Sabbia fredda come lame di ghiaccio si insinuava tra le dita dei piedi nudi di Crystal, graffiandole la pelle ad ogni passo. La fame le mordeva lo stomaco, i muscoli gridavano per il dolore, ma niente poteva competere con la stretta al cuore mentre stringeva il fagotto tra le braccia, proteggendolo dal vento gelido della notte.
Il piccolo non piangeva. Non l'aveva mai fatto, come se sapesse che il silenzio era la loro unica salvezza. Crystal abbassò lo sguardo verso il suo viso pallido come la luna, quegli occhi del colore delle foglie d'autunno che la fissavano con una saggezza impossibile per un neonato.
Un grido lontano la fece sussultare. Per un istante, rivide il sorriso gentile del vecchio Markus, il falegname che le aveva intagliato quel cavallino di legno che ancora conservava nascosto nella tasca della veste. Lo stesso uomo che quella mattina aveva guidato la folla verso casa sua, una torcia in mano e odio negli occhi che un tempo erano stati così gentili.
"È una di loro!", aveva urlato qualcuno. "E quella... cosa che ha partorito non è naturale!"
Crystal strinse il bambino più forte. Una scaglia argentata le brillò sul dorso della mano alla luce della luna, prima di scomparire sotto la pelle come aveva imparato a fare fin da piccola. Il sangue dei draghi era debole in lei, abbastanza da permetterle di nasconderlo, ma non abbastanza da farla sentire veramente parte del villaggio dei cacciatori.
Fu allora che la vide: una nave imponente si stagliava contro l'orizzonte notturno, la bandiera nera che sventolava come un'ombra nel vento. L'odore di catrame e legno bagnato si mescolava alle grida roche dei marinai che caricavano merci. Pirati. La sua ultima speranza.
Le gambe tremanti la portarono fino al molo. Un mezzorco dalla pelle verde pallida la osservò avvicinarsi, un ghigno storto che mostrava zanne ingiallite.
"Prendetelo," sussurrò Crystal, la voce roca per la corsa. "Portate mio figlio con voi, vi prego."
"Grrr... Perché io dover prendere cucciolo di umani? Già troppi problemi su nave," grugnì il mezzorco, anche se i suoi occhi tradivano una scintilla di interesse nel vedere il bambino così innaturalmente silenzioso e pallido.
Crystal estrasse la spada che aveva portato con sé, avvolta in un panno logoro. Alla luce della luna, le rune antiche brillavano di un bagliore spettrale, come se fossero state incise con la brina. "Il suo nome sarà Dylan, perché il mare lo cullerà come ha sempre cullato la vostra nave. Dategli questa spada quando sarà pronto."
Il mezzorco afferrò l'arma con mani callose, un brivido involontario gli percorse la schiena quando le sue dita sfiorarono i simboli. "Mph. Io mai vedere segni come questi. Non essere rune di orchi... essere più vecchie, molto più vecchie. Tu dire cosa significare?"
Crystal alzò lo sguardo, e per un istante i suoi occhi brillarono di un bagliore dorato. "Il mietitore di anime cammina tra i vivi. Il suo tocco è l'ultimo dono, il suo respiro è il vento del tramonto."
Il mezzorco rimase in silenzio per un lungo momento, poi annuì cupamente. "Io sentire odore di destino su lama. Non essere odore buono, non essere odore di fiori." Prese il bambino con una delicatezza sorprendente per le sue mani enormi. "Noi chiamare lui Dylan Silenzioso, perché lui mai piangere. Ma tu dire perché scegliere pirati? Perché noi?"
Un sorriso amaro attraversò il volto di Crystal. "Chi meglio di voi può crescere colui che un giorno dovrà navigare il confine tra la vita e la morte?"

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Erede di Morte
FantasyIn un mondo abitato da creature fantastiche di ogni razza, la storia di una di esse spicca fra le altre. Cosa é? Rinnegherà la sua natura o la accoglierà a sé? La sua scelta tra il bene e il male potrebbe ridefinire gli equilibri del mondo che lo os...