1. Naufraghi che danzano nel vento

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L'aria era impregnata da una nebbiolina che dava il colpo di grazia ai raggi del sole che tentavano di raggiungere il suolo attraverso i rami degli alberi. Le foglie erano un soffitto verde che lasciava intravedere solo scaglie di cielo. Makiko aveva abbandonato l'ultimo sentiero della foresta Aokigahara attraversando due corde tese tra i tronchi che lo delimitavano. Si era voltata per assicurarsi di essere sola ed era svanita protetta dagli alberi. Le guide e i cartelli sconsigliavano di abbandonare i sentieri segnalati. Anche una breve escursione poteva essere pericolosa a causa della fitta vegetazione e delle zone in cui cellulari smettevano di funzionare.

A Makiko non interessavano quei rischi. Il suo unico obiettivo era essere inghiottita dalle profondità di quel mare d'alberi. A ogni passo si sentiva protetta da ciò che chiunque avrebbe percepito come una minaccia. Gli alberi formavano muri che avrebbero confuso le guide più esperte ma per lei erano le pareti che la custodivano insieme ai suoi pensieri. E la proteggevano dal resto del mondo.

Si fermò vicino a un gruppo di pini rossi che crescevano accanto a una roccia affiorante. Poggiò lo zaino per terra e prese la borraccia dal suo interno. Non faceva caldo per essere giugno ma si rese conto di avere la gola secca. Mentre si dissetava esaminò gli alberi che aveva intorno. Li scartò tutti con poche rapide occhiate fin quando non notò un pino che aveva i rami più bassi molto più spessi degli altri alberi.

Percorse con lo sguardo il profilo della pianta e si ritrovò ad annuire. Uno scoiattolo fece uno slalom tra i rami senza prestarle attenzione. La ragazza si illuse che fosse una sorta di conferma da parte della foresta.

Prese il telefono dalla tasca e riguardò il video che aveva registrato dopo aver abbandonato il sentiero. Era diretto ai suoi genitori e a sua sorella. Nella prima parte si sentiva il rumore dei suoi passi sul terreno, quindi si era fermata per paura che le sue parole non si sentissero. La sua voce era appena sussurrata ma non aveva pianto. Ciò la faceva sentire fiera.

Spense il telefono e lo infilò in una busta impermeabile. Prese la foto che aveva messo nello zaino prima di uscire. Voleva portarne una con sé e la scelta era caduta su una di lei e Soseki durante la vacanza dell'estate precedente. Lei aveva gli occhi troppo stretti per colpa della luce e il suo ragazzo faceva una smorfia. Si rese conto che non riusciva a ricordare chi l'aveva scattata.

Due mesi dopo quello scatto un'auto avrebbe ignorato un semaforo colpendo quella di Soseki. Il ragazzo era morto sul colpo ma Makiko, in un primo momento, aveva saputo solo dell'incidente. Aveva nutrito le speranze che non fosse successo nulla di grave per un'ora, fino a quando, raggiunto l'ospedale, aveva saputo tutta la verità. Ricordava bene la sensazione intermittente di speranza e angoscia che l'aveva pervasa fino all'istante in cui aveva scoperto tutto. Da allora ci aveva pensato tutti i giorni, in ogni momento in cui la sua mente non si dedicava ad altro.

- Mi dispiace deluderti ma non ce la faccio più... - sussurrò alla foto. Poi baciò il volto di Soseki.

Poggiò la foto sullo zaino con la delicatezza che si offre a una preziosa reliquia ed estrasse una corda spessa quanto un dito. Si era esercitata a lungo per eseguire il nodo corretto. Ripetendo la procedura degli ultimi mesi, formò due asole e le bloccò avvolgendole per nove volte.

Makiko salì sulla roccia e lanciò la corda oltre il ramo più basso dell'albero. Il braccio che tremava le costrinse a diversi tentativi prima di riuscire a superarlo. Solo allora fissò l'altra estremità al tronco.

La brezza tra gli alberi faceva oscillare il cappio catturando il suo sguardo. La ragazza lo fissava quasi ipnotizzata come se fosse una spettatrice di quella scena invece della protagonista. Trascorsero degli istanti interminabili. Le parve quasi di guardare un film dove una ragazza troppo piccola stava per essere travolta dall'immensità di una foresta troppo minacciosa.

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