Takashi decise di fidarsi e lo seguì.
Note dell'autore: Ed ecco con la prima fancftion sulla mia saga videoludica preferita.
Ho preso ispirazione da Final Fantasy Tactics Andvance, anche se la storia sarà totalmente diversa e ci saranno anche razze di Final Fantasy XIV.
Ho scelto questa data per la pubblicazione per il Day One di Final Fantasy XVI.
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Final Fantasy Isekai
FanfictionTakashi stava aspettando il 22 Giugno per giocare finalmente a Final Fantasy XVI, ma il destino ha in serbo altro per lui.