Two doors down

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*intermezzo assolutamente non richiesto ma che mi diverto a fare, quindi portate pazienza*

mi vergogno moltissimo per questo ritardo e mi scuso, ma è stato un periodo mooolto impegnativo (e temo lo sarà ancora a lungo, purtroppo). Il capitolo di oggi è un po' più corto del solito, ma spero che possa dare uno spaccato leggero e divertente dei nostri amici qualche anno più giovani. 

Detto questo, come sempre fatemi sapere cosa ne pensate, lasciate stelline e soprattutto divertitevi!

blue_crow007


settembre 2007

A Remus non erano mai piaciuti i primi giorni. Non riusciva a percepire piacevole il brivido dell'ignoto, doversi costantemente presentare a perfetti sconosciuti e fingere di essere interessato a ciò che le persone avevano da dire. Anche da piccolo non era stato un grande amante del cambiamento, e ogni qual volta si era concluso un ciclo scolastico aveva provato un profondo senso di sconforto, non tanto per l'idea di separarsi dai vecchi compagni, quanto più per il doverne incontrare di nuovi.

Il campus quella mattina era gremito di studenti, genitori e insegnanti che facevano avanti e indietro carichi di scatoloni e valigie: lui non era da meno, accompagnato da suo padre e sua madre direttamente da St Clears, ingombranti borsoni al seguito. Doveva ammettere a se stesso che, tuttavia, era contento di lasciare la cittadina di appena duemila abitanti per una città come Edimburgo, che gli appariva immensa e piena di opportunità.

Era stato smistato nel dormitorio del Gryffindor, un edificio di mattoni rossi con il tetto a spiovente e un bel giardino curato davanti. Remus si vedeva già a leggere all'ombra degli alberi che lo circondavano, le cuffie nelle orecchie che sparavano musica a tutto volume. Arrivato alla porta d'ingresso si voltò verso i suoi genitori e li abbracciò stretto, promettendo di comportarsi bene e non combinare troppi guai in loro assenza; sua madre gli lasciò un bacio sulla guancia mentre suo padre una pacca sulla schiena, e le assicurò che sarebbe tornato per Natale – dopotutto iniziava l'università, non la guerra.

Carico come non mai salì i pochi gradini per entrare.

Era un luogo confortevole e ben arredato: la zona comune aveva molti tavoli su cui studiare e un divano di velluto bordeaux davanti al caminetto, le finestre che si aprivano sul cortile. C'erano alcune librerie sparse e riuscì anche a scorgere, poco prima di salire le scale, una grande cucina dove preparare qualcosa da mangiare. Con la sua solita fortuna la sua stanza era all'ultimo piano, quindi si ritrovò a trascinare con poca grazia le valigie su per le scale di legno foderate di una moquette che sicuramente aveva visto giorni più puliti.

Mentre saliva faticosamente i gradini sperò con tutto il cuore che i suoi compagni di stanza fossero delle persone normali e non degli psicopatici appartenenti a strane sette o dalle idee politiche sbagliate. Perché sì, Remus era fermo sostenitore che in politica ci fossero delle scelte sbagliate, ed era solito infervorarsi con i sostenitori delle stesse.

Una volta arrivato al pianerottolo sbuffò, promettendosi per quella che gli sembrava la centesima volta di smettere di fumare. Si diresse lungo il corridoio, intravedendo altri studenti che, come lui, si accingevano a disfare i bagagli. Passò davanti al bagno comune e si fermò davanti alla camera assegnatagli, la numero 7, facendo un profondo respiro prima di aprire la porta.

Quando la aprì si rese conto di non essere minimamente pronto a ciò che gli si parava davanti: si era aspettato che gli altri studenti della Hogwarts School of Medicine fossero studiosi e disciplinati, mentre le due figure davanti a lui erano a malapena distinguibili, dal momento che si contorcevano sul tappeto della camera in un intrigo di braccia e gambe.

Accidentally in love || Marauders AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora